News

«La Juve non sta cercando un attaccante. Paratici mi diceva spesso…»

Pubblicato

su

Al telefono con… | «Juve Spal? Non ci sono partite che si possono sottovalutare. Pirlo sta cercando la quadratura giusta, bisogna dare fiducia»

Più che un’intervista, è una telefonata tra persone dell’ambiente, addetti ai lavori, una di quelle conversazioni calciofile che spesso si fanno durante la settimana: un confronto con chi ne sa o potrebbe saperne perché ha vissuto tante situazioni simili e chi prova a capirne sempre un pezzo di più. Nasce tutto da un ricordo che riaffiora quasi per caso nel giorno di un match, quello tra Juve e SPAL, che potrebbe effettivamente stimolare pochi spunti di approfondimento. E invece…

Pronto, ciao bomber! Come stai? Sei svincolato? La Juve pare stia cercando un attaccante come te per completare il reparto…
«Ma no, la Juve non cerca attaccanti: è al completo. Poi è normale che se ci sarà un’opportunità non se la farà sfuggire, è ovvio che si resti vigili sul mercato».

Me lo dici da juventino?
«Sì, da juventino sportivo».

E che mi dici di questa Juve di Pirlo?
«Se vai a guardare solo da tifoso tutti i nove anni in cui la Juve ha vinto lo scudetto, può esserci un po’ di delusione. Se invece andiamo ad analizzare tutto quanto, Pirlo sta cercando di trovare la quadratura giusta. Alla Juve ti lasciano poco tempo, è vero, però bisogna dare fiducia».

Juve-SPAL mi ha fatto tornare in mente una partita di play off di Serie C che hai giocato insieme a Fabio Paratici, tuo compagno di squadra, e contro Pasquale Marino (allenatore della formazione avversaria). Stagione 2001-2002, Giugliano-Paternò: il 2-0 dell’andata aveva fatto sembrare quasi scontato il vostro passaggio del turno, e invece gli etnei ribaltarono il risultato al ritorno (2-0) e si qualificarono per la migliore posizione in classifica. Tra l’altro il Paternò era stata definita la squadra con il miglior gioco d’Europa in quella stagione…
«Sì, è vero… Nella partita d’andata avevamo giocato benissimo, avevamo sbagliato anche il 3-0. E forse nella gara di ritorno siamo arrivati troppo sicuri di passare il turno. In quella circostanza abbiamo subito gol al 45’ del primo tempo, siamo entrati negli spogliatoi sotto di 1-0 e abbiamo accusato il colpo: sullo 0-0 all’intervallo sarebbe andata diversamente».

C’è il rischio che la Juve sottovaluti l’impegno con la SPAL?
«Non ci sono partite che si possono sottovalutare, in nessuna competizione! La Juve ha sempre la stessa voglia di vincere e la stessa mentalità, le altre squadre però si stanno migliorando. E anche per questo stiamo assistendo a un campionato più equilibrato: magari prima la capolista surclassava l’ultima in classifica, adesso non è più così».

Avete giocato insieme tante stagioni con Paratici, che compagno di squadra era?
«Abbiamo giocato insieme a Paratici in tante squadre, abbiamo anche vinto la Coppa Italia di Serie C a Brindisi, contro la Pro Patria. Lui in quella partita faceva il terzino. Era un predestinato, si vedeva già. Era sempre lì ad aiutare i compagni, a sopperire a qualsiasi ruolo che gli dava da fare il mister: da terzino a centrocampista che era il suo primo ruolo, lui c’era sempre».

Eppure non era un titolare inamovibile…
«Nessuno è titolare nel calcio, a parte gli attaccanti che fanno sempre gol (sorride, ndr). Bisogna sempre guadagnarsi il posto e lui giocava sempre. Ricordo che una volta Paratici mi fece fare un gol di testa con un suo cross di sinistro, contro la Palmese. Io gol di testa ne facevo pochi».

E qual è la cosa di Paratici che ricordi con più piacere?
«Di solito i centrocampisti dicevano ‘palla a te e ti veniamo ad abbracciare’, lui lo diceva spesso. Non solo a me, con noi a Brindisi c’erano anche Francioso e Orlandini, attaccanti che hanno fatto crescere sia lui che me. Tutte persone incredibili anche dal punto di vista umano».

Come mai adesso in Italia ci sono pochi centravanti di livello?
«Perché non si ha fiducia nei settori giovanili, e non c’è voglia di andare a scovare i talenti nelle categorie inferiori. E poi non c’è più la mentalità di una volta: prima non esistevano procuratori e soprattutto genitori che accompagnavano i figli al campo, adesso gira tutto intorno a questa dinamica bruttissima».

Cosa ne pensi del progetto Under 23?
«E’ importante. Frabotta arriva dall’Under 23, non è un caso. E’ importante perché invece di mandare i giocatori in prestito e magari correre il rischio di perderli, in questo modo li tieni in casa e li segui molto di più. Se li dai in prestito, devi sempre mandare qualcuno a seguirli e diventa tutto più complicato. Dovrebbero farlo più società, non solo la Juve».

Tornando a Juventus-SPAL, Pasquale Marino è stato pure tuo allenatore…
«Mi ha fatto esordire in Serie A. Devo tanto a lui perché mi aveva fatto esordire giovanissimo anche in Serie D, poi qualche anno dopo ci siamo ritrovati al Catania e mi ha fatto giocare nella massima serie. Con lui sono sempre stato bene: è una persona schietta che ti dice le cose in faccia, com’è giusto che sia».

E dovendo fare un pronostico per questo Juve-SPAL, chi scegli tra Paratici e Marino?
«Difficile. Sono state due persone importanti per me dal punto di vista calcistico, auguro tutto il bene di questo mondo a entrambi».

Senti, ma tornando su di te: sei pronto se la Juve ti chiama?
«No, sono occupato (sorride, ndr). Sono tornato a Palermo, nel Borgo Nuovo, la società in cui ho giocato da giovane, faccio il dirigente e credimi che è bello vedere i ragazzini felici che giocano a calcio».

E in futuro cosa vuoi fare?
«Io ho sempre parlato al presente, mai del futuro o del passato. Per adesso penso ai piccolini della scuola calcio che fanno fino agli Allievi regionali, poi più avanti si vedrà».

Dall’altra parte del telefono c’è Giorgio Corona, Re Giorgio, mister 258 reti in carriera, tra i pochissimi ad aver segnato in tutte le categorie del calcio italiano. E che stasera sarà un osservatore speciale di Juventus-SPAL, da «juventino sportivo».

Exit mobile version