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Dybala scintillante, McKennie intelligente: in Champions la Juve si trasforma – ANALISI
La Juve vista contro lo Zenit è tutta un’altra cosa rispetto a quella scialba del campionato. Ecco perché
La Juve non ha semplicemente reagito agli ultimi disastrosi risultati con una grande partita. Abbiamo visto una vera e propria metamorfosi. Sarà forse per la testa più libera, ma contro lo Zenit abbiamo ammirato quello che i bianconeri potrebbero (o vorrebbero?) essere in campionato. Una squadra che non si accontenta mai, ma che tenta di dominare il gioco e di costruire occasioni anche dopo essere passati in vantaggio.
Fin dall’inizio c’è stato un altro piglio rispetto alla Serie A. La Juve pressava in avanti e, soprattutto, riaggrediva: ogni volta che lo Zenit recuperava palla, veniva sempre circondato da maglie rivali che ostacolavano la ripartenza. Tranne nei minuti antecedenti l’autogol di Bonucci, in cui i bianconeri si erano forse abbassati troppo, la Juve è riuscita ad avere un baricentro altissimo e a schiacciare i rivali.
Oltre che intensità nel pressing, la Juventus ha fatto vedere tanto di buono in fase di possesso. Finalmente ha creato tanto, attaccando in modo credibile una difesa bassa e schierata. La palla girava rapidamente, con tante combinazioni di prima, e c’erano parecchie combinazioni. Continui smarcamenti e rotazioni che mandavano in crisi le linee avversarie.
Sono stati tanti i giocatori a incidere. Dybala è stato senza dubbio l’assoluto trascinatore, con continue giocate di alta scuola su tutto il fronte offensivo. Era letteralmente incontenibile per gli avversari, che faticavano a leggere i suoi movimenti, i suoi dribbling e le sue conclusioni. Danilo e McKennie sono però forse i calciatori che meglio esprimono la fluidità della Juve. Nelle settimane passate, avevamo criticato il fatto che il brasiliano fosse troppo bloccato vicino ai difensori centrali: raramente lo vedevamo nell’ultimo terzo di campo.
Al contrario, contro lo Zenit ha fin da subito spinto tantissimo e in modo vario. Si sovrapponeva costantemente per dare ampiezza, consentendo a Chiesa, Dybala e McKennie di entrare dentro al campo. In altre circostanze, effettuava invece corse interne, ricoprendo posizioni da mezzala: così è arrivato l’assist per il gol (annullato) a Morata. Finalmente, la Juve sfruttava la sua qualità anche in zona offensiva, con i bianconeri che riuscivano così a riempire il fronte offensivo con tanti uomini.
Anche McKennie effettuava smarcamenti preziosissimi. Era fondamentale il suo contributo tra le linee, dava sempre soluzioni di passaggio a Locatelli e difensori. Inoltre, compensava molto bene i movimenti di Dybala e Chiesa, aprendosi quando loro si stringevano. Soprattutto nella ripresa, abbiamo visto combinazioni sul breve molto belle sulla fascia a destra, che spesso liberavano Dybala al tiro o un compagno al cross. La Juve non intasava l’area di cross poco pericolosi, ma al contrario faceva combinare bene i propri giocatori tra di loro. Solo la sfortuna ha privato il texano di un gol che si sarebbe strameritato
Anche Locatelli esprime bene il salto di qualità della Juve di questa sera. L’italiano, pur uscendo poco prima dell’80’, ha effettuato ben 78 passaggi, 4 in meno del recordman Danilo. La Juventus finalmente è riuscita a passare dai propri centrocampisti, trovandoli tante volte liberi. Un netto passo avanti rispetto alle ultime uscite dove Locatelli toccava pochi palloni. Proprio da un millimetrico cambio di gioco dell’ex Sassuolo per Chiesa è arrivato il rigore del 2-1. Da segnalare anche il cambio di modulo nel finale, in cui Allegri è passato a un 4-3-3 che ha consentito a Chiesa di incidere ancora di più partendo da sinistra.
La Juventus deve ripartire da qui. Da un gioco fluido, dalla voglia di attaccare con tanti uomini, creare occasioni e fare un calcio propositivo. E’ l’unico modo in cui esaltare i giocatori presenti in rosa.