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Higuain il lottatore: così vinse la partita contro la meningite
Gonzalo Higuain, il ricordo da brividi del padre Jorge: «Aveva 10 mesi, i medici ci diedero il 5% di possibilità che potesse sopravvivere senza conseguenze»
Ora sulla schiena Gonzalo Higuain porta il numero 9, ben impresso. Quello del bomber di razza e di chi non si stanca mai di metterla dentro. Ma quella di Gonzalo è una storia che merita di essere raccontata. In tutto questo il numero che conta è un altro. «Non smetterò mai di ringraziare quel 5%» dice papà Jorge, detto il “El Pipa”. Colpa di una naso importante, così spiegano in Argentina, che ha poi tramandato il nome al figlio in un più delicato “Pipata”.
Jorge fa il calciatore, ruolo difensore. Agli antipodi insomma del figlio, una carriera quasi tutta in Argentina (dove riesce nella strana impresa di vestire sia la maglia del Boca che del River). In mezzo una parentesi in Francia, al Brest, dove per l’appunto nasce Gonzalo. Un «lottatore», già da piccolissimo. «Quel giorno – ricorda Jorge Higuain al quotidiano argentino La Nacion – segnai di testa nel super-classico contro il Boca Juniors. Tornai a casa felice come mai prima di allora. Credevo fosse stata la partita più importante di tutta la mia carriera. Ma mi accorsi subito che, in realtà, era Gonzalo che stava lottando con tutte le sue forze per vincere la partita più importante della sua vita: aveva febbre alta, riflessi pari a zero».
Il Pipita aveva poco più di dieci mesi e la diagnosi è terrificante: meningite fulminante. «Lo portammo immediatamente con l’ambulanza all’ospedale pediatrico. Finì subito in terapia intensiva e i medici ci tolsero il respiro: il nostro Gonzalo aveva il 50% di probabilità di morire, il 45% di sopravvivere con danni cerebrali permanenti e soltanto il 5% di probabilità di sopravvivere senza conseguenze. Gonzalo è un vero lottatore. E ogni giorno ringraziamo quel 5%».