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Dybala e Del Piero in diretta Instagram: le loro dichiarazioni
Dybala e Del Piero in diretta Instagram: le parole dell’attaccante della Juve e dell’ex capitano bianconero
Un appuntamento da dieci e lode era previsto per questa sera, venerdì 10 aprile, quando è andata in scena una diretta su Instagram tra Alessandro Del Piero e Paulo Dybala.
Il passato e il presente del numero dieci bianconero che si sono incontrati in videochiamata alle ore 20.45 per passare del tempo insieme e rispondere alle domande dei fan della Juve. Appuntamento da non perdere per i tifosi della Vecchia Signora. Juventus News 24 ha seguito LIVE la diretta.
Le parole di Dybala
CORONAVIRUS – «Siamo rimasti qui con Oriana ad aspettare che passasse tutto. Abbiamo avuto sintomi, non fortissimi. Io ne ho avuti di più, lei è stata meglio e sono stati più brevi. A me sono stati più lunghi e mi hanno impedito di fare alcune cose. I dottori mi hanno consigliato di non prendere medicine, mi hanno mandato vitamine. Da un paio di giorni stiamo bene. Sto aspettando il risultato del test per ricominciare a muovermi».
LOS ANGELES – «Sono stato una o due volte a Los Angeles».
CALCIO – «Parlavo con Oriana e dicevo: “Mi manca uscire per andare al campo, per stare con i miei compagni, per prendermi il mio tempo negli spogliatoi, toccare la palla”. Mi manca tanto. Non voglio uscire per fare shopping o fare una passeggiata con lei. Il calcio mi manca tantissimo».
ALLENAMENTI – «La voglia di tornare non ci deve far commettere l’errore di contagiarci di nuovo. Per iniziare ci deve essere una certe sicurezza, ma non solo i giocatori ma anche la gente che lavora intorno a noi. Sicurezza per tutti, anche se abbiamo voglia di tornare a giocare».
PUNIZIONI – «Hai una sfida, quindi ti devi allenare! Il piede non si perde, se uno è forte è forte. Dobbiamo vedere quanto va lontana dalla porta la palla! La verità è che ognuno ha avuto tanti impegni, è stato un po’ difficile anche perché nelle mie vacanze ho avuto altri impegni. Non l’ho dimenticata, tutti ci hanno chiesto di sfidarci con Gigi in porta. Non ci siamo dimenticati. Sfida con il sinistro? Me la gioco, ho fiducia».
GOL CONTRO L’INTER – «Handanovic non se lo aspettava, è rimasto fermo».
CALCIO ODIERNO – «Penso che il calcio sia cambiato anche a livello fisico. Penso che si corra molto di più rispetto a prima».
STAFF – «Noi usciamo sempre vestiti di nero e la gente dello staff vestita di bianco. Quasi sempre ci sono più persone vestite di bianco che di nero. Ci sono tante persone che ci aiutano, fisioterapisti, magazzinieri, preparatori. Siamo 2-3 con un preparatore. Sono tutti preparati e conoscono ogni giocatore che hanno, sanno di cosa ha bisogno, quali muscoli devono preparare. Le grandi società hanno queste soluzioni per noi. Il lavoro che devo fare è diverso da quello di Chiellini o Matthijs. Tanti fanno il lavoro che non serve. Le grandi squadre fanno la differenza così».
SAMUEL – «Mi ricordo quando il primo anno a Palermo lui giocava all’Inter. Siamo andati a San Siro, lui era titolare in difesa. Ho perso il conto dei falli che mi ha fatto, dei pugni che mi ha tirato. Se fosse stato adesso al secondo fallo lo buttavano fuori. Ora difensori e centrocampisti stanno attenti».
MAGLIA – «Mi è arrivata un’immagine dell’anno 2010/2011 ed era un’asta. Ho detto: “Devo avere quella maglia, la devo prendere”. Vado su questo sito, sono entrata con l’account della mia ragazza così la gente non sapeva che fossi io. Non ricordo la cifra ma ne mettiamo una. Lì non ti dice qual è la cifra più alta. Se è più alta di quella che hanno aperto metti la tua. Ho messo un numero, è rimasto il mio e mancavano 3 giorni. Aspetto, aspetto… Se uno la fa più alta ti arriva una mail. Mancavano 5 ore, allora aspetto… Ero pronto a festeggiare, all’ultimo secondo uno entra e ho perso la maglia per 10 euro! Quando ho voluto fare la controfferta non ho avuto più tempo. Ero arrabbiatissimo! È stato incredibile».
