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Allegri e la modulo-fobia, ma si è innamorato del 4-3-3
Il tecnico livornese detesta parlare di moduli davanti ai microfoni ma non prescinde più dal nuovo schieramento. Il 4-3-3 è imprescindibile per Allegri, nonostante gli infortuni
«Non è questione di modulo, è questione di caratteristiche dei giocatori» dice quasi sempre Allegri. Lo ha ripetuto anche in occasione dell’ultima conferenza stampa pre Sassuolo. Per Max non esistono i moduli, esistono solo interpreti con determinate attitudini che svolgono una fase di non possesso e una fase di possesso. Stop, finito qua. E se si inizia a fargli qualche domanda sullo schieramento della sua Juve, finisce che si arrabbia pure.
Da un certo punto di vista ha ragione lui. Nel calcio moderno non esistono ruoli statici, tutti attaccano e tutti difendono nel modo in cui sanno. Ogni giocatore interpreta la partita in base alle proprie peculiarità, tutto vero. Va detto, però, che esistono dei diktat, geografici e tattici, a cui una pedina di uno scacchiere deve attenersi. Mansioni indispensabili in un contesto organizzato a cui anche l’anti-modulista Allegri deve piegarsi. Perché un disegno di base deve esserci per forza, non è anarchia.
E la mano di Allegri ormai ha tracciato il suo modulo di riferimento. È l’imprescindibile 4-3-3: non c’è storia. Anche con il Sassuolo, salvo clamorose sorprese, l’allenatore proporrà il medesimo schieramento. A costo di rischiare l’acciaccato Bernardeschi formazione titolarenella . Gli infortuni di Dybala, Douglas Costa e Cuadrado non sono bastati a scostare il pur camaleontico tecnico dal suo progetto base. Qualcosa vorrà pur dire. Solidità difensiva garantita dal terzetto in mediana e imprevedibilità offensiva grazie a un tridente libero da troppo gravosi compiti di copertura: Allegri si è innamorato del suo nuovo 4-3-3.