Friburgo Juve e la necessità dell'uomo in più
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Friburgo Juve e la necessità dell’uomo in più

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Friburgo Juve e la necessità dell’uomo in più. In Germania la superiorità numerica non si è vista… Poi è entrato Chiesa

A proposito degli ottavi di finale di Europa League, prima di addentrarci in un minimo di analisi di quanto visto ieri sera, vi chiedo di fare un passo indietro. Anzi, di farne uno in due direzioni e provare a rispondere a questi due interrogativi: quando ci hanno rifilato il -15, avreste pensato che la stagione della Juve avrebbe avuto ancora un finale degno di essere vissuto? Dopo il passaggio del turno con il Nantes, quando l’urna ci ha rifilato il Friburgo, che tipo di esito avevate immaginato? Provo a rispondere a entrambi i quesiti, che credo non siano meno importanti dell’andamento della gara in questione, sono strettamente connessi per cercare di capire il significato del passaggio del turno e le prospettive per il futuro.

Parto dalla Juve post penalizzazione. Nessuno mi convincerà mai che questa non è una situazione assurda. Non voglio parlare di tribunali, intendo restare sul profilo dei sentimenti interni alla squadra: cancellare in corso d’opera quanto raccolto, ributtarti indietro negli abissi del centro-classifica e lasciarti intendere che può capitare anche di peggio significa gettare una bomba atomica all’interno di un gruppo. In questo credo che i meriti di Allegri siano indubbi, avere rimotivato tutti dando nuovi orizzonti e – si badi bene – non buttandola sull’orgoglio, semmai sul dovere della professionalità. Facendo leva su un senso d’appartenenza non sbandierato ma reale, patrimonio profondo della Juve. Senza vittimismi, senza lamentele, senza agitare spettri e nemici: una lezione di stile che sarebbe bene che tutti – almeno gli juventini – riconoscessero al mister e a chi lavora con lui. Personalmente pensavo che non fossimo quelli crollati col Monza, ma neanche quelli in grado di risalire piano piano la corrente in un campionato del tutto insensato.

Dato questo lavoro, però, se avessi dovuto immaginare gli ottavi, mi sarei aspettato a grandi linee quel che abbiamo visto nei 180 minuti col Friburgo. Non dico lo stesso andamento – 1-0 in casa e 2-0 fuori -, anzi, pensavo che fossimo maturi per chiudere i giochi o indirizzarli su binari più favorevoli già all’andata. Ma che la Juve sarebbe stata questa, sì, ne ero più che convinto. E cioè che sarebbe riuscita a manifestare una superiorità teorica con le sue tradizionali caratteristiche, Allegriane anche se Allegri s’incazza e non lo nasconde come fa da un po’ di tempo a questa parte: solida, concreta, non bella e un po’ pigra; con una qualificazione mai realmente in bilico e con la capacità di risposta appena si profila un pericolo, anche quando sarebbe possibile dare il primo pugno invece che reagire. Una Juve che è cresciuta nella consapevolezza di sé, senza essere mai scintillante. E però con un Rabiot, un Locatelli, un Kostic e via discorrendo che non sono mai totalmente continui all’interno della gara, ma sono anche in grado di essere autorevoli, di dare la spallata decisiva com’è successo a fine primo tempo. Di offrire anche l’impressione che se mai si combinassero insieme al loro massimo livello saremmo una squadra con corpose e consolidate certezze. E invece no, balleremo sempre sul filo, ma almeno non si vede più gente in mezzo al campo indisponibile a farlo ed è già qualcosa di estremamente importante. La dico più grossa: qualcosa che potrebbe persino bastare. Quanto meno ad andare avanti in Europa, fino a dove non credo nessuno oggi possa immaginarlo.

Lo hanno detto tutti: vedendo la ripresa di Friburgo-Juve, nessuno avrebbe potuto capire che eravamo con un uomo in più. Sono state rarissime le situazioni di palleggio dove si è riuscito a sfruttare la superiorità numerica. Poi, con Chiesa, si è visto che l’uomo in più c’era: traversa e gol. Come all’andata con Di Maria. Ecco la Juve di Allegri, la Juve di Allegri di oggi: l’uomo in più sarà rarissimo che lo si trovi attraverso il gioco (quanti ultimi passaggi, quante scelte di concetto si sbagliano, secondo mantra di Max!). Però li abbiamo, gli uomini in più. Che sanno di esserlo, lo vogliono dimostrare e sanno come si fa.

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