Edoardo Mecca: «Ricordo una volta che imitai Allegri...» - ESCLUSIVA
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Edoardo Mecca: «Appassionato di Juve dalla nascita. Ricordo una volta che imitai Allegri…» – ESCLUSIVA

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Edoardo Mecca, noto youtuber italiano di fede juventina, ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Juventus News 24. Le sue dichiarazioni

36 cantanti in 6 minuti, 45 imitazioni in 3 minuti, tutto il calcio raccontato in 4 minuti. No, non è fantascienza: è l’arte del noto youtuber torinese Edoardo Mecca che, da diversi anni, diverte, appassiona e allieta milioni di italiani con i suoi video. Impersonificare personaggi del mondo del calcio rappresenta una parte importante del suo ricco curriculum: allenatori, giocatori e non solo, tratteggiati da una vena di ironia che colora di una sfumatura diversa questo Sport. Edoardo è un grande tifoso della Juve e – in esclusiva a Juventus News 24 – ha ripercorso le tappe della sua fede juventina, dal passato fino ad arrivare ai giorni nostri.

Quando ti sei avvicinato per la prima volta ai colori della Juve e soprattutto com’è nata l’idea di proiettare la tua passione per il calcio nell’arte delle imitazioni e dei video?

«Ci sono nato con la passione per la Juve… I ricordi nitidi li ho dal 1994, in cui mi vengono in mente tutte le partite. Avevo sei/sette anni, però ricordo perfettamente tutte le emozioni vissute. Chiaramente mi sono appassionato a degli idoli: ero affezionato a Vialli, Baggio, ovviamente Del Piero, Zidane, Trezeguet fino ad arrivare ai giorni nostri. Le imitazioni le ho sempre fatte, fin da bambino, perché sono sempre stato un grande appassionato di calcio. Le prime sono state quelle di Eriksson, di Zeman, di Shevchenko poi, spostandomi sul web, essendo il calcio una parte molto forte nella nostra società, ho portato anche questo aspetto nei miei contenuti».

Hai l’abilità di impersonificare un gran numero di personaggi in pochi minuti. Qual è l’imitazione a cui sei particolarmente legato? C’è qualche aneddoto che ricordi con più emozione?

«Avevo fatto l’imitazioni di Allegri con sua figlia e non è che era andata poi così bene (ride ndr), poi fortunatamente si era risolto tutto per il meglio. Una a cui sono molto legato è proprio la sua, perché sono affezionato all’Allegri allenatore. Un’altra è quella di Spalletti, perché è un’imitazione che non fanno in tantissimi e anche lui mi piace molto come tecnico. Poi naturalmente Antonio Conte. Me ne viene in mente anche una particolare che ho fatto negli anni che è quella di Giovinco: l’ho inventata dal nulla, prendendo spunto dal video di presentazione che aveva fatto al Toronto. Negli anni, in molti me la chiedono ancora. A lui ero molto affezionato come calciatore e sono contentissimo per la carriera che ha fatto. Ha vinto tutto nelle squadre in cui è andato, rivelandosi sempre protagonista e riuscendo ad unire, secondo me, la passione per il calcio al divertimento».

Sei in grado di unire la storia juventina degli ultimi 8 anni con le voci di Conte, Allegri e Sarri. Partendo dai primi due allenatori, che cosa hanno rappresentato per te in queste stagioni?

«Anche se diventasse la bandiera dell’Inter, non riuscirei a volere male a Conte. Ha rappresentato veramente la rinascita della Juve: ha ereditato una squadra che arrivava da due settimi posti, per cui ha realizzato un vero miracolo sportivo. Il grande merito degli anni successivi, pur essendoci stato qualche errore secondo me come il cammino in Europa League nel 2014, è stato quello di dare quella mentalità e quella continuità che poi la Juve si è portata dietro negli anni successivi. Allegri, invece, ha rappresentato l’intelligenza, la professionalità ed è stato l’emblema della figura dell’allenatore, gestendo il gruppo in maniera impeccabile. Dopo cinque anni, poi, è stato fisiologico il cambio in panchina, non tanto per demeriti sportivi ma per dare energia nuova alla squadra. Entrambi sono entrati nella storia juventina: al suo primo anno Allegri è andato vicino ad un clamoroso Triplete. Ciò che ha fatto nei cinque anni in bianconero è stato assurdo… Due finali di Champions League, perse contro due super-squadre, notti europee indimenticabili e commoventi, come il 3-0 contro l’Atletico Madrid, l’impresa sfiorata al Bernabeu con il Real, la partita a Monaco di Baviera con il Bayern, l’1-1 contro il Real Madrid nel segno di Morata».

