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Juve, è Cardiff 2.0: la finale col Real non è servita a nulla
La figuraccia del Camp Nou ha troppe affinità con la finale stregata del Millennium Stadium. La Juve ritorna agli errori di Cardiff, ma perseverare è diabolico
Dagli sbagli si impara: banalità, luogo comune, frase fatta, quello che volete. Una massima che, però, dovrebbe accompagnare ciascuno nel proprio percorso di vita. La Juventus di ieri, invece, non sembra aver imparato proprio un bel niente, e da sbagli belli grossi per giunta. Il fantasma di Cardiff, inevitabilmente, torna a bussare alla porta di Massimiliano Allegri. Barcellona-Juventus is the new Real Madrid-Juventus. Un’altra imbarcata inquietante che deve spalancare gli occhi alla miope Vecchia Signora europea.
PRIMO TEMPO ALLA “PARI” – O almeno così sembrerebbe. Ieri come allora Madama disputa una prima frazione di gioco degna di questo nome (niente di eccezionale sia chiaro). Si opta per affrontare lo squadrone spagnolo di turno a viso aperto, riuscendo, con molta fatica, a stare a galla. L’illusione di potercela fare inizia a serpeggiare nella mente di tutti: calciatori, tifosi, allenatore. Nessuno si preoccupa, però, del dispendio fisico e mentale, energie che volano via e che non ritorneranno per magia nell’intervallo. Manca quella consapevolezza di starsela giocando al limite delle proprie possibilità. Può bastare un niente a rompere il sottile equilibrio.
TRACOLLO DELLA RIPRESA – Ed eccoci al dunque. Cosa succede? Semplice. Gli avversari più abituati a certi ritmi e forse, tocca ammetterlo, più forti, continuano a martellare. La Juventus, di contro, scompare dal terreno di gioco. I ragazzi di Allegri semplicemente non ce la fanno più: mente appannata, fiatone, gambe molli. Logica conseguenza delle energie disperse di cui sopra. I top player (quelli veri e non quelli presunti) alla lunga vengono fuori. Barcellona e Real Madrid sono squadre farcite di grandi campioni che, al primo sbandamento, ti puniscono. Succede che alla fine si prendono le botte, tante botte. Il ko è tecnico e fa male il doppio perché disillude.
PAURA – La paura fa 90, minuti. Costante, per tutto l’arco della gara. Mascherata nelle dichiarazioni di vigilia e in atteggiamenti tattici poco accorti, ma profondissima. Sfidare Barcellona e Real a campo aperto non è coraggio, è follia. L’incoscienza tanto decantata da Allegri nel pre-gara (guarda caso di entrambi i match) è puramente presunta. Il complesso di inferiorità che ha attanagliato la Juventus nelle due partite in questione è stato il vero tallone d’Achille dei bianconeri. Un’ansia che non ti permette di compiere la scelta giusta al momento giusto: prima e durante il match. Specie se poi parliamo di avversari che vengono a pressarti al limite dell’area, avversari che di paura non ne hanno, perché terribilmente abituati a questo tipo di serate.
Cardiff 2.0, niente di meno. Nella speranza che l’enorme pasticcio non si ripeta ancora in futuro. Non serve allarmarsi perché non ce n’è bisogno, la Juve è una grande squadra e lo sa. Ma occhio a imparare dagli errori del passato. Un’altra figura del genere non potrà essere tollerata.