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Del Piero, tiro a giro contro la Germania: l’Italia sogna come 15 anni fa

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Del Piero, 15 anni fa, metteva a segno uno dei gol più iconici della storia della Nazionale: il suo Mondiale 2006 è pieno di aneddoti

Un’estate italiana come non si viveva dal 2006: questo è il sentimento del Paese grazie all’Italia di Roberto Mancini. Gli Azzurri sfideranno la Spagna in semifinale ad Euro 2020 con l’entusiasmo alle stelle ed un pensiero allo sfortunatissimo Spinazzola. In realtà l’Italia aveva centrato la finale anche ad Euro 2012 ma la Nazionale di Prandelli godeva di una spinta minore da parte dei connazionali. Quindici anni, proprio il 4 luglio, l’Italia si giocava l’accesso alla finale del Mondiale 2006 contro i padroni di casa della Germania. La voglia di tornare lì dove mancavamo dal 1994 e soprattutto di battere i padroni di casa con i quali è sempre viva la rivalità calcistica. E un uomo del destino, Alessandro Del Piero.

Il teatro è quello del Westfalenstadion di Dortmund, ora Signal Iduna Park, impianto che evidentemente porta bene ad Alessandro Del Piero. Ripercorrendo la storia di Pinturicchio in quel mondiale, ci si accorge come il destino lo stesse aspettando proprio lì in quel pezzo di area, contro Jens Lehmann per mettere il pallone dove la nonna nasconde i vasetti di marmellata, per dirla come il telecronista Sky Nicola Roggero. Solo 44 minuti per Del Piero nel girone di qualificazione contro Ghana e USA, mentre resta in panchina nell’ultima gara decisiva contro la Repubblica Ceca. Del Piero viene schierato titolare al posto di Totti contro l’Australia: il ct vedeva il numero 10 stanco, dopo il recupero lampo dal brutto infortunio. Gara che inizia bene per Del Piero ma dopo l’espulsione di Materazzi è costretto a un grande sacrificio giocando da esterno sinistro. L’epilogo è noto: fuori per Totti che segna il rigore qualificazione a tempo scaduto.

Al Westfalenstadion, 11 anni dopo

Del Piero non gioca neppure un minuto nei quarti di finale contro l’Ucraina nella gara vinta per 3-0 con doppietta di Toni e gol di Zambrotta. Marcello Lippi conosce bene Del Piero che intanto come Achille scruta la battaglia dalla collina. E l’arena è quella di Dortmund dove Pinturicchio dipinse uno dei suoi quadri più celebri: 13 settembre 1995, girone di qualificazione in Champions League e gara contro il Borussia Dortmund. La Juve vince 1-3 con due assist di Del Piero a Padovano e Conte e lo splendido tiro a giro all’incrocio dei pali nell’angolo più lontano, diventato marchio di fabbrica nella sua carriera. E Lorenzo Insigne ha più volte confessato di avere Del Piero come fonte d’ispirazione in campo: la rete contro il Belgio è il manifesto più bello di questa sua dichiarazione.

L’Italia affronta la Germania padrona di casa a Dortmund con lo stadio pronto a guidare i suoi beniamini fino alla finale. Gara difficilissima per l’Italia con un Buffon monumentale diverse volte e un Cannavaro dominante. Si va ai supplementari e nel gol di Grosso al 119′ c’è tanta Juve passata e futura: angolo battuto da Del Piero, Pirlo stoppa sulla ribattuta e pesca Fabio Grosso che disegna l’arcobaleno col sinistro. Ma la storia deve ancora compiersi, con Fabio Caressa ha dare ritmo ai successivi 90 secondi con Cannavaro che giganteggia, Totti che amministra e lancia Gilardino; il numero 11 si invola verso l’area ma alla sua sinistra arriva l’uomo del destino con la numero 7 che corre all’impazzata, riceve e toglie la ragnatela con Lehmann che può solo guardare. Già, il numero 7 come il mese di luglio: Del Piero, nelle grandi competizioni con la Nazionale, non indosserà più il suo 10 dopo la finale di Euro 2000, lasciando la maglia a Francesco Totti. E quello col numero 7 segnerà anche il rigore numero 4 della lotteria contro la Francia: camminata verso il dischetto e maniacale cura nella sistemazione della sfera. Sguardo a Barthez e palla che spiazza il francese che la guarda finire in rete ricordandosi quei rigori in semifinale di Champions League nel 1998 quando Pinturicchio lo bucò due volte e la terza su punizione.

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