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Frattesi: «Modello Marchisio, e mio nonno era della Juve…»

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Frattesi: «Mio nonno era della Juve. Chissà come l’avrebbe presa». Le dichiarazioni del centrocampista del Sassuolo

Davide Frattesi, centrocampista del Sassuolo andato in gol contro la Juventus, è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport.

NONNO E FAMIGLIA – «Nonno Carmine era il mio super tifoso, quello che ci credeva di più quando io ero piccolino. Veniva a vedere tutte le partite, scriveva la pagella e me l’attaccava sulla porta di casa. Una volta segnai con la Primavera della Roma e si sentì male. Impossibile non pensare a lui. Reazione della famiglia al gol alla Juve? Mamma mi ha fatto un sorriso gigantesco. L’ho abbracciata e le ho detto: “Pensa al nonno, era juventino, chissà come l’avrebbe presa”. La gioia dopo quel gol è soprattutto per i miei genitori che hanno fatto tanti sacrifici. Mi emoziona vedere felici loro e i miei fratelli Chiara, la bella della famiglia, e Luca». 

VITTORIA JUVE – «Una serata fantastica non solo per noi, ma anche per i tifosi e i dirigenti. Abbiamo festeggiato il giusto, ma se non batteremo l’Empoli il successo con la Juve non sarà servito a nulla. Mercoledì siamo stati meno belli di altre volte, ma più concreti. Abbiamo giocato da squadra, come vuole l’allenatore». 

INSERIMENTI – «È una qualità che ho sempre avuto e che cerco di sviluppare. Da piccolo facevo l’attaccante e la voglia di gol mi è rimasta dentro. Allo Stadium gran parte del merito va a Defrel che mi ha dato una palla perfetta. Infatti gli ho detto che gli regalo quello che vuole. Nei limiti eh, perché il budget è contenuto… Il più bravo negli inserimenti? Mi mette in difficoltà perché io non guardo le partite. Se lo faccio, mi viene voglia di andare a correre dietro al pallone in giardino e allora evito. Però posso dirle che la mezzala più forte è De Bruyne, anche se è quasi riduttivo definirlo così; che Marchisio era un modello; che Strootman prima dell’infortunio mi faceva impazzire perché aveva forza, corsa e qualità; che De Rossi era il mio idolo e infatti indosso il 16 in suo onore». 

MARCHISIO – «Il mio soprannome ‘Principino’? E’ stata nonna Stefania a chiamarmi così perché dice che assomiglio a Marchisio. Magari… Al momento ho realizzato circa un milionesimo di quanto ha fatto lui. Claudio è un esempio, una delle persone del mondo del calcio che più mi è rimasta dentro. Lo conobbi anni fa, quando ero alla Roma. Spalletti mi portò in panchina contro la Juve (14-5-2017, ndr), chiesi la maglietta a Marchisio e lui volle la mia. “E che te ne fai?” gli dissi. Ieri mi ha scritto un messaggio per farmi i complimenti: bello».

SOGNO NAZIONALE – «Naturalmente sogno la convocazione in Nazionale: è un obiettivo anche se devo ancora crescere tanto. In azzurro ho già fatto un lungo cammino nelle giovanili, pieno di soddisfazioni e di bastonate». 

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