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Guidi (Gazzetta): «15 punti, ricorso e situazione Uefa: vi spiego»

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Marco Guidi, giornalista della Gazzetta dello Sport, ha analizzato la situazione in casa bianconera in esclusiva per Juventusnews24

La Juventus è tornata in campo contro l’Atalanta, ottenendo un punto dopo il 3-3 pieno di ribaltamenti dello Stadium. Il primo match dopo la pesantissima penalizzazione, per la quale l’ad Scanavino ha comunque confermato un imminente ricorso. Di questa situazione, e degli altri filoni che vedono coinvolto il club bianconero, ha parlato in esclusiva per il nostro sito il collega Marco Guidi della Gazzetta dello Sport.

Ci potevamo davvero aspettare una penalizzazione così pesante per la Juve? 15 punti in meno sono una mazzata.

«E’ stata inaspettata. Devo dire che su questo filone delle plusvalenze su cui si erano già espressi con il primo e secondo grado l’elemento nuovo erano le intercettazioni, piuttosto che il materiale che aveva già consegnato la Procura Torino. Secondo Chinè e secondo la Procura bastava per riaprire il processo, ma teniamo conto che la riapertura non era scontata. Se andiamo a rivedere il passato sono rari i casi di giustizia sportiva dove sono stati riaperti dei procedimenti. Anche la Juve, da quanto ne so io, pensava a una penalizzazione massima di 3 punti, poi ne sono arrivati oltre quelli chiesti anche dallo stesso Chinè che invece ne voleva 9».

Quali sono ora le prossime mosse, considerando anche gli altri filoni?

«Lo hanno anticipato i legali e lo ha ribadito ieri Scanavino dicendo che ora sicuramente faranno ricorso al Coni. Nei prossimi giorni leggeremo le motivazioni ma il ricorso ci sarà e secondo me ha delle chance di essere accolto dal Collegio, anche se non risolve i problemi in toto perchè come hai detto la Juve ha diversi altri fronti aperti. Quello delle plusvalenze era quello che proccupava meno la società, ora c’è anche quello sulle manovre stipendi e, fronte che proccupa molto, si parla a livello sportivo dei mancati introiti della Uefa. Da quello che mi risulta è un fronte tutt’altro che rassicurante perchè si parla di una Uefa intenzionata a chiedere l’esclusione dalle coppe per non si sa quanto. E ricordiamoci che questo vale dalla stagione succesiva alla prima in cui la Juve si qualifica. Se i bianconeri arrivassero noni non si sconterebbe un anno, quindi anche quello complica tutto. Poi a livello personale, perchè ci sono diversi indagati tra cui Agnelli, è un’altra storia. Il fronte penale è diverso da quello sportivo».

Può essere secondo te, nel caso Uefa, una sorta di “vendetta” per la Superlega?

«Vendetta no, ma è vero che la Uefa ha il coltello dalla parte del manico. Agnelli non a caso si è dimesso e quando parla di passo indietro secondo me intende questo. Un club con lui al comando ad oggi si esponeva a un giudizio non benevolo a priori. Quando si entra nel diritto siamo tutti uguali ma è anche umano che, se si presenta una persona che Ceferin ha deferito in un certo modo tempo fa, è difficile pensare che finisca bene a priori. Io non penso a una ritorsione, però la questione politica è sicuramente importante perchè la Juve della Superlega, ad oggi, ne fa ancora parte con Real e Barcellona. Può avere un altro peso nel momento in cui la Juve decide di fare a sua volta un passo indietro. Certamente verrebbe vista con un occhio di differenza».

Tornando a parlare di plusvalenze, a pagare è stata solo la Juve. Ci sono però state intercettazioni in cui venivano fuori anche i nomi di altri dirigenti e qui penso ad esempio a Percassi o all’affare Compagnon con l’Udinese.

«C’è un concetto specifico che è quello del dolo che va dimostrato. Di base fare plusvalenze non è un reato ma una virtù. Il discorso del dolo va dimostrato senza ombra di dubbio e per la Juve, più che le intercettazioni, a pesare sono le mail che hanno poi portato il giudice a pensare che il club le applicasse in modo doloso. Per le altre questo non c’è perchè la Procura di Bergamo, faccio un esempio, che noi sappiamo non ha aperto procedimenti. Non ci sono mail in cui Percassi dice “si ho preso Muratore che vale 500mila ma l’ho valutato 4 milioni”. Purtroppo per la Juve qualcosa di simile c’è e questo è il vero motivo, fatto salvo che non è detto che non ci siano in corso altre indagini per altri club. Io credo che la dirigenza bianconera sia stata quantomeno azzardata, ma è anche vero che la metodologia viene applicata da una buona parte delle società di Serie A. Mi viene molto difficile pensare che non ci siano conversazioni tra dirigenti di una certa squadra dove si tocca qualcosa di simile. Alla fine il modus operandi è simile. Mi vengono in mente Inter e Roma che qualche anno fa erano obbligate dalla Uefa, come parte dell’accordo, a fare tot in bilancio e tot plusvalenze. Poi è normale che, non potendo vendere i big continuamente, si è fatto ricorso a compravendite di giovani giocatori, alcuni dei quali sono arrivati poi alle Nazionali come Zaniolo. Di base io non posso dire quanto vale un giocatore per poi essere smentito, tant’è che Zaniolo, uno dei ceduti nell’operazione Nainggolan, era valutato 5.5. L’Inter dava via un giocatore sapendo che lo ipervalutava, ma è anche vero che poi il percorso fatto dal ragazzo in breve ha portato i 5 milioni ad essere un prezzo ridicolo».

