I DIALOGOBBI - Nicola Nocella: «Allegri ha la squadra che voleva»
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I DIALOGOBBI – Nicola Nocella: «Allegri ha la squadra che voleva»

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I DIALOGOBBI – Nicola Nocella: «Allegri ha la squadra che voleva». La sua analisi in esclusiva a JuventusNews24

Juventino doc, Nicola Nocella è uno degli attori più interessanti del cinema italiano. Per apprezzare il nesso tra appartenenza bianconera e professione, recuperate Cosa sarà, un film con un ottimo Kim Rossi Stuart, dove lui interpreta la parte di un infermiere e dedica una battuta ironica alla Juventus. Com’è tipico di chi recita nella vita, quando si parla di calcio sa essere immaginifico. “Interrogarlo” è stato un vero piacere.

Paolo: «Ti chiederei come prima cosa una definizione dello stato attuale della Juventus. E te lo chiedo sotto due profili. Un’analisi razionale. E una sentimentale, da tifoso. Come dire: cosa pensi e cosa senti…»

Nicola: «Domenica pomeriggio stavo lavorando. Un bellissimo documentario prodotto dalla Rai che andrà in onda su Rai tre a novembre. La troupe mi aveva concesso un’ora e mezza di libertà, attendendo, pur di farmi guardare la partita. Alla gomitata del Fideo, prima ancora che l’arbitro tirasse fuori il rosso, ho spento e sono tornato al lavoro. Immediatamente. Come sia finita la partita l’ho scoperto ore dopo, e non mi ha sorpreso. Da tifoso, questo è il mio stato d’animo, e somiglia terribilmente a quello della Juve: rassegnato, sfiduciato. E la cosa peggiore è che tra gli aggettivi che mi vengono in mente e in pancia, non c’è più “arrabbiato”.
Razionalmente mi sembra che la squadra non sappia più giocare “a pallone”. Nemmeno considero il tema “divertimento” che dovrebbe essere focale in qualcosa che prima di tutto è un “gioco”. Non si divertono, non sanno cosa fare, non lo capiscono nemmeno. Razionalmente mi sembra una squadra che è già oltre “lo sbando”. Mi sembra che non freghi un granché nemmeno a loro, a prescindere dalle parole. E questo è devastante
».

Paolo: «Visto che mi citi il tuo mestiere mi viene in mente che è facile fare il parallelo cinema-squadra. Produttore-dirigenza, regista-allenatore, attori-calciatori. Mi fai una percentuale delle responsabilità di questo momento (sempre che ti convincano gli accostamenti fatti)?»

Nicola: «Credo che siano perfetti. D’altronde, anche recitare, in inglese, si dice “to play”. È tutto un gioco, ma bisogna imparare a giocare come fanno i bambini: seriamente. Proprio perché credo che l’accostamento sia perfetto, mi permetto di aggiungerti una suggestione: la sceneggiatura. Chi ha “scritto” la squadra? Siamo di fronte al più classico dei film autoriali, in cui regista e sceneggiatore collimano.
Il regista, il mister, ha “scritto” in estate una squadra. La sceneggiatura era anche abbastanza chiara, seppur complessa. La verità è che la prima volta Allegri ha fatto un “sequel”: è partito dal film precedente, un inaspettato successo, e si è ritrovato a fare una saga che ha incassato tantissimo, con grandi risultati, alcuni anche superiori alle aspettative e al primo capitolo della saga stessa. Adesso ha voluto fare un “Reboot”. E come spesso accade, non ha funzionato.
Ma il “produttore” gli elementi che voleva il regista li ha presi tutti. Gli ha tolto dal cast chi non andava bene, seppur amato dal pubblico e gli ha lasciato carta bianca. Certo, una volta “sul set” ci ha capito poco anche la dirigenza stessa, si vede. Sopratutto comunicativamente, cosa che in maniera incredibile ha fatto difetto anche ad Allegri, che invece era sempre stato un Maestro nel governarla. Sugli attori, beh… amico mio, dovrei difendere la categoria, ma mi è impossibile. Quando mi ritrovo su un set che non è quello che mi aspettavo, in me comunque scatta un meccanismo di autotutela, che mi permette di fare il mio ed evitare figuracce. Che mi permette (è capitato, purtroppo) di dire e far dire: “ok, il film è brutto, ma Nocella si salva”. Qui non si salva nessuno. Nessuno. E, permettimi, sopratutto non si salvano i primi Galli che cantano la mattina. Credo che ci si sia capiti…
»

Paolo: «Non mi resta che chiederti un pronostico. Dove immagini che saremo tra campionato e Champions quando ci sarà la pausa Mondiale?»

Nicola: «Questa è la classica domanda da screenshot: ora ti rispondo e ne pagherò le conseguenze per mesi. Io non sono un credente, sono ateo e anche abbastanza lontano dalle religioni. Almeno nella Juve, però, fammi avere fede. A livelli mistici.
Diciamo che spero fortemente di passare il girone, anche se il Benfica è squadra tosta, e non è detto che le perda tutte e due col Psg. Se succede, andiamo a giocarcela lì. Alla pari. In campionato, meriteremmo già ora di stare più su. Ma a noi non servono gli alibi: con la Roma e con la Salernitana, sopratutto nel secondo caso, devi giocartela, come hanno fatto loro. E vincere senza nessun teatrino dell’assurdo al Var. Mi da fiducia una cosa sola: per 20/25 minuti, ce la siamo giocata con chiunque, anche dominando, Parigi a parte. Magari si riesce ad allungare questo periodo fino a fine primo tempo. Magari inizio secondo, ecco. E allora ti dico che, considerando anche il folle campionato, potremmo essere non lontanissimi dalla vetta, che mi aspetto occupata da qualcuno che oggi riteniamo “inaspettato”.
E poi aspetto Chiesa. Pogba mi ha tradito già ora. E magari, come è successo la scorsa stagione, il grandissimo colpo a gennaio, post mondiale. Non so dove saremo a gennaio, ma a maggio saremo tra le prime quattro. Ecco, ora abbiamo la frase perfetta per farmi deridere legittimamente e per anni!
»

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