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Juve, paradosso Thiago Motta: perché la Champions è stata un inganno

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La contraddizione del percorso di Thiago Motta alla guida della Juventus è tutta in alcune partite che avevano illuso, dolci sospetti che poi il campo non ha confermato. Risultati Champions League che lasciavano presagire una crescita che, però, non c’è mai stata. La squadra bianconera, infatti, ha vissuto la prima parte di stagione con tappe altalenanti, ma sempre dando il sospetto che potesse da un momento all’altro svoltare con una serie di vittorie incoraggianti e alcune prove convincenti, di carattere e anche bellezza. Sembrava di rivedere il Bologna dello scorso anno, quando alla guida c’era proprio Thiago Motta, allenatore esteta ma anche pratico, capace di valorizzare i singoli. Giuntoli lo aveva scelto proprio per questo motivo, convinto di poter unire risultati a bellezza, sicuro di aver affidato la Juventus all’allenatore giusto dopo Allegri. Una scelta rivoluzionaria soprattutto per filosofia.

Cercasi continuità: con Thiago Motta è mancata anche quella

Non è andata come i tifosi si aspettavano, non è andata come soprattutto la società si aspettava. Bastava leggere i risultati di Serie A successivi ad alcune grandi notte europee per rendersi conto che uno dei problemi principali della Juventus era la continuità. Ovvero: non riuscire a dar seguito ad alcuni indizi di progresso. Gli esempi sono tanti. Tornando a parlare delle notti europee, la Juve aveva convinto tutti all’esordio contro il Psv, quando vinse 3-1, ma anche nella trasferta di Lipsia, forse la gara più bella della stagione, una notte magica. Finì 3-2 con vittoria in rimonta, con doppietta di Vlahovic che in quel momento era ancora al centro del progetto e dell’attacco, con gol decisivo di Conceicao che cominciava a mostrare tutto il suo enorme potenziale. Il mercato in sintesi stava lentamente funzionando, così come il gioco. Era il 2 ottobre. Poi, però, c’è stata una flessione, pur con alcuni sussulti, come il 2-0 al Manchester City che viveva comunque un momento di difficoltà. C’era però, come detto, un dato preoccupante: i trionfi europei non avevano seguito. Nessuna continuità. In campionato, a ogni vittoria di prestigio in Champions, seguiva una delusione. Dopo il Lipsia, pari col Cagliari in casa. Dopo il City, pari col Venezia. Sempre allo Stadium. Due partite alla portata, quattro punti persi che oggi pesano leggendo la classifica e la distanza dalla vetta. La Juventus avvertiva dunque le fatiche in settimana ma mostrava anche una certa fragilità mentale a tenere sempre alta l’attenzione e la concentrazione. In sintesi, però, il percorso in Champions dei bianconeri resta forse una delle note liete del lavoro di Thiago Motta. Dopo, infatti, per l’ex allenatore del Bologna, è andata sempre peggio. 

Tudor e la possibilità di salvare la stagione

A cominciare dall’eliminazione agli spareggi contro il Psv, con vittoria all’andata per 2-1 e qualificazione che sembrava possibile. Un altro esempio di come la Juve sia crollata nel momento decisivo. Poi è stato incredibile il ko contro l’Empoli in Coppa Italia, altra eliminazione non prevista, addio all’ennesima competizione prima dello scudetto che a un certo punto, ironia della sorte, sembrava possibile grazie a una classifica cortissima. Sei punti dalla vetta, l’Atalanta in casa: se la Juve voleva dare un senso alla propria stagione, aveva un match point facile facile da giocare a Torino. Risultato? 4-0 per la Dea e addio sogni di gloria. In pratica, in questo inizio anno, una serie di cadute rovinose fino al tracollo del Franchi. La sconfitta contro la Fiorentina è stata l’apice delle difficoltà, il momento in cui la società ha avuto la certezza che cambiare era l’unica soluzione per provare a sovvertire le sorti di un’annata in cui, ora, la qualificazione in Champions League resta non solo l’obiettivo principale, ma anche l’unico possibile per non parlare di delusione totale. Per salvare il salvabile. Ecco perché Tudor dovrà essere molto più di un traghettatore nelle idee del club, che lo ha scelto per concludere questo percorso. L’ex Lazio non dovrà solo limitare i danni, ma dovrà restituire alla Juve anima, sorrisi e una solidità difensiva ormai persa per prepararla anche al Mondiale per Club. La stagione non è affatto finita. 

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