Juventus Women
Gama su Twitch: «Scudetto e Coppa Italia, sul pezzo fino alla fine. Ritiro dalla Nazionale e non solo: vi dico tutto»
Gama su Twitch: appuntamento con il difensore della Juventus Women. Tutte le dichiarazioni della calciatrice
Sara Gama, difensore e capitano della Juventus Women, ha parlato in LIVE dalle ore 17 sul canale Twitch del club bianconero. Qui tutte le dichiarazioni.
RITIRO NAZIONALE E SALUTO COMPAGNE – «E’ stata una sorpresa, sono state molto brave. Pensavo di non sorprendermi più di niente e ce l’hanno fatta dai. Io ero in campo, bella intenta a fare le interviste, non avevo visto che la squadra aveva lasciato il campo. Quando ho voltato la testa le ho viste così. Goliardia di altissimo livello. Sono state molto brave, grande idea. La mente dietro tutto è Rosucci, poi dopo le ragazze tra chi ha ordinato le parrucche, chi ha fatto il resto… Mi hanno regalato una fascetta con belle scritte. Poi a cena mi hanno conciata per le feste. Era tutto inaspettato, è stato molto bello come volevo che fosse».
CARNEVALE – «A Trieste si travestono tutti. A Carnevale, girando per l’Italia, in certe città non si festeggia così tanto. Lì non si aspetta altro, ci si diverte così. Io mi travestivo, poi si sceglievano cose più o meno elaborate».
ITALIA-IRLANDA 0-0 – «E’ stata una partita da 0-0, il pubblico magari voleva vedere i gol. Però vabbè, pari e patta, qui si sta sull’uguaglianza. C’è stato un avvicinamento particolare per me e tutta la squadra. Poi sono stati fatti esperimenti, gli automatismi non sono uguali. Puntavamo a vincerla, non siamo andari lì per pareggiare ma va bene così diciamo».
RINGRAZIAMENTI DAI TIFOSI – «Ne arrivano abbastanza ed è molto bello. Anche da padri o madri che hanno una figlia che si riconosce in te e vogliono passare questo bel valore e te lo scrivono. Ricordano i passi avanti fatti che sono importanti. Queste cose danno una spinta sempre, rinfrescare serve».
NUMERO 3 – «Mi è sempre piaciuto da quando ero piccola. Mi piacciono più i numeri dispari. Non si capisce perchè ma è così. Da tempi antichi è così, è un simbolo fondamentale. Mi piace come è scritto e poi rientra moltiplicato in altri numeri a cui tengo, anche se non esageriamo. L’ho scelto così, lo porto da anni ma prima avevo anche altri numeri. Quello che ho sempre detto è cosa porti in campo però».
VALORI DA PORTARE IN CAMPO – «Ad esempio il sacrificio, il correre e fare fatica per una compagna. Tutti rincorriamo la palla che è fondamentale. Poi bisogna correre tanto e aiutare le compagne. Poi avere numeri bellissimi sulle spalle ci sta, ma devi portarti anche altro. Anche la gioia di giocare, alla fine è quello che ci fa continuare a fare questo bellissimo gioco. Sono cose importanti».
ESEMPIO – «Negli anni sono le persone che ti riconoscono questa cosa, ti definiscono così. Tutte noi abbiamo capito di essere modelli e simboleggiare qualcosa. Questo è molto bello e ti dà la misura di quanto fatto. Siamo state brave ad andare avanti quando non era così semplice, poi abbiamo fatto cose importanti per migliorare la nostra qualità e quello che c’è attorno. Con la voglia di perseguire certi obiettivi siamo arrivate a tappe importanti, a certi traguardi. Uno non parte dicendo di fare il simbolo».
SVILUPPI NEL CALCIO FEMMINILE – «Ero andata all’estero perchè lì potevo andare in un club professionista, in Italia era tutto differente. Ho fatto due anni al PSG, per vedere cosa c’era e per sfida con me stessa, perchè ti misuri sapendo che trovi giocatrici più forti».
CAMBIAMENTI CALCIO FEMMINILE – «A volte ci hanno definito pioniere, lo siamo per la nostra epoca ma quelle vere sono quelle che si sono battute banalmente anche solo per giocare. In epoche dove non c’erano magari tutte queste cose. Le tappe sono tante. Le cose poi si sono intrecciate tra la carriera sul campo e le tappe che fa qualsiasi atleta. Il percorso è stato molto lungo e poi si è arrivate a maturità. Ci si è arrivati adesso, tramite anche buchi nell’acqua dove neanche noi ottenevamo delle cose. Siamo state brave anche con una mediaticità diversa dei club, cogliendo l’occasione di entusiasmare e con quella forza andare a battere pugni più forte su certi tavoli».
POLEMICHE SULL’ARBITRO FEMMINILE – «Ho visto le immagini della guardalinee che si è fatta male, ho sperato che guarisse presto. Poi mi hanno detto che è montata una forte discussione perchè i commenti sono stati di cattivo gusto. C’è una persona prima che una guardalinee che si è fatta male. Se io vedo una persona piena di sangue in faccia mi viene da cercare di sostenerla. Poi che sia una donna e ci ritroviamo con certi commenti non è una novità, ci dobbiamo porre la domanda del cosa stiamo facendo per cambiare culturalmente le persone. C’è un problema al di là del calcio».
SCUDETTO E COPPA ITALIA – «Cominciamo da queste partite che abbiamo adesso. Ci prepariamo e ci rituffiamo sui nostri impegni. C’è molto sul tavolo, bisogna stare sul pezzo fino alla fine».
FASCIA DA CAPITANO – «Si sente, ma a me è sempre venuto naturale avere un certo atteggiamento. A volte la verità è che ci sono varie interpretazioni su cosa può fare una capitana. Come tutte le cose non c’è mai una via giusta. Certe cose, tenendo la gente sul pezzo… Serve anche del timore di quando le cose non vanno bene».
SOGNI – «Sono diventata grande presto, ci sono cose che faccio da tanti anni. Alla fine l’impegno come in AIC è cominciato, i calciatori vengono invitati ad impegnarsi per migliorare il quotidiano. Poi per me è andato oltre, ho trovato che l’associazione fosse uno strumento per cambiare le cose attorno al campo. Da dentro te ne rendi poco conto ma incide forte su quello che facciamo lì. E’ una cosa molto bella. Poi mi sono sempre preparata, ho fatto la mia piccola laurea. Ho fatto il corso da ds perchè non si sa mai, è sempre bene tenersi tutte le porte aperte. Stare ferma troppo non mi piace. Si tratta di non rimanere fermi in generale, non è solo fare un master o meno, ma applicare la propria mente o una capacità manuale. Ora seguo diverse cose, nella politica sportiva ci sono poi magari domani faccio tutt’altro. Magari posso fare anche qualcosa fuori dal calcio. A volte farsi contaminare è anche bello».
PRIMA VOLTA CON LA MAGLIA DELLA JUVE – «A me piace raccontare il primo giorno con la maglia da allenamento qui al J Medical, a fare le visite. Ho tanti ricordi belli, questo è stato uno dei più emozionanti. Eravamo emozionate, spaventate in senso buono, del dove eravamo arrivate. Con quel giusto timore reverenziale per riuscire a dare il meglio. Non avevamo neanche il coraggio di dire le nostre emozioni. Conoscendoci da anni abbiamo capito che provavamo tutte la stessa cosa».