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Dybala: «Sono un tipo che sa aspettare. Follie? Solo sfiorate nella mia vita»

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Paulo Dybala parla a tutto tondo: ecco le sue dichiarazioni tra il campo, la sua vita privata e la passoine per le maglie di calcio

Paulo Dybala è stato intervistato da Vanity Fair. Una lunga chiacchierata in cui il numero 10 bianconero si apre anche a questioni extra-campo. Le sue parole.

SCACCHI – «È vero, me la cavo bene. Fino all’età di 18 anni ho anche partecipato a diversi tornei nella mia città, Cordoba. Vincevo quelli provinciali, poi ho fatto il salto a livello nazionale e ho conquistato un buon secondo posto. Quindi hanno cominciato a farmi sfidare giocatori più grandi e spesso, purtroppo, sono stato eliminato a metà percorso. Se trovassi qualcuno con cui farlo giocherei ancora. Sono paziente, studio le mosse dell’avversario e gli faccio male quando posso. Anche nella vita? Dipende. Ma in generale sono un tipo che sa aspettare, che sa concentrarsi per fare le mosse giuste al momento giusto. Nel mio lavoro cerco sempre di avere obiettivi a corto raggio, perché sono i più facili da raggiungere. Il mio rapporto con il tempo, fondamentalmente, è questo».

EXTRA CAMPO«Il problema è che la barba proprio non mi cresce. I miei occhi invece sono verdi, anche se la mia ragazza dice che sono celesti. Li ho presi dal mio nonno paternoo. È morto quando avevo 4 anni, ma in famiglia si raccontano tante storie: pare che appena arrivato in Sudamerica abbia dormito due settimane in un campo di grano, morendoci quasi di fame prima di essere salvato da alcuni contadini. Poi, pian piano, ha costruito la sua vita. Io sono orgoglioso di quello che ha creato e degli insegnamenti che ci ha lasciato, che poi sono gli stessi che mi ha impartito mio padre: essere responsabili, rispettare la gente, crescere in tutti gli aspetti umani. Papà era un uomo tranquillo, silenzioso, che amava il calcio più di ogni cosa e ha trasmesso la passione a noi fratelli. Ci portava ovunque potessimo giocare, ovunque ci vedesse felici. Era un amante delle macchine e le cambiava spesso: Volkswagen, Chevrolet, Volvo. A ogni nuovo acquisto mia madre si arrabbiava, ma lui se le guadagnava con il lavoro e giustamente, a mio avviso, si toglieva le sue soddisfazioni. Aveva un’agenzia di scommesse in cui si giocano i numeri… Qualcosa di simile al gioco del Lotto qui in Italia. In cosa gli assomiglio? Nella passione per il calcio. Poi, nella riservatezza e per l’amore per le auto, anche se non le cambio spesso quanto lui. Negli ultimi 10 anni ne ho cambiate tre. Cosa me ne faccio? Siamo spesso in giro per le gare in Europa e in Italia e neppure le potrei usare. In più la Juventus ci fornisce un’auto aziendale. L’ultima che ho comprato la usa la mia fidanzata. Io sto molto attento a spendere soldi, una raccomandazione che mi ripetono sempre i miei familiari».

COLLEZIONISTA«L’ho trovato a una cena di beneficenza a Parigi, organizzata dal mio ex compagno di squadra Blaise Matuidi, per finanziare alcuni progetti di solidarietà in Africa. In vendita c’erano oggetti di valore e altre cose di carattere più affettivo. Io mi sono appassionato a questa scultura di Richard Orlinski e l’ho acquistata. Ma non sono un collezionista d’arte, è stato il mio unico investimento. Collezioni solo maglie da calcio, ne ho a centinaia. Quelle che scambiamo a fine partita, più quelle che mi regalano o che ordino ai miei compagni di nazionale che giocano all’estero. Senza contare le divise che compro su Internet».

FOLLIE«Soltanto sfiorate. Una casacca di Del Piero, all’asta, mi è sfuggita per un soffio. E una di Maradona indossata in una partita contro il Brasile, che qualcuno ha accettato di pagare più di me. Se comprerei la statua del suo piede sinistro che stava facendo costruire Maradona prima del ricovero? Dipende da quanto c’è da spendere. 20mila euro? Per quella cifra, subito. Stavo pagando di più per la sua maglietta numero 10. Oltre al gorilla ho anche un pianoforte? È per la mia ragazza. Io riesco a suonare solo canzoni facili con pochissimi accordi. Principalmente pezzi reggaeton. Oriana riesce a farmi aprire e a farmi vedere ogni giorno le cose in modo diverso. Comunichiamo tanto e facciamo tante cose assieme, anche se ciascuno conserva il proprio spazio. A parte sul divano la sera, quando vediamo un film lei vorrebbe stare sempre abbracciata, io un po’ meno. Stare tutto il giorno appiccicati non va bene. Se la sposerò? Più avanti».

CORONAVIRUS, PAURA DEI TIFOSI «Io l’ho già avuto, casomai sono loro a doversi preoccupare quando incontrano me. I negazionisti hanno lo stesso valore intellettuale dei terrapiattisti. Non fatemi aggiungere altro».

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