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Gravina al Next Gen Day: «Progetto che fa bene a Juve e Italia»

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Gabriele Gravina, presidente della FIGC, interviene alla tavola rotonda sulle seconde squadre nel Next Gen Day. Le sue parole

(inviato all’Allianz Stadium) – Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, interviene nel Next Gen Day alla tavola rotonda sulle seconde squadre, incontro organizzato dalla Juventus a cui prendono parte anche Ghirelli, Agnelli, Casini e Calcagno. Juventusnews24 ha seguito LIVE le sue parole. CLICCA QUI PER L’INTERVISTA ESCLUSIVA DI RICCIO A JUVENTUSNEWS24


SECONDE SQUADRE – «È un tema di grande attualità. Sono contento di tornare allo Stadium dopo anni di riflessioni. Abbiamo presentato riflessioni, oggetto di verifiche all’interno di un percorso che l’unica società in Italia ha voluto manifestare. Grazie ad Andrea, alla sua organizzazione, alla sua visione. Che questo auspicio possa essere uno degli elementi in grado di dare al calcio italiano una risposta concreta a quelle che sono delle contraddizioni di sistema. La nostra Nazionale ha assistito ad una dispersione del talento, i dati evidenziano la nostra criticità».

FAGIOLI E MIRETTI IN NAZIONALE – «Il progetto seconde squadre fa bene alla Nazionale e anche alla Juventus. Sono diversi anni che i calciatori del massimo campionato italiano superano il 65% e i calciatori Under 21 sono l’1%. Questo ha un riflesso negativo sulla Nazionale, ma a livello di asset fondamentale, per quanto riguarda il valore del patrimonio, del vivaio, dimostra che c’è qualcosa che non torna. Il progetto seconde squadre è stato visionato in maniera frettolosa, non approfondita. È sotto gli occhi di tutti che una società che ha creduto in quel progetto ha effetti positivi, importanti a livello di sistema del calcio italiano. La mia preoccupazione è legata al valore dei numeri: se nel campionato Europeo Under 21 siamo passati da 34mila minuti giocati dai nostri ragazzi alla metà, questo mi preoccupa rispetto ad altre realtà. A livello di Champions un minutaggio di un Under 21 è 5 minuti, rispetto agli 8mila della Francia. Abbiamo la responsabilità di capire se le norme che abbiamo adottato sono valide: lo sono per alcuni aspetti ma vanno riviste. Oggi c’è preoccupazione in Italia nei rapporti, tra B e C. Questo la dice lunga sull’armonia, sulla compattezza d’intesa su questo progetto. Dobbiamo prendere di buono quello che abbiamo visto all’estero su questo tema. Tutte queste riflessioni richiedono una riflessione finale: bisogna vedersi in tempi rapidi per trovare delle conclusioni per tutte le altre società che nel 2018 hanno visto con preoccupazione il nascere di questo progetto».

ADERIRE AL PROGETTO – «Il tema seconde squadre è un fatto di serietà. Se ci mettiamo nelle condizioni di decidere, dobbiamo dare i termini per aderire a questo progetto. Massimo il 31 gennaio, entro 60 giorni, dobbiamo dire cosa bisogna fare per avere una seconda squadra. Altrimenti non arriveremo mai ad una conclusione».

ITALIA FUORI DAL MONDIALE – «Noi siamo la quarta forza a livello internazionale, ma siamo terzultimi per quanto riguarda l’utilizzo dei giovani formati in casa (5,2 %). Dobbiamo creare gli strumenti per favorire questa crescita. Abbiamo avviato dei confronti con la Lega Serie A, la famosa Lista 25, ma ha creato un dimezzamento dell’utilizzo dei giovani e questo richiede delle riflessioni».

PRIMAVERA – «Voglio prima tornare indietro sulle seconde squadre. Alla base c’è un tema culturale anche: mascherare quella che è la logica di ciò che avviene nel mondo del calcio. Ci sono società che hanno 30 prestiti e richiedono un premio di valorizzazione. L’aver eliminato la multiproprietà ha annullato l’efficacia del progetto seconde squadre. Dobbiamo essere più seri e capire l’esigenza reale delle seconde squadre. Probabilmente c’è poca fiducia nel nostro talento, meccanismi che favoriscono l’acquisizione di giocatori già pronti, provenienti dall’estero. Ci sono una serie di riflessioni più complesse da porre in essere. Italia Macedonia ha portato ad un elemento da elettroshock, ma non è quello il momento critico, bensì l’intera evoluzione. Oggi i dati dicono che abbiamo due problemi seri: mancanza di liquidità e problemi di patrimonializzazione. Sui settori giovanili dipende da noi, quindi impegniamoci. Partiamo da oggi, diamoci una scadenza. Altrimenti perderemo ancora anni e riparleremo di questo progetto che non è ancora partito».

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