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Sinatti (preparatore atletico): «Chi ha la rosa più ampia sarà avvantaggiato» – ESCLUSIVA

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Francesco Sinatti, preparatore atletico, ha rilasciato un’intervista esclusiva a Juventus News 24. Le dichiarazioni

Il lungo stop alle attività sportive causato dall’emergenza Coronavirus sembrerebbe indicare come data di ripartenza il 4 maggio. Dopo la riunione tra le componenti Figc e il ministro Spadafora, ora la valutazione spetta al Comitato medico scientifico e al ministro della Salute, per definire accuratamente le varie contromisure al fine di garantire una ripartenza in totale sicurezza. A Juventus News 24 ha parlato in esclusiva Francesco Sinatti, preparatore atletico che ha seguito Maurizio Sarri nelle avventure di Empoli e Napoli, che ha analizzato la situazione in vista della ripresa degli allenamenti dei calciatori.

Tema ripresa degli allenamenti: il 4 maggio sembra essere la data più indicata. Tra coloro che sostengono o meno questa ripartenza, lei da che parte si schiera?

«In questo momento non mi sbilancio, perché non spetta a me prendere questa decisione. È chiaro che le priorità siano differenti ora, ma l’aspetto economico è difficile da tralasciare. Ci sono ancora tanti morti, ogni giorno, quindi risulta complicato pensare ad altre cose».

Dal giorno dello stop i calciatori hanno continuato ad allenarsi in casa. Su cosa hanno lavorato maggiormente per mantenere la tenuta fisica?

«Chi ha avuto uno spazio a disposizione, ha potuto lavorare maggiormente sulla forza, sulla tonificazione, perché ti concentri sugli esercizi aerobici. O hai un tapis roulant o una bike, altrimenti non è facile in spazi ridotti. Non tutti hanno avuto la fortuna di lavorare in ambienti più ampi, quindi il lavoro è stato differente».

Rispetto alle sedute di gruppo, le sessioni individuali quali differenze portano ad uno sportivo?

«Le differenze ci sono sia a livello individuale e sia a livello collettivo. Ad uno sportivo manca l’appoggio sul terreno di gioco, perché il lavoro viene svolto su superfici totalmente diverse. Per questo motivo ci possono essere delle problematiche al rientro. Oltre a questo, mancano anche tutti gli aspetti di squadra: lavorando individualmente, vengono meno le esercitazioni di natura tecnica e quelle di natura tattica, con un discorso annesso di distanze da tenere in campo. Sono fattori da inserire subito alla ripresa».

Quale lavoro verrà svolto inizialmente per riprendere la giusta condizione fisica?

«Deve essere fatta una valutazione, altrimenti non puoi programmare l’attività. Bisogna farla attraverso dei test, sia di natura fisica e sia di natura medica. Ho visto anche il protocollo della Federazione, che prevede un test cardio-polmonare al rientro su cui concordo pienamente. Questo è utile per capire se il giocatore ha avuto il virus e i parametri respiratori si sono modificati; in più è una base per impostare il programma di allenamento. Esso deve essere individuale, in base alle caratteristiche e ai deficit di ognuno. Tanti giocatori hanno necessità di svolgere lavori diversi dagli altri, anche per una questione di caratteristiche fisiche».

Quanto tempo servirà prima di tornare in forma in vista della ripresa della stagione?

«Penso che anche questo sia un discorso prettamente individuale. Alcuni calciatori, con cilindrate più piccole, riescono a rientrare prima in condizione rispetto ad altri con cilindrate più importanti. Bisogna anche vedere il livello di performance che è stato perso: se è stato perso tanto, servirà più tempo. Credo che prima di 15/20 giorni, comunque, sia impossibile tornare in forma: atleti del genere, in estate, rimangono fermi per circa tre settimane, ora lo stop è durato due mesi…».

Esistono dei possibili rischi che potrebbero derivare da questa situazione?

«Possono manifestarsi dei problemi di natura muscolo tendinea, che possono sfociare anche in problemi articolari. Se l’aspetto muscolo tendineo non è pronto, si possono avere naturalmente dei problemi anche alle articolazioni: le ginocchia, le caviglie, che sono le parti a cui un calciatore è più soggetto a riscontrare questo tipo di problemi. Serve stare molto attenti, perché non è semplice rientrare da un periodo di inattività così lungo. Devono essere valutati i pro e i contro e in più dipende dalla frequenza delle partite che vengono programmate. Giocare ogni due o tre giorni rispetto ad una volta a settimana è chiaramente diverso dopo i due mesi di inattività».

Nel caso in cui dovesse concludersi la stagione, l’ipotesi paventata sarebbe quella di chiudere le coppe europee ad agosto. Questo scenario in che modo incirebbe sulla prossima stagione per i giocatori?

«È tutta una conduzione unica. C’è da navigare a vista, perché è difficile programmare a lungo termine senza un calendario ben definito. Una prima fase deve essere di ripristino dell’atleta, e poi programmare in base agli impegni ufficiali che vengono previsti. La stagione successiva ne risentirà, e credo che chi ha la rosa più ampia sarà avvantaggiato».

Si ringrazia Francesco Sinatti per la disponibilità e la cortesia mostrate in questa intervista

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