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Juve in azzurro: l’avventura dei bianconeri al Mondiale 1934

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Il sodalizio tra la Nazionale italiana di calcio e la Juve è sotto gli occhi di tutti: le vittorie azzurre sono a forte tinte bianconere

La storia della Nazionale italiana di calcio è indissolubilmente legata a quella della Juventus. I grandi trionfi dell’Italia ai Mondiali (1934, 1938, 1982 e 2006) e agli Europei (1968) sono a forti tinte bianconere, con tanti calciatori della Vecchia Signora prestati alla causa della Nazionale.

Il primo Mondiale della storia è stato disputato nel 1930 in Uruguay: la Nazionale italiana non vi partecipò, nonostante fosse la detentrice della coppa di cristallo, trofeo assegnato ai vincitori della Coppa Internazionale. L’epopea della maglia azzurra ai mondiali inizia allora tra le mura amiche. L’organizzazione infatti dei Mondiali 1934 viene assegnata all’Italia, ai tempi sotto l’egida del fascismo. L’organizzazione di quei campionati mondiali venne utilizzata anche per fini propagandistici, sia verso l’interno del Paese che per la politica estera. Insomma, la grandeur dell’Italia fascista passava anche dal risultato ottenuto sul campo.

La Juve ai Mondiali del 1934

La Nazionale italiana era allenata dal mitologico Vittorio Pozzo, unico allenatore di calcio capace di vincere due Mondiali consecutivi, mettendoci in mezzo anche l’unico successo azzurro ad un’Olimpiade (1936 a Berlino). Vittorio Pozzo dirama le convocazioni per i Mondiali del 1934: son ben 9 i bianconeri presenti, reduci dalla quaterna di scudetti vinti sotto la guida di Carlo Carcano, che l’anno dopo completerà la cinquina regalando ai tifosi un quinquennio favoloso dal 1930 al 1935. In porta il titolare è Gianpiero Combi, baluardo della difesa bianconera. In difesa l’esperto Umberto Caligaris, affiancato nelle convocazioni da Virginio Rosetta che dal 1935 assumerà la carica di giocatore-allenatore nella Juventus. A centrocampo sono quattro i calciatori della Vecchia Signora: nel ruolo di mezzala l’alessandrino Giovanni Ferrari, il centromediano Luisito Monti (argentino naturalizzato italiano) noto con il soprannome di doble ancho, armadio a due ante per la sua prestanza fisica; Luigi Bertolini con la sua leggendaria benda bianca sulla testa nel ruolo di centromediano e a completare il centrocampo c’era Mario Varglien, che non scese però mai in campo. Sulla fascia sinistra c’era Raimondo ‘Mumo’ Orsi a mettere a ferro e fuoco le corsie laterali, mentre in posizione di centravanti fu convocato anche il giovane Felice Borel, detto ‘Farfallino’ per la leggerezza della sua corsa.

I bianconeri si disimpegnarono in maniera eccezionale: Combi è ricordato nelle cronache del tempo ai limiti della perfezione, Luisito Monti sempre al centro della battaglia, ‘Mumo’ Orsi un’autentica spina nel fianco, Ferrari splendida mezzala anche con gol nei piedi. Lo juventino Orsi riuscì ad andare in gol per ben 3 volte: doppietta nella gara inaugurale contro gli Stati Uniti finita 7-1 e gol fondamentale per mandare ai supplementari la finale con la Cecoslovacchia, decisa poi da Schiavio. Ferrari invece siglò due gol nella rassegna iridata: protagonista nella goleada contro gli Stati Uniti e fondamentale nell’1-1 contro la Spagna, col gol che rese possibile la ripetizione della gara vinta poi dagli azzurri per 1-0 con gol del ‘Balilla’ Meazza.

 

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