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Juve Lazio: la Coppa Italia è una certezza

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Juve Lazio: la Coppa Italia è una certezza per la squadra di Massimiliano Allegri. Cosa lascia la partita

Che cosa ci dice JuventusLazio di Coppa Italia? È una gara che rappresenta un episodio all’interno della stagione o ha una valenza superiore? In altri termini, la squadra con la coppia Chiesa-Vlahovic, ancorché poco dialoganti, è quella che potrebbe regalare qualche soddisfazione al popolo bianconero, tornato vociante in uno Stadium con larghi spazi vuoti a differenza di altre partite di Coppa Italia? Forse sono troppo domande per pensare o addirittura pretendere che una sola partita, per di più dalla caratteristiche particolari come un dentro-fuori di coppa, possa generare risposte univoche. Però è un esercizio mentale d’ordine mettere in fila un po’ di ragionamenti dove è il campo a prevalere sui malumori – definiamoli superficialmente così – di un periodo di libri neri e motivazioni, intercettazioni dal valore confessorio e penalizzazioni così dure da sembrare impossibili, se non se ne paventassero all’orizzonte di peggiori.

Sgombriamo il terreno da un’immagine facile, dal ricorso a un appiglio tradizionalmente richiamato nelle fasi più problematiche: la Juve non ha battuto la Lazio grazie all’orgoglio. Non abbiamo visto 11 leoni in campo, come recita la retorica da curva (che serve, ma non è necessariamente precisa). La squadra ha vinto con l’applicazione di chi sa cosa può fare e cosa non è lecito neanche pensare. Non ha praticamente corso pericoli, lasciando a Perin il dovere giusto di qualche uscita alta. Non ne ha creati molti, ma ha dato la sensazione nel primo tempo come nel secondo di saper crescere progressivamente nel tempo. Come fa, tendenzialmente, una squadra che ha delle certezze e che le sedimenta col passare dei minuti. Può sembrare – e lo è in gran parte – ai confini dell’irreale ricordando il nulla abulico di Juventus-Monza di pochi giorni fa. Ma forse proprio il doversi misurare con una posta in palio certa e con un avversario alla pari ha fornito quelle motivazioni e quella concentrazione che non si vede in campionato, non la si è vista tante volte ed è più che probabile che non vedremo ancora. Non è un alibi, ma è la realtà dei fatti. Non credo che questo gruppo abbia le risorse nervose per ribaltare il senso di una stagione in una competizione come il campionato dove le vere partite si giocheranno con altri avversari di quelli che ti mette di fronte il calendario di volta in volta.

Il significato principale di Juve-Lazio sta nella competizione. Vedendo la moria delle grandi – Milan, Napoli, Roma, Atalanta e pure Lazio -, la Juve come da tradizione da Andrea Agnelli in poi non ha mai snobbato l’impegno, l’ha considerato un vero e proprio obiettivo stagionale e non per modo di dire. Conte, Allegri, Sarri e Pirlo: ognuno di loro o ha vinto o è comunque andato in finale. L’idea di un doppio confronto con l’Inter non può che alzare il livello di responsabilità del nostro futuro ed è una gran bella notizia. Magari finirà male, ma non c’è niente di peggio che non essere presenti davvero “fino alla fine” in qualche contesto. Non è detto che capiterà a tutte e già questo potrebbe farci rafforzare il gusto e l’orgoglio di essere juventini.

Se la Juve nei prossimi impegni avrà l’interpretazione di stasera, determinando il vantaggio quando matura numeri favorevoli, sarà davvero guarita. Il 55% di possesso palla, gli 8 tiri a 3, i 5 corner contro i nessuno della Lazio hanno prodotto l’1-0. Quando la struttura del match si è capovolta nel secondo tempo, non è diminuita la serenità nel condurre in porto la partita. Se avessimo questa coerenza anche in Europa, un tratto di strada lo si farà. Per sperare che sia lungo, dobbiamo necessariamente fare in modo che non siano solo tutti sufficienti come stasera, ma che qualcuno riesca a fare una prestazione di grande personalità. Gli uomini non mancano, anche per aiutare Vlahovic a essere decisivo come sappiamo sa essere anche se quasi non ce lo ricordiamo più.

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