PROPOSTA – «Chi vince le punizioni dà una maglia sua!».
FAMIGLIA IN ARGENTINA – «La mia famiglia sta bene. Sono tornati in Argentina molto prima, sono tutti negativi. Quando è arrivata la notizia, la sanità sono andati a fare i controlli per sicurezza ma per fortuna sono tutti negativi. I famigliari stanno bene, in Argentina il Governo è stato molto veloce a reagire. Ci sono pochissimi casi, la linea è molto bassa quindi hanno detto che se la gente continua così per 15 giorni staranno bene. Speriamo che possano continuare in questa maniera, fortunatamente il virus è controllato. Tutti stanno ringraziando la gente che si sta comportando bene».
CIBO PREFERITO ITALIANO E ARGENTINO – «In Argentina l’asado, non posso scambiarlo con niente. In Italia mi piace la pizza, mentre ai tempi di Palermo andavo sempre di fronte al mare in una trattoria e mangiavo la pasta con l’aragosta. Tornavo a casa a piedi per buttare giù la pancia poi…».
BOCA O RIVER – «Ci sono tanti tifosi del River che si ricordano di te… Io sono tifoso della squadra per cui ho giocato 7 anni, sono cresciuto lì. È l’Instituto de Cordoba».
RIQUELME – «Mi piaceva lui, anche se ero tifoso del Cordoba. Riquelme piaceva anche ai tifosi del River Plate, perché era sempre composto nelle dichiarazioni anche».
GOL PIU’ BELLO DI DEL PIERO – «Scelgo il gol contro la Fiorentina d’esterno al volo. Non so come hai fatto a prenderla».
PORTE CHIUSE JUVE INTER – «Era la prima volta per me. Quando entri in campo senti l’accoglienza dei tifosi, isolandoti però per essere dentro la partita. A volte non ti rendi conto, non senti i tifosi in tribuna. Quando sono entrato in campo contro l’Inter avevo acceso l’interruttore».
GOL SU PUNIZIONE – «Se devo trovarne uno, quello contro l’Atletico Madrid. Abbiamo vinto con quel gol, in una partita complicata, e ho preso la decisione di tirare in poco tempo. Mi sono avvicinato a Pjanic e gli ho detto: ‘Adesso tiro’. Lui mi ha risposto: ‘Tira basso’. Io ho caricato però il più forte possibile e ho preso di sorpresa il portiere».
PORTIERI – «Ho segnato contro Ter Stegen, Oblak, Casillas, Neuer, Handanovic, De Gea. Tranne contro Gigi (Buffon ndr). Negli anni a Palermo non gli ho mai segnato: è uno dei portieri più forti della storia».
NAZIONALE – «Sarebbe bello iniziare a vincere anche in Nazionale. Se giochiamo in Copa America il prossimo anno, sarebbe importante per noi ottenere questo traguardo».
Le parole di Del Piero
CORONAVIRUS – «Sono a Los Angeles. Dovevo venire a vedere la vostra partita di Champions ma poi è stato fermato tutto. I miei figli non capiscono tutto quello che sta accadendo, è una roba più grande di quella che pensiamo. Si gioca, si fanno attività. Adesso sono a casa, l’idea di non uscire dà fastidio ma si va avanti. Devo dire che abbiamo iniziato anche le lezioni di spagnolo».
FIGLI – «Parlo in italiano a casa sempre, però loro a scuola parlano insieme. Parlano entrambe le lingue perfettamente, ora iniziamo con lo spagnolo che qui a Los Angeles parlano in tanti».
LOS ANGELES – «Questo è il quinto anno. Vengo una/due volte in Italia e sto una settimana/dieci giorni quindi non mi manca. Poi tutti torniamo l’estate. È una vita diversa. A Sydney sono stati due anni di un certo tipo di mentalità, qui ce n’è un’altra. L’Italia è sempre dentro di noi. Fa parte delle esperienze, poi le cose cambiano quindi può anche essere che ci saranno cambiamenti. Io abito in collina, abbiamo il giardino ed è una grande fortuna. Los Angeles è molto grande».
