Dottor Di Perri a RBN: «Bisogna mettere in atto il modello cinese»
Il Dottor Di Perri ha parlato dell’emergenza Coronavirus e dell’eventuale ripresa della Serie A: le sue parole
Ai microfoni di Radio Bianconera è intervenuto il dottor Giovanni Di Perri, responsabile del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino.
CONTAGI – «Se cominciamo a rivedere la luce? Sicuramente i contagi stanno diminuendo, purtroppo i decessi risalgono a infezioni contratte anche due o tre settimane fa. Speriamo che questa tendenza continui, soprattutto nella zona della Pianura Padana».
BERNARDESCHI O CHIESA – «Sono entrambi frutti del vivaio, sicuramente veder andare via Bernardeschi ha fatto male dopo 14 anni alla Fiorentina. Io ho la sua maglia dell’ultimo Fiorentina-Juventus in cui segnarono Chiesa e Badelj, l’ho avuta tramite Sturaro. Ce l’ho nel mio armadio e ogni tanto me la guardo, è viola ma c’è scritto Bernardeschi e la cosa un po’ mi dà fastidio. Probabilmente però l’avrei fatto anche io nei suoi panni».
RIPARTENZA SERIE A – «Sarà un po’ complicato perché il virus starà con noi ancora per un po’, anche in Cina ci sono dei casi di rientro. Non è una situazione ancora accettabile, anche perché noi abbiamo messo in atto delle misure meno severe rispetto alla Cina che non è certo una democrazia. Occorrerà ripartire con dei programmi molto ben congegnati di protezione reciproca e collettiva, ma bisogna ripartire perché il calcio ha un’importanza troppo grande anche per l’equilibrio emotivo di tutti noi. Certo partire a porte chiuse non è il massimo, ma gli stadi così come ce li ricordiamo non li vedremo per un po’. Noi stiamo vedendo un numero di morti e forme gravi molto alto, se riusciamo a porre un minimo di immunità individuale il problema si risolve. Ci vorrà un po’ però, questo sì».
ALLENAMENTI – «Bisogna acquisire una modalità di cautela, un ricorso al distanziamento. Poi ci possono essere dei nuclei sottoposti a screening, ovviamente questo vale anche ai magazzinieri, lo staff tecnico e tutti gli altri. Bisogna mettere in atto qualcosa del modello cinese perché l’emergenza durerà ancora un po’».