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I DIALOGOBBI – Marco Lazzeri: «Difficile immaginare un futuro roseo per la Juve»

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I DIALOGOBBI – Marco Lazzeri: «Difficile immaginare un futuro roseo per la Juve». Tornano le chiacchierate con noti tifosi bianconeri

Nella mia ricerca su twitter di juventini con cui avviare un Dialogobbo, mi sono imbattuto in Marco Lazzeri. La sua biografia recita così: «Indegno meteorologo e climatologo, bravino con linux, seguo F1, tennis, calcio, basket, rugby. Sposato, babbo di 3 bellissimi bambini». La sua prima risposta mi ha ancora di più convinto che fosse stata una buona idea cercarlo: «Io sono un semplice tifoso e per me vale (valeva a dire il vero, poi preciserò meglio) quanto diceva l’avvocato Agnelli, ovvero che se la Juve avesse vinto o perso il giorno dopo (il lunedì, visto che all’epoca si giocava rigorosamente la domenica) sarebbe comunque andato a lavorare, solo che, in caso di vittoria, lo avrebbe fatto più serenamente. Se lo diceva lui che ci metteva il denaro, a maggior ragione vale per me. A dire il vero nel 2006 (e 5-6 anni seguenti) e a maggior ragione oggi, per me non è sempre così, per tutte le vicende extra calcistiche che tendono ad innervosirmi più del necessario. In fin dei conti è pur sempre un gioco ed un passatempo, per me». É di tifosi come Marco che c’è bisogno in questi momenti, del loro cuore e della loro ragione.

Paolo: «Che futuro stai vedendo nel cielo della Juve? Non ti chiedo un giudizio “tecnico” sulla vicenda. Te ne chiedo uno sentimentale partendo dal mio: sono esausto. Mi diano una pena ma che sia certa, almeno abbiamo anche un pensiero certo. Così è veramente un’agonia».

Marco: «Purtroppo non vedo un futuro roseo. Rispetto al 2006 mi sembra ci sia una difesa più convinta da parte della società ma, come allora, mi sembra che con la Juventus si possa fare un po’ come si vuole. Mi sembra una giustizia sportiva autoreferenziale, talmente sicura di poter fare come vuole da scrivere frasi carenti o contraddittorie. Temo che l’intento sia proprio tenere la Juventus in una situazione di aleatorietà, una zona grigia per poter di fatto limitarne la capacità imprenditoriale. Mi sembra, inoltre, che non abbiamo il potere politico necessario per ribaltare la situazione ed in qualche modo scardinare l’autoreferenzialità di FIGC e CONI. Però, per fortuna, questo è un mio pensiero e magari è totalmente sbagliato. Come te, anche io sono stanco soprattutto di vedere le regole (o le non regole, direi supposizioni) applicate in modo diverso a seconda della società, per cui le plusvalenze vanno bene se fatte da alcuni ma non se fatte da altri. Se gli stipendi in era Covid non vanno dilazionati nel caso di una società, ma si fa una norma apposita se altre società non li pagano neppure. Quindi il timore è che anche se finisse nel migliore dei modi, comunque si inventerebbero qualcosa d’altro. Difficile, così, appassionarsi alle vicende calcistiche. Un po’ come con il VAR. Ormai quando qualcuno segna non si esulta nemmeno più, tanto si sa che bisogna attendere la revisione perché qualcosa cercheranno di sicuro».

Paolo: «In tutto questo c’è poi un’ulteriore situazione. Che la Juve è seconda e in semifinale di Europa League. Il che mi fa pensare che davvero la squadra deve essere molto brava a tenere alta la concentrazione vista tanta incertezza. In questo mi sento di promuovere Allegri: pensavo che avremmo mollato. Per certi versi ha persino meriti maggiori perché in effetti in alcune gare anche recenti non c’eravamo proprio…».

Marco: «Guarda, io ammiro molto i giocatori e l’allenatore, perché se sono arrabbiato io, che sono un semplice tifoso a cui non viene davvero nulla dalle sorti della Juve, figurati loro che sono parte in causa! Faccio davvero fatica a commentare il fatto sportivo. Si può criticare l’operato di Allegri (in effetti in alcune situazioni sia ad inizio stagione, che lo scorso anno, si poteva fare meglio) o quello del presidente Agnelli ma si vede chiaramente che sono due persone che tengono particolarmente alla Juventus. Credo che questo vada al di là di emolumenti e cose varie».

Paolo: «Ho ancora una curiosità. Qual è la tua più grande delusione dell’anno e il tuo più grande orgoglio? Premesso che le classifiche sono sempre mobili, io ancora non mi capacito della disfatta in Israele. Al contempo ti confesso che la rete di Iling l’altro giorno mi ha fatto pensare che abbiamo comunque sempre un certo spirito, non in tutti, ma nei giovani sì e questa è forse la soddisfazione più grande di questa annata assurda».

Marco: «Sicuramente la seconda parte del girone di Champions è stata una delusione, così come la sconfitta a Napoli. Difficile pesarle solo dal punto di vista sportivo con il senno di poi, ma non sapendo nulla dei retroscena non cambio giudizio e le prendo solo come fatti sportivi. Le gioie sicuramente le due vittorie con l’Inter in campionato e questa a Bergamo, in generale tutte le vittorie ottenute dopo il 20 gennaio. Le ho vissute come ritorsioni perché da quel giorno non sono più riuscito a scindere la parte sportiva da quella politica».

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