ALLENAMENTO – «Mi sto muovendo dalla cucina al salotto (ride, ndr). Devi avere uno scopo. Quando smetti di giocare devi avere tanta forza per continuare. Quello che faccio di più è con gli amici. Gioco a calcio, tennis o golf. Il calcio è uno sport di squadra ed è una delle cose più belle lo spogliatoio, allenarsi insieme».
SFIDA PUNIZIONI – «Facciamo la sfida e tiriamo con il destro! O 10 con destro e 10 con il sinistro. Ogni tanto io mi allenavo anche con il sinistro».
GOL DYBALA CONTRO L’INTER – «Anticipando con il sinistro così è stata una genialata».
CALCIO ODIERNO – «Il calcio è cambiato tanto nella comunicazione. Io ho cominciato in un’era dove i giornalisti erano fuori dallo spogliatoio, non c’era filtro. Oggi ci sono conferenze stampa, c’è un’organizzazione diversa. È cresciuto il movimento economico. C’è stata una crescita esponenziale. Ho cominciato in un mondo dove l’allenatore italiano e il calcio italiano avevo delle caratteristiche. Queste situazioni erano definite. Gli allenatori poi si sono mixati e si è cercato molto di più il dettaglio, migliorare gli aspetti dove non eravamo pronti. La Germania ha vinto un Mondiale con un possesso palla e una tatticità incredibile che non erano loro caratteristiche di 20 anni fa. Io magari potessi giocare ancora. La voglia di giocare non muore mai, se gli amici mi invitano dico “Ok andiamo”. La regola che ha cambiato il calcio è il passaggio all’indietro del portiere. Una volta tutti gli stadi avevano la pista con i raccattapalle e si giocava con un pallone. Giocavi sempre con quello. Oggi hai 10 palloni. Prima ogni volta che la palla usciva perdevi 30-40 secondi. Oggi si gioca molto di più. Un difensore può fare molti meno falli. La media gol si è alzata, c’è sempre più conoscenza. Quando ho vinto il primo scudetto avevamo 3 massaggiatori».
DYBALA – «Ci siamo scritti e mi hai detto: “Ho appena perso una tua maglia”. Ci siamo sentiti e… Ho detto “Che vuol dire?”. Facciamo così: quella maglia te la do io. Ne ho molto poche di mie. Sono felice di mandartela».
IDOLO – «Ho iniziato con Platini, che ero tifoso della Juve. In quell’epoca in Italia c’erano lui, Zico e Maradona. Purtroppo non si potevano guardare tante partite in tv, soltanto 45′. C’era 90° che faceva vedere tutti i gol, e la sera c’era un altro programma. Anche se non giocava la Juve le altre le guardavo comunque, perché c’era voglia di vedere le partite».
ARGENTINA – «A 19 anni sono stato in Argentina in una tournée. Giocavamo contro il Velez a Buenos Aires, in uno stadio di legno. Ha piovuto tantissimo. Durante la partita ha giocato Rampulla e, per fare un rilancio veloce, ha preso in testa Torricelli e per fortuna la palla non è andata in porta. Non sapevamo come coprirci la faccia per le risate».
GOL PIU’ BELLO DI DYBALA – «Se parliamo di gesto tecnico, hai fatto dei gol pazzeschi a giro. Ma per complessità di azione, quello contro l’Inter è il più bello».
GOL PIU’ EMBLEMATICO SU PUNIZIONE – «Quello contro il Real Madrid su punizione: è stato brutto, è passata in mezzo alla barriera ma ci ha permesso di vincere. Nel ’96, poi, ho fatto il primo gol di ‘maledetta’ contro il Bologna. Ricordo anche quello contro lo Zenit in Champions l’anno in cui siamo saliti dalla Serie B, la punizione del 2-0 al Bernabeu».
APPLAUSI AL BERNABEU – «Quando esci tra gli applausi di uno stadio così è un livello diverso di godimento, di orgoglio. L’avversario ti dimostra il suo rispetto: per me è stato come vincere un trofeo».
PORTIERE – «Anche io ero un grande portiere, ho iniziato in quel ruolo. Ho segnato a Buffon prima che venisse alla Juve, a Toldo e Peruzzi che erano tra i più grandi all’epoca. La tradizione dei portieri italiani è incredibile».