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Ecco Mou, tre dita e zero sostituzioni: ma non faceva l’allenatore?

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Il portoghese, da sbruffone e vincente che era, si riscopre solo sbruffone. Ecco l’istrione Mou che pensa più allo show personale che alla sua squadra

È il 90′ di Manchester-Juventus e i Red Devils, privi di idee ed energie, sono meritatamente sotto. Il tifoso medio dello United si pone una domanda, semplice: «Ma perché il mio allenatore non ha fatto nemmeno un cambio?». Poi ode dei cori (inopportuni) risuonare dal settore ospiti e vede tre dita alzate al cielo, ed è solo allora che si auto risponde illuminato: «Perché la mia squadra non ha un allenatore».

Quando lo show conta più del risultato

Ha un attore, anche di discreto successo: o almeno così si poteva affermare con serenità fino a qualche anno fa. Perché José Mourinho, da sbruffone e vincente che era, si è ritrovato a sostenere solo il primo dei due appellativi. Il suo Manchester sbanda in Premier e soccombe in Europa, schiacciato da una Juve superiore da quasi tutti i punti di vista. Ma non quello dello show becero e fine a se stesso, quello è una sua prerogativa. Così, dopo aver contrastato sulla fascia Bernardeschi (molto meglio di come avrebbero fatto i suoi macchinosi difensori), lo Special One – ad essere speciale è speciale – si esalta nel suo habitat naturale: il palcoscenico. I tifosi della Juventus lo provocano, lo insultano anche. E lui, invece di concentrarsi, come la sua professionalità gli imporrebbe, sui minuti finali di una partita che fino a prova contraria sta perdendo, risponde con quelle tre dita. Che, se abbiamo capito bene, rivendicano il Triplete vinto nel 2010 dell’Inter. Perché il presente mediocre obbliga a rispolverare il passato glorioso.

E i cambi? Lui si giustifica come un bambino

Quindi tra una gag e l’altra, niente cambi. Se ne sarà dimenticato? Non sapeva che pesci prendere?  Mou prova a giustificarsi così dopo il triplice fischio: «Sanchez e Fellaini, che avrebbero facilmente cambiato il volto alla partita, erano indisponibili. Non avevo alternative in attacco». Che è un po’ come il bimbo che dice alla mamma: «Ho fame ma non di minestra». Insomma se c’è la necessità di cambiare qualcosa – e ad Old Trafford c’era tutta – qualcuno andrà pur messo dentro. Sull’episodio scottante, invece, rincara la dose: «Il gesto? Per i tifosi della Juve il Triplete è stato un brutto momento». Non quanto quello che sta attraversando lui, evidentemente. L’esonero incombe come uno spettro: nel caso Mou avrebbe l’alternativa pronta. Broadway lo aspetta.

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