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Juve Fiorentina: la novità sono i 3 punti, altre non ce ne saranno
Juve Fiorentina, contro i viola torna la piacevole novità dei 3 punti. Ma da qui a fine stagione non ce ne saranno altre
Un gol fatto, 3 annullati. Una traversa colpita; un’altra che è stata corretta in rete da Gatti; l’ultima colpita da Nico Gonzalez grazie a una deviazione di unghie di Szczesny. Non sono mancate le emozioni e i grandi episodi in Juventus-Fiorentina, nel quadro di una gara che definire solita sarebbe automatico, se di insolito non ci fossero i 3 punti che tengono a distanza il quinto posto e che mancavano da quasi un mese e mezzo. Ce n’è abbastanza per essere soddisfatti. Quanto al resto, nulla di nuovo, per l’appunto, compreso lo spegnimento progressivo nei 90 minuti. La Juve di ieri sera all’inizio è sembrata cercare dalle uscite uno sviluppo più arioso del consueto, senza fretta ma con una sufficiente pulizia di gioco, con Kostic che arriva puntuale su alcuni cambi di gioco e l’asse a destra tra Cambiaso e McKennie che ha l’intesa giusta per dare una discreta sostanza alle manovre. Il gol valido arriva dal solito corner, la nostra risorsa migliore, quella nella quale realmente abbiamo più uomini decisivi. Ma più in generale, cosa stava funzionando era l’impianto e l’interpretazione tattica: i bianconeri difendevano quasi a uomo, obbligando i viola a ritmi bassi, a inconsueti lanci lunghi dalle retrovie, a non trovare la profondità. Non ci sono contrasti, basta un ordine nel 4-4-2 in fase di non possesso per sterilizzare la partita, ancora di più dopo il vantaggio. Nel finale di primo tempo c’è stata meno capacità di stare compatti, si schermavano le linee di passaggio ma non da evitare qualche cross, senza peraltro subire pericoli.
La sensazione prevalente è che la Juve non stesse facendo nulla di eccezionale per vincere e che l’avversario non avesse tantissime energie – sia fisiche che mentali – per rovesciare un copione piuttosto normale, dove la solidità difensiva torna a essere un valore. Del resto nell’ultimissimo periodo si è incassato solo il gol di Guendouzi all’ultimo secondo dell’ultima giornata di campionato; altrimenti tra Genoa e Lazio in Coppa Italia il nostro portiere è stato praticamente inoperoso, esattamente come nei primi 45 minuti di ieri sera.
Nella ripresa il piano gara è sembrato affidarsi sulle ripartenze, ma Chiesa non aveva sprint, non era in serata, impossibile riuscire a farlo. Tanto è vero che l’unica occasione – e definisce lo stato davvero insufficiente delle nostre intenzioni offensive – è stata un tiro-cross di Kostic che deviato da Milenkovic ha rischia di finire dentro. É sembrato giusto che Federico uscisse per Yildiz. Meno che lo stesso destino succedesse al serbo, in realtà in una delle partite dove è stato maggiormente presente. La Juve si è fatta vedere davanti pochissimo e nei pochi casi in cui è successo ha dimostrato di non sapere essere decisiva, forse di non averne la tecnica o la serenità, come in qualche capovolgimento di fronte dove sbagliamo malamente. E nell’ultimo tratto di gara, dopo avere acceso un cero a san Tek per la parata capolavoro su Nico Gonzalez, non siamo stati proprio in grado di tenere un pallone. Abbiamo subito un assedio che è il ritorno a un grande classico di questa annata.
Buon per noi che abbiamo un grande portiere, che in fondo la difesa ha una sua solidità e che stavolta, al contrario di qualche partita recente, non paghiamo un prezzo per il nostro atteggiamento, i nostri limiti, la nostra mentalità. L’importanza di questi 3 punti prevale su qualsiasi altro ragionamento. Nessuna ipotesi che la situazione da qui a fine stagione possa cambiare. Non è nella volontà di Allegri provare qualcosa d’altro, né in termini di modulo, né tanto meno rischiando una proposta di gioco più coraggiosa. E, del resto, nel 2-0 sulla Lazio c’era stata l’efficacia di due grandi giocate, solo parzialmente contenevano un’idea diversa.
Non abbiamo neanche i giocatori che siano in grado di essere così decisivi da mutare la nostra identità o da essere risolutivi di tutti i problemi accumulati in questi mesi. Colui che più avrebbe potuto dare uno sprint a questa Juve è Federico Chiesa e anche stavolta la sensazione è rimasta quella di una mancata continuità. Contiamo le giornate e prepariamoci ad altri assedi pur di portare a casa la qualificazione in Champions League.