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Juve, la “pareggite” riporta al 2001/2002: dalla rivoluzione alla conquista del titolo
La Juve ha collezionato 5 pareggi in 9 gare di campionato: i bianconeri non pareggiavano tante gare dal 2002/2001. Il parallelismo
Un nuovo stop per la Juve sul campo del Benevento.
La squadra di Pirlo, al Vigorito, non è riuscita ad andare oltre l’1 a 1, portando a casa un altro pareggio in campionato, il quinto in sole nove gare. Per la Vecchia Signora, infatti, sono 4 le vittorie ottenute: contro la Sampdoria, il Napoli (a tavolino), lo Spezia e il Cagliari. Ben 5, invece, le sfide finite in parità: con Roma, Crotone, Verona, Lazio e appunto Benevento. Un inizio simile con tanti pareggi, la Juve non lo viveva dal 2001/2002. In quella stagione, infatti, nelle prime 9 gare la squadra bianconera collezionò 3 vittorie, una sconfitta e 5 pareggi. A fine stagione, però, fu proprio il club guidato da Lippi a vincere lo scudetto.
La “pareggite” colpisce la Juve, come nel 2001/2002
Dopo 3 vittorie contro Venezia, Atalanta e Chievo, la Juve nel 2001/2002 attraversò un momento di crisi.
Un pari contro il Lecce, una sconfitta contro la Roma, e poi nuovamente 5 pareggi contro Fiorentina, Torino, Bologna, Inter e Verona. Nelle prime 9 di campionato, la squadra di Lippi fece peggio di quella di Pirlo. A fine stagione, però, ottenne la vittoria del titolo nell’emblematica ed iconica giornata del 5 maggio 2002. Le due stagioni bianconere, a quasi 20 anni di distanza, hanno più di un aspetto in comune.
Il cambio in panchina: da Lippi a Pirlo
Due cambi in panchina. Il primo parallelismo parte proprio dai tecnici.
Nel 2001 la dirigenza bianconera decise di salutare Ancelotti, autore di stagioni non esaltanti in panchina, e di richiamare Marcello Lippi, che qualche anno prima, nel 1996, aveva guidato la squadra alla conquista della Champions League. Un tecnico che alcuni bianconeri già conoscevano, e con un’esperienza importante alle spalle, ma comunque un ciclo nuovo con la necessità di adattamento.
Nel 2020 la storia si ripete, con la società che sceglie un nuovo tecnico dopo l’esonero di Sarri, un allenatore mai entrato troppo in sintonia con l’ambiente bianconero. Questa volta la scelta ricade sul giovane Pirlo, alla prima esperienza in panchina. Una squadra tutta da costruire, tanti cambi sul mercato e il bisogno di creare un’identità.
Il mercato rivoluziona le squadre
Nel 2001 la Juve visse un’importante rivoluzione sul mercato.
I bianconeri vendettero Zidane al Real Madrid, Van der Sar al Fulham e Inzaghi al Milan: al loro posto Buffon, Thuram e Nedved, tre giocatori interessanti ma con il bisogno di adattarsi al nuovo ambiente e di entrare nei meccanismi di gioco del nuovo tecnico.
Anche in questa stagione, i bianconeri hanno cambiato molto: dopo aver svecchiato la rosa cedendo Pjanic e risolvendo i contratti con Matuidi e Higuain, si sono rinforzati con i giovani Morata, Kulusevski e Chiesa. Nonostante il momento straordinario dello spagnolo, gli altri due giovani hanno bisogno di tempo per entrare a pieno nell’idea di gioco di Pirlo.
La svolta si chiama Nedved
A cambiare il volto della Juve fu soprattutto l’integrazione in squadra di Pavel Nedved.
Il ceco, impiegato in posizione di trequartista da dicembre in poi, fece la fortuna della squadra di Lippi. La Furia Ceca si integrò nelle rotazioni, risultando decisivo in più occasioni.
Allo stesso modo per la Juve attuale, la svolta potrebbe essere rappresentata dai giovani talenti appena arrivati in bianconero, che al momento, come ha ribadito più volte lo stesso Pirlo, hanno bisogno di tempo.
Nel 2001/2002 fu scudetto, nonostante la “pareggite”
Nonostante l’inizio difficile e la “pareggite”, nella stagione 2001/2002 fu proprio la Juve a vincere lo scudetto,
nell’emblematica ed indimenticabile data del 5 maggio. Per i bianconeri fu decisiva la seconda parte di stagione, che permise alla squadra di Lippi di arrivare, all’ultima giornata, ad un solo punto di distacco dall’Inter, che perse contro la Lazio e “consegnò” lo scudetto ai rivali, vincitori sull’Udinese.
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