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Juve Hellas Verona, Bentancur soffre, Dybala convince: l’analisi tattica
La Juve vince 2-1 contro l’Hellas Verona. Bentancur soffre le marcature mentre Dybala, da punta, fa una buona partita. L’analisi tattica
Tornano alla vittoria i bianconeri e lo fanno contro gli scaligeri di Juric. Ecco 3 spunti tattici di Juve-Hellas Verona.
Bentancur soffre l’intensità scaligera
La gara sotto certi punti di vista ha ricordato quella contro la Fiorentina. L’Hellas di Juric è scuola Gasperini, si contraddistingue per intense marcature a uomo e grande aggressività. I 3 centrocampisti dell’Hellas compiono un lavoro straordinario sui mediani avversari, la Juve fatica nel far partire l’azione in modo pulito e nel giocare sul corto. Bentancur in particolare, alla prima da titolare come vertice basso, soffre il contesto, con poco spazio e ridotte soluzioni di passaggio. Con l’ingresso di Pjanic, Sarri ha voluto migliorare il palleggio. Inoltre, nonostante avessero teoricamente qualche spazio in più, i terzini non hanno aiutato la squadra a sviluppare bene sulle corsie esterne.
Dybala convince come 9
Tra le poche note liete c’è l’ottima gara che Dybala ha offerto come 9. I suoi movimenti a venire incontro aiutano la Juventus a risalire palla a terra, con le mezzali che si buttavano negli spazi (soprattutto Ramsey, a cui Sarri ha dato tanta libertà tattica). Inoltre, nonostante la Juve abbia sofferto l’intensità avversaria, Dybala è sembrato pimpante dal punto di vista fisico, vincendo duelli e contrasti anche spalle alla porta. Da segnalare le ottime combinazioni con Ronaldo sullo stretto, coi due che hanno giocato spesso molto vicini tra loro rispetto ai tempi di Allegri.
Troppa lunghezza nel finale, nonostante un gran Matuidi
La Juventus nel finale non è compatta come ci si augura, con l’Hellas Verona che sfrutta bene l’ampiezza del campo contro una squadra piuttosto sfilacciata. L’occasionissima per Lazovic ne è un esempio, con l’Hellas che dopo aver vinto una seconda palla (azione che nasce da un lancio lungo in mezzo) trova spazio enorme sul lato debole per servire l’esterno. In sintesi, poca coordinazione nel pressing e difficoltà nel leggere i movimenti dei quinti avversari (nel caso di oggi, Faraoni e Lazovic). La Juve soffre fino alla fine nonostante un Matuidi encomiabile, col francese determinante per la qualità dei suoi inserimenti offensivi (purtroppo spesso impreciso nell’ultimo passaggio)