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Elia Petrelli, professione bomber: «La Juve mi ha cambiato la vita» – ESCLUSIVA VIDEO

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L’attaccante della Juve Primavera Elia Petrelli si racconta, e svela qualche retroscena del suo percorso, in esclusiva su Juventus News 24

Classe 2001, professione bomber: Elia Petrelli è tra i talenti in lavorazione più interessanti di casa Juve. Nato calcisticamente nella Savignanese – a due passi da casa – e passato dal Cesena, vive la sua prima stagione in Primavera, dopo aver brillato l’anno scorso in Under 17. Per l’attaccante bianconero (gestito dalla Pagliari & Minieri Player Management) allenarsi con sacrificio e continuità è la base di un percorso che ha preso forma già dai suoi primi anni. Così come ci ha confermato nel corso di un’intervista esclusiva per Juventus News 24.

Come state vivendo il momento nel campionato Primavera?
«Il momento non è molto positivo. Ma c’è voglia di rialzarsi. Negli ultimi giorni il mister ci ha fatto lavorare tanto e la squadra si è messa in testa che bisogna in qualche modo vincere per ripartire. E’ solo un momento negativo, ogni squadra può averlo. Siamo tutti convinti che se ci impegniamo, se giochiamo come sappiamo, poche squadre sono superiori a noi».

Quali sono le differenze tra un campionato Under 17 e un campionato Primavera?
«A livello fisico, perché vai a incontrare giocatori più uomini che bambini. In Under 17 era tutto più semplice, sia a livello tecnico che d’intensità. In Primavera la maggior parte di avversari hanno un’età superiore alla mia».

Cosa ti ha dato l’anno scorso mister Pedone che ti è tornato utile in Primavera?
«Sul piano dell’atteggiamento Pedone mi ha aiutato molto. All’inizio ero uno che si adagiava e giocava solo con la palla. Lui mi ha insegnato che esistono due fasi e quanto sia utile difendere, cosa che non facevo».

Che allenatore è mister Baldini?
«Baldini è un mister molto tosto e inquadrato, che sa quello che vuole. E’ molto bravo e ci spinge a dare il meglio, e considera tutti allo stesso modo. Sul piano del gioco, più o meno, è come l’anno scorso. Perché anche con Pedone giocavamo bene. Baldini ci sta insegnando a essere più uomini, più cattivi agonisticamente, e che le cose dobbiamo conquistarle noi perché non ce le regala nessuno».

Com’è cambiata la tua vita da quando è arrivata la Juventus?
«Da un paio di anni tengo ritmi diversi. Quando stavo a casa mi allenavo tre volte alla settimana, massimo quattro. E comunque vivevo con la mia famiglia, stavo più tempo con i miei amici. Ora vivo a Torino da solo, mi sono comunque ambientato molto bene, anche se all’inizio è stata dura».

Adesso facciamo un gioco di numeri… cosa ti ricorda il numero 32?
«L’esordio tra i professionisti, contro la Virtus Entella… mezz’oretta, venticinque minuti. Il 23 dicembre (2018, ndr) in seconda squadra, in Serie C. Una bella esperienza! Dovevo andare a Genova con la Primavera, poi – il giorno prima – mi hanno detto “devi venire in seconda squadra, forse ci sarà anche la possibilità di giocare”. Mi è dispiaciuto in quel momento non dare una mano ai miei compagni della Primavera, però mi ha fatto molto piacere che mi abbiano chiamato in Seconda Squadra. Quando il mister (Zironelli, ndr) mi ha chiamato per entrare in campo ero molto felice».

La maglia numero 9 resta la tua preferita…?
«E’ la maglia con cui ho giocato mille partite, vissute tantissime avventure. Ho sempre giocato con questa maglia, ci ho sempre fatto gol e mi sembrerebbe strano adesso avere un altro numero. Mi trovo molto bene con la mia nove… (sorride, ndr)».

Ti ricordi la tua prima partita in assoluto?
«Non la ricordo benissimo, però mamma e papà me la raccontano sempre. Mi ricordo vagamente che andammo a giocare per la prima volta fuori dal nostro centro sportivo, giocavo nella Savignanese. Vincemmo 9-0, feci nove gol, era la mia prima partita in assoluto… mio papà un sacco contento… (sorride, ndr)». Facile, no? «Eh sì, molto facile… (sorride, ndr)». Della serie: cosa vuoi fare da grande? «Il calciatore! (sorride, ndr)».

E’ vero che in terza elementare volevi rinunciare alla gita con i compagni per non saltare l’allenamento?
«Quando eravamo piccoli ci dicevano sempre “chi non si allena non gioca”. E io non volevo assolutamente saltare un allenamento perché non giocare una partita per me significava rinunciare al momento più bello della settimana. Aspettavo il week end per andare a fare la partita, far gol e divertirmi con gli amici. E ancora ora è così, prima di saltare un allenamento ci penso tante volte».

Chi è il tuo idolo nel calcio e a quali attaccanti ti ispiri nel tuo percorso di crescita?
«A me è sempre piaciuto Ibrahimovic, sono cresciuto guardando i suoi gol, le sue giocate e i suoi numeri. Adesso ci sono altri attaccanti che apprezzo, su tutti Lewandowski, Suarez e Cristiano Ronaldo. Anche Balotelli mi piace molto».

Extra calcio, con chi trascorri il tuo tempo libero?
«C’è qualche compagno con cui sono davvero molto amico, trascorriamo tanto tempo insieme. Sono molto legato a Fagioli, ma anche Francofonte, Dadone, e tanti altri. Con Portanova e Gozzi ci ritroviamo anche in Nazionale, trascorro tanto tempo anche con loro».

Hobby?
«Gioco spesso alla play, a Fifa. E devo ammettere che con Fagioli ho perso tantissime volte, lui è più bravo di me. Abbiamo davvero un bel rapporto, è un bravissimo ragazzo ed è riferimento di cui mi fido».

Chi sono le altre persone con cui condividi le tue gioie e i tuoi momenti meno belli?
«Con la mia famiglia, la mia ragazza con cui condivido gioie e malumori. E anche i miei amici di sempre».

C’è qualche “grazie” che vuoi dire in questo momento del tuo percorso?
«Ogni persona che ho incrociato fino ad ora mi ha insegnato qualcosa. Dal primo mister della Savignanese a Baldini adesso. Ognuno lavora per farmi migliorare e mi dà tutto per farmi imparare e crescere».

Ci racconti cos’hai provato quando sei andato ad allenarti con la prima squadra sotto lo sguardo di Allegri?
«Un’esperienza molto bella. Al primo allenamento con la prima squadra non ci credevo. Me l’hanno detto il giorno prima in cerchio, io giocavo con i più grandi ed ero il più piccolino… mi mandavano addirittura ad allenarmi con la prima squadra… pensavo “oddio sarò lì con Dybala, Mandzukic, Alex Sandro e tutti gli altri campioni”. Anni fa, quando ero a casa mia, poi a Cesena, non lo avrei mai immaginato. E’ stato davvero molto emozionante».

Sogno nel cassetto?
«Fare il calciatore e vincere qualcosa d’importante. Vincere qualcosa sia con un club che con la Nazionale, così che resti nella memoria di tutti. Credo sia la cosa più bella che possa capitare a un giocatore».

Obiettivo stagionale?
«Continuare a far bene, continuare a far gol e vincere con la mia squadra. Ho molta stima dei miei compagni e so che possiamo arrivare lontano».

Si ringrazia Elia Petrelli e l’ufficio stampa di Juventus per l’intervista concessa.

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