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Del Piero confessa: «Se dovessi mai ricoprire un ruolo in società non sporcherò il mio legame con la Juve»

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Del Piero ha parlato nell’ottava puntata di Federico Buffa Talks del suo possibile ritorno in società: le parole dell’ex capitano della Juventus

Ospite dell’ottava puntata di Federico Buffa Talks, Alessandro Del Piero ha rilasciato le seguenti dichiarazioni sulla Juventus e non solo. Le parole dell’ex capitano bianconero in un’anticipazione della puntata che andrà in onda stasera.

JUVE – «Io credo che una persona, o più di una persona nell’entourage di una società, che abbia partecipato alla storia del club debba esserci e debba ricoprire mansioni. Il legame che ho con la Juventus – e con Juventus parlo di tutte le persone che hanno con me partecipato nel percorso, che … rimane bello come all’epoca – io non lo sporcherò mai con niente, se dovessi mai ricoprire un ruolo in questa società. Non so se è più forte in me la voglia di vincere o l’odio di perdere. Ho la consapevolezza interiore di quello che posso fare, che voglio fare. Mi piacciono le sfide, la competizione, ma mi piace anche avere l’umiltà di dire che c’è qualcuno più bravo di te, soprattutto in certi momenti della tua vita».

ZIDANE – «L’ho vissuto da compagno e da avversario, la cosa che mi è sempre piaciuta è che c’era un sinergia che non servivano parole, neanche sguardi. Quando giochi in una certa situazione di campo cerchi sempre di sorprendere. Con lui bastava pensarla e si sarebbe trovato nel posto in cui tu avevi pensato di dare la palla. Sinergia unica, Zizou è diventato Zidane alla Juve, poi al Real Madrid magari l’ha dimostrato di più perché ci ha vinto la Champions ma la Juve lo ha formato sotto molti aspetti»

FIRMA IN BIANCO – «In quel periodo si parlava tanto di Juve e Milan per il mio futuro. La stagione prima del mio passaggio in bianconero sono andato a Verona per vedere la Juve, era la prima volta per me ad una partita di Serie A. Avevo un appuntamento con Boniperti, che intanto aveva già concluso l’affare con il Padova. Per me ovviamente era un’icona, una persona vincente. Sono entrato con il mio procuratore nel suo ufficio e mi ha detto subito: ‘Firmi qui, per la cifra non si preoccupi. La metto poi io’. Ho firmato in bianco cinque anni contratto, a me arrivando dal nulla andava bene tutto. La mia carriera alla Juve è iniziata e finita con un contratto in bianco. Sono stati due momenti totalmente diversi, ma uniti da questa simbologi

ULTIMO CONTRATTO – «Quella decisione nasce da alcuni mesi difficili. La squadra andava male e si parlava tanto del mio contratto soprattutto dal punto di vista economico. Io avevo sempre sottolineato come non fosse quello il problema, probabilmente era fatto anche per mettermi un po’ in cattiva luce. Per questo motivo ho poi annunciato pubblicamente che avrei firmato in bianco. E’ una decisione che nasce però dal 2006 dopo la retrocessione in Serie B. Lì è iniziato un percorso che ci ha visto finire nel baratro, ma che io non volevo accettare. Il mio desiderio era lasciare una Juve vincente come l’avevo trovata io nel 1993. La mia idea in quel momento era quella di vincere ancora. Nel 2011 quindi ho firmato in bianco per togliere tutti i dubbi sul mio conto, le mie motivazioni erano solo legate al campo e al legame con la Juventus. Quello che mi è successo in 19 anni con quella maglia ha dell’incredibile»

SERIE B – «Entrando in campo pensavo che solo un mese e mezzo prima ero a Berlino a sollevare la Coppa del Mondo. Ero comunque sereno perché essere lì in Serie B era una mia scelta. Il momento era drammatico anche per come ci vedeva la gente e per quello che pensavano di noi. C’era tanto odio nei nostri confronti, ma ho giocato con compagni straordinari in Serie B. Per la Juve era un momento di ricostruzione, avevamo delle posizioni scoperte e anche la penalizzazione di -17 che ci era stata inflitta in classifica. Per tutte le squadre era la partita della vita, non potevamo permetterci tanti sorrisi»

VITTORIE – «La prima cosa che ricordo è la vittoria del campionato Primavera e del Torneo di Viareggio con la Juve che mancavano da più di 30 anni. La mia prima stagione è stata divisa tra prima squadra e Primavera. Avevo grande voglia di competere, di vincere e di primeggiare. Cercavo di raccogliere ogni stimolo possibile. Per me il calcio è stato il mio sfogo, credo sia fondamentale per ogni bambino»

BAGGIO – «Quando ho iniziato a segnare così era un periodo in cui l’istinto per me era molto più avanti della mente. Con la testa lavoravo sul non mollare mai e sulle responsabilità che avevo nel sostituire Baggio alla Juve. Con lui ho fatto due anni, gli parlavo in dialetto anche se ero molto timido all’inizio. Io avevo 18 anni e lui aveva vinto il Pallone d’Oro. Ho vissuto il suo addio alla Juve che è stato molto doloroso. Io sarei dovuto andare in prestito, si parlava molto del Parma. Alla fine sono però rimasto e dalla sconfitta contro il Foggia ho iniziato a giocare da titolare con il passaggio ai tre attaccanti. Con quel modulo doveva esserci un grande sacrificio da parte nostra, non eravamo molto abituati. C’era la necessità di coprire il campo e alzare l’intensità. Sapevamo che in questo modo potevamo vincere, Vialli aveva tutte queste qualità» 

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