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L’Europa League secondo Maurizio: l’arte di autoeliminarsi

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La sconfitta scientifica del Napoli in Europa League scopre le carte del bluffatore Sarri. Il ko col Lipsia non è altro che una puntata all-in sullo scudetto. E l’onore va sotto i tacchetti

“L’Europa League secondo Maurizio“, regia e interpretazione di Maurizio Sarri, con le riserve del Napoli, titolo originale – “Puntiamo tutto sullo scudetto“. Genere tragicomico/strategico, durata 180′: due atti. Premio Oscar Sceneggiatura ed Effetti Speciali. Consigliato per la visione di spettatori non troppo legati ai sani valori sportivi.

Sceneggiata napoletana, pantomima Napoli, “scansata” europea: chiamatela un po’ come volete voi. Il concetto è chiaro come l’intento; chiunque si sia dilettato nella suddetta visione, ieri sera, ha avuto la medesima percezione. Maurizio Sarri e la sua squadra “europea”, come amano definirla in molti, hanno interpretato un copione predefinito in ogni singolo dettaglio. Napoli-Lipsia è stata una partita programmata per essere persa, niente di più, niente di meno. La sceneggiatura dello stratega Maurizio, d’altra parte, era nero su bianco già da mercoledì, giorno della canonica conferenza di vigilia.

«Le nostre attenzioni sono maggiormente orientate verso un altro obiettivo, è chiaro. Penso sia normale che si diventi grandi prima nel proprio paese e poi in Europa. (…) L’Europa League è una manifestazione al limite della follia, giocando il giovedì sera si rientra in campo dopo 60 ore». Alcuni narrano che nel pronunciare tali parole il tecnico stesse sventolando una maxi bandiera bianca in sala stampa. Intesi? Ieri sera al San Paolo c’era il red carpet per il Lipsia. I tifosi partenopei e la loro decantata passione l’avevano capito: infatti lo stadio era vuoto. E allora quale miglior modo per autoeliminarsi che la declinazione del famigerato turnover sarriano. All’improvviso le riserve del Napoli, abituate al campo come Satana alla beneficenza, si ritrovano tutte insieme su un rettangolo verde. Chissà mai come potrebbe andare a finire?

Gli azzurri però illudono: passano in vantaggio, non si sa come, col redivivo Ounas. Salvo poi, improvvisamente quanto sospettosamente, mollare gli ormeggi prima del tempo. C’è un diavoletto sulle loro spalle che insinuante sussurra: “Lo scudetto… Lo scudetto… Lo scudetto…”. Werner-Bruma-Werner: il Lipsia ne fa tre e accompagna il consenziente Napoli (che in stagione ne aveva presi così tanti solo dal City) all’uscita dall’Europa. Ma una messa in scena del genere vuole il suo gran finale, senza se e senza ma. «Al campionato dovevamo pensarci da domani e stasera avremmo dovuto onorare la maglia del Napoli – commenta Sarri a fine match – A livello di maturità siamo ancora indietro perché non riusciamo a fare tutte le partite con lo stesso spirito. Spero non ci siano ripercussioni dal punto di vista morale». E dai, ma ci hai già preso in giro abbastanza, no?

La verità è una sola, piaccia o non piaccia. Il Napoli e il suo arguto pianificatore hanno scelto di farsi buttare fuori dall’Europa League (si aspetta il ritorno per formalità). Nel capoluogo campano si pensa al tricolore dallo scorso luglio, normale che lo si faccia anche a febbraio, a +1 in classifica sulla seconda. Meno normale è comprendere come una squadra, troppo spesso mitizzata dagli addetti ai lavori, possa permettersi di mancare di rispetto in questo modo a una manifestazione e, soprattutto, ai propri tifosi. Perché se la Juventus gioca, come Allegri non manca mai di ricordare, per arrivare in fondo ad ogni competizione; il Napoli ha puntato tutto sullo scudetto, calpestando prima Champions, poi Coppa Italia e infine Europa League. Con buona pace del ranking, che tanto chissene. Con buona pace dell’onore, che non è roba per tutti. E preparatevi già a “eh ma il fatturato”, “eh ma il calendario“, “eh ma gli infortuni“, “eh ma la digestione lenta“. Da Oscar.

https://twitter.com/EnricoTurcato/status/964257018407215105

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