Con un Cherubini in meno la Juve ha bisogno oggi di un nuovo ds. A questo punto mi pare difficile che, con un quadro peggiore di quello che già abbiamo, un Giuntoli possa mollare tutto e venire a Torino.

«E lo stesso discorso si applica ai giocatori. Tutto dipende dallo scenario che Juve avrà tra qualche tempo. Se rimane la penalizzazione ma non succede altro con l’Uefa o su altri fronti è un conto. Anche un anno fuori dalla Champions ma in un Europa minore ti fa dire “ok ricostruiamo” e a quel punto un Giuntoli o altri di livello potrebbero dire di si. Un ds di dimensioni come quelle di Cherubini è chiaro che ora deve arrivare. Calvo non è una figura abituata a trattare calciatori, ma è abituata a fare ben altro, anche se avrà voce in capitolo. Il principio come ho detto è lo stesso per i giocatori. Io penso a Chiesa che è tra i migliori della rosa, è classe 1997 che tra poco farà 26 anni ed è nel pieno della sua carriera. Uno come lui delle domande se le fa se l’Uefa esclude i bianconeri dalle coppe per tanto tempo. E il tutto arriva in una situazione difficile dove a livello di bilanci la società non è messa benissimo».

A questo punto il discorso si può applicare anche per un eventuale nuovo allenatore.

«Certo, lo stesso discorso è valido anche per il post Allegri, cosa che secondo me diventa ben più difficile di come era prima. Pensiamo a Conte. Quello che arrivò nel 2011 era un altro Conte, non aveva vinto nulla e non guadagnava quello che guadagna ora al Tottenham. Lì c’era una Juve che doveva ricostruire, arrivava dall’anno di B ma già si era qualificata in Champions prima ed era in più con un nuovo stadio, un nuovo presidente giovane con idee giovani e una situazione economica non problematica. In poche parole c’era l’aria per ripartire con un progetto di un certo livello. Ad oggi io non so se Conte sarebbe contento della situazione che troverebbe tornando a Torino».

Spostiamoci al campo. Che Juve ti è sembrata quella scesa in campo ieri con l’Atalanta?

«Devo dire che a me è piaciuta molto la reazione dopo che è andata sotto. L’approccio dell’Atalanta è stato ottimo, ha spinto molto e all’inizio la Juve faceva fatica ad uscire dalla sua metà campo. Poi prendi il gol dell’1-0 per errori dei singoli e non è facile reagire, invece è stata una Juve veramente convincente perchè oltre a trovare il pareggio ha giocato a ritmo, facendo meglio dell’avversario prima dell’intervallo per convinzione e giocate. Mi ha convinto molto in quella mezz’ora, poi però mi ha sorpreso il rientro in campo. L’Atalanta è sempre una squadra di valore, ci sta che pareggia, ma ci sono stati errori strani. Poi al 3-3 le squadre erano stanche, si è giocato a grande ritmo. Non dico che si sono accontentati però nel complesso avevano già dato. Va poi dato atto ad Allegri che contro aveva un’Atalanta in forma, non una squadra qualsiasi. La mazzata della penalizzazione i giocatori l’hanno subita come ha detto l’allenatore, ma non si sono scoraggiati».

Con la Champions lontanissima, a questo punto sarebbe meglio puntare tutto sull’Europa League più che sul campionato?

«Ieri Allegri ha usato un termine che è quello del tetto dei 71 punti per la Champions. Vedendo il girone d’andata io ne sono poco convinto. Vedo Milan e Inter 37 che girano ai 40, ma non solo. Roma, Atalanta e Lazio sono praticamente lì, non puoi pensare che almeno una di queste non faccia un girone di ritorno da almeno un’altra trentina di punti. A questo punto se fissiamo il tetto lì la Juve deve fare un girone di ritorno da una cinquantina di punti che magari non bastano neanche per il quarto posto. Poi il calcio ti smentisce, ma facendo due conti… L’Europa League è una competizione difficile dove ci sono squadre di livello ma la Juve per il parco giocatori che ha è tra le favorite. Poi ci sono anche altri discorsi…».

Prego.

«Se parliamo di favorite in generaele c’è da dire che all’estero si gioca ad un ritmo diverso. C’è il Barcellona che se la gioca, c’è pure l’Arsenal che però è anche impegnato per la vittoria della Premier. Trovarmi contro un’Arsenal in finale io non me lo auguro, anche ieri con lo United andavano ad un’altra velocitò. Poi rispetto al campionato l’EL è anche diversa per episodi, per calendario… Tra due mesi magari il Barcellona non avra Lewa a disposizione e l’Arsenal giocherà con la squadra B perchè avrà lo scontro diretto con il City in Premier».

Si ringrazia Marco Guidi per la cortesia e la disponibilità dimostrate nel corso di questa intervista

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