Gatti: «Alla Juve mille pressioni, ma divento più forte nelle critiche. Allegri? Mi ha dato tanto»
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Gatti: «Alla Juve mille pressioni, ma divento più forte nelle critiche. Allegri? Mi ha dato tanto»

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Gatti: «Alla Juve mille pressioni, ma divento più forte nelle critiche. Allegri? Mi ha dato tanto». L’intervista del difensore

Gatti ha concesso un’intervista a SportWeek parlando della Juve, di Allegri e molto altro.

VOGLIA DI NON MOLLARE – «Mi faccio il mazzo perché coi sogni non ho ancora finito. Anzi, non sono neanche arrivato a metà».

COSA DIREBBE AL GATTI QUINDICENNE – «Cazzo, nemmeno tu sai dove sei arrivato. Mai mi sarei aspettato di spingermi fin qua. Giocavo in Promozione, in Eccellenza, e se qualcuno mi avesse detto che, tempo cinque anni, sarei sbarcato alla Juve, gli avrei risposto: ‘Hai bevuto?».

GLI ERRORI PER CRESCERE – «Sbaglio come tanti, ma è proprio grazie agli errori che si cresce. Ho letto una bellissima frase di Ed Sheeran: diceva che al giorno d’oggi ognuno tende a oscurare i propri errori, mettendoli in un angolo per dimenticarli e nella speranza di farli dimenticare agli altri, per porre in luce, al contrario, soltanto le cose positive. Invece è proprio dalle difficoltà che si emerge più forti».

L’AUTOGOL COL SASSUOLO – «Un errore che ha pesato, ma non è che la partita fosse finita… In carriera ho commesso sbagli più gravi che si sono notati meno perché hanno suscitato meno clamore. Una cosa in cui devo migliorare è la reazione dopo una sconfitta. Quando perdo è come se mi cascasse il mondo addosso»

RAPPORTO CON VLAHOVIC – «Abbiamo un legame forte che nasce dal rispetto reciproco. Come carattere siamo simili. È deciso, determinato, mi piace la sua mentalità. Facciamo parecchie cose insieme, compreso vedere la partite di basket del Partizan Belgrado a casa sua»

ALLEGRI – «Mi ha dato tanto. A cominciare dalla continuità, fondamentale per crescere. Se uno fa un errore e viene messo fuori, non crescerà mai. Se giochi, prendi fiducia. Stare alla Juve è un’altra cosa: hai mille pressioni dentro e fuori dal club. All’inizio giocavo pochissimo, avevo bisogno di un naturale periodo di adattamento a una realtà a me sconosciuta, ma non ho mai avuto dubbi su me stesso: io divento più forte nelle critiche, mi impunto per far ricredere le persone. A Friburgo, dopo dieci panchine di fila, in una partita da dentro fuori in Europa League la svolta. Abbiamo vinto senza prendere gol, lo stesso tre giorni dopo a San Siro con l’Inter».

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