Arrivando invece all’annata odierna, quale giudizio daresti ai primi mesi all’ombra della Mole di Maurizio Sarri?

«Bisogna dare tempo al nuovo allenatore, al nuovo staff, di entrare in un contesto diverso come quello della Juve in cui sono comunque richiesti i risultati. Secondo me Sarri ha dimostrato grande intelligenza, grande spirito di adattamento al gruppo, perché molte partite sono state vinte anche con l’atteggiamento di chi si sacrifica. È stato un Sarri molto allegriano in alcune partite. Per il gioco che richiede l’allenatore serve un grande dispendio di energie, quindi tanti giocatori nelle prestazioni individuali sono molto migliorati. Il bilancio fino a questo momento è positivo, con la Juve prima in campionato e ancora in corsa in Champions League e Coppa Italia. Ci sono anche le altre squadre oltre a noi… Bisogna fare i complimenti all’Inter che sta buttando via pochi punti, c’è una Lazio stratoferica, quindi avere avversarie che tengono il passo dietro è una differenza rispetto agli altri anni. Magari in questo finale di stagione vedremo un’altra Juve, però invito una parte di tifosi ad aspettare, a non dare giudizi affrettati su questa stagione. Potranno capitare anni in cui non verrà sollevato alcun titolo, anni di transizione, però l’importante è che la strada impostata sia quella giusta. La società è cresciuta tantissimo in questi anni, arrivando ad acquistare Cristiano Ronaldo e riuscendo a competere con le top squadre europee per De Ligt. La Juve ha fatto e sta facendo un ottimo lavoro, ma per ogni sconfitta penso ci sia uno psicodramma ingiustificato».

Al momento, però, tutto è congelato per combattere l’emergenza Coronavirus nel nostro Paese. Quale scenario ti aspetti possa accadere nelle prossime settimane?

«Penso che quasi sicuramente il campionato non ripartirà il 3 aprile. Si è parlato dell’ipotesi playoff in caso di mancata conclusione ma sono assolutamente contrario, perché si farebbero rientrare in gioco alcune squadre che non avrebbero meriti. Potrebbe essere una soluzione quella di giocare una gran parte delle partite a porte chiuse inizialmente. È stato giusto secondo me far slittare l’Europeo al prossimo anno, anche se questa stagione non si potrà protrarre troppo a lungo in estate visto che, essendoci la competizione europea nel 2021, la Serie A dovrà poi ricominciare nelle date prefissate. Se non ci fossero state manifestazioni europee il prossimo anno, il campionato 2020/2021 sarebbe potuto iniziare tranquillamente anche a metà settembre vista la fine prolungata di quest’anno».

In questi giorni vari calciatori hanno contribuito alla raccolta fondi per aiutare gli ospedali italiani, di recente la famiglia Agnelli ha donato 10 milioni alla Protezione Civile e alla Fondazione Lo Specchio dei Tempi-La Stampa. Quale ruolo, dunque, possono avere queste figure in questo determinato momento?

«Possono avere un ruolo fondamentale. Tutto il mondo dello Sport, dello Spettacolo, della Cultura, dell’Intrattenimento ha una grande responsabilità nella comunicazione, da sempre. Stanno dando un grande sostegno morale alla gente, poi dimostrano anche che il Paese è unito e vuole uscire da questa situazione, sperando però che tutti quanti rispettino le regole. I messaggi sono importantissimi, c’è ancora tanto da fare, ma è stato importante vedere così tante persone unirsi per aiutare l’Italia».

Si ringrazia Edoardo Mecca per la disponibilità e la cortesia mostrate in questa intervista

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