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Foschi: «Chiesa meglio del papà, pensare che potevo portarlo al Cesena»

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Rino Foschi ha parlato di Paulo Dybala e Federico Chiesa: ecco le dichiarazioni dell’ex ds del Palermo

Rino Foschi ha rilasciato un’intervista a Tuttosport.

JUVE CESENA –  «Anche se è a porte chiuse, resta comunque un test di prestigio. Da cesenate mi auguro di rivedere in futuro questo incontro di nuovo in Serie A. Ma sono sincero: senza calcio sto vivendo male, mi sento un leone in gabbia: non è una questione di soldi, bensì di passione. Infatti tutti giorni leggo i giornali e guardo partite. Certo, sabato seguirò anche Juve-Cesena in televisione».

DYBALA«Mi viene in mente la trattativa per la sua cessione, ai tempi del Palermo. Zamparini adorava Paulo, ma era giusto lasciarlo partire. La Juventus fu la più decisa: Marotta e Paratici lo volevano a tutti i costi, però all’inizio offrivano meno di quello che chiedessimo. Un giorno, seppur con i bianconeri fossi molto avanti, ricevo una chiamata di Zamparini: “Rino, De Laurentiis mi ha offerto 20 milioni più Jorginho. Che facciamo”».

JORGINHO«No, perché Jorginho era già bravissimo allora. Zamparini lo ha anche detto pubblicamente nei giorni scorsi: “Era Foschi l’unico che credeva in Jorginho anni fa”. Semplicemente, alla fine preferimmo incassare solo soldi: 32 milioni più 8 di bonus».

DYBALA ALLA JUVE«Paulo è un campione nato e lo ha dimostrato. L’ultima è stata una stagione un po’ sfortunata: tra virus e acciacchi non gliene è andata bene una. Ma adesso tornerà il vero Dybala».

CHIESA«A Modena avevo avuto come giocatore Enrico, il papà, e quindi dopo aver visto Federico nella Primavera della Fiorentina ero d’accordo con lui per portarlo a Cesena in prestito. Avevo fatto tutto anche con Corvino. Chiesa sarebbe dovuto arrivare da noi dopo il ritiro. Ma poi Paulo Sousa lo ha visto e non lo ha voluto più cedere, anche giustamente. Enrico era un attaccante fantastico, ma Federico è anche meglio del papà. Gioca già nella Juve e ha vinto l’Europeo».

LOCATELLI – «Sarebbe un bel colpo. La Juve difficilmente sbaglia. Era così con Marotta e Paratici. E sarà così con Cherubini, che è cresciuto imparando da loro».

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