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Juve Spezia: 3 motivi per sorridere

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Juve Spezia: 3 motivi per sorridere dopo la vittoria dei bianconeri allo Stadium grazie ai gol di Vlahovic e Milik

Gol su punizione di Vlahovic in apertura; raddoppio di Milik in chiusura, nei tempi di recupero: è negli estremi che si racchiude Juventus-Spezia ed in effetti non ci sarebbe molto altro da aggiungere, se non che esattamente come contro il Sassuolo il risultato è più ampio di quanto si sia visto nei 90 minuti. E forse bisogna partire esattamente da qui per andare a trovare 3 motivi per sorridere in casa bianconera.

A partire da Allegri, visibilmente arrabbiato durante la gara ma più sereno di altre volte al termine: buttare via l’occasione di accorciare la classifica sarebbe stato un delitto. I 3 punti consentono di essere alla pari di squadre più brillanti in questa prima fase – il Milan e il Napoli -, non immuni però da passaggi a vuoto non meno preoccupanti di quelli che hanno generato tante critiche sulla Juve. Tutte giuste, per carità, ma non è che nei suoi dintorni si veda molto di meglio. Poco consolante, ma questo è lo stato del calcio italiano. Si fatica a vedere una squadra vincente e convincente – per dirla alla Sacchi – per due o tre partite di fila. Che sia l’anomalia di un torneo iniziato presto e concentrato o lo stato dell’arte complessivo lo capiremo già la prossima settimana, quando in 7 squadre ci si presenterà ai nastri di partenza delle coppe europee. E per quanto riguarda la Juve, neanche il più ottimista dei tifosi riesce a dare troppo credito alla trasferta parigina, è tutto un parlare della corsa sul Benfica e certi umori una loro ragione d’essere ce l’hanno, a prescindere dal poco o dal non abbastanza visto con lo Spezia.

Ciononostante, 3 motivi per sorridere Allegri li ha (l’ambiente meno, è evidente che ha bisogno di ben altre prove). E non mi riferisco al gioco delle tabelle e dei confronti con la brutta partenza dell’anno scorso, un confronto sbagliato e irrispettoso di una squadra che con un cammino tutt’altro che spedito era riuscita comunque a infilarsi tra le prime 4. E neanche alla constatazione che in 4 gare si sia incassato un solo gol e su palla inattiva (contano anche quelli, peraltro, anzi sono tra quelli che più generano sensi di colpa): la Juve ha avuto un calendario favorevole, 3 gare in casa su 4, era quasi un obbligo registrarsi difensivamente per una squadra che ha nel suo tecnico un convinto assertore che quella sia la via maestra per raggiungere un’identità che duri nel tempo. Perciò, va salutato con soddisfazione ciò che si è visto ieri nell’autorevolezza di Gatti e nella crescita di Bremer, fattori che hanno giocato a favore di una serata inoperosa per i due portieri della Juve.

I 3 motivi per sorridere sono (nel mio personalissimo ordine d’importanza)
1) Un risultato oltre i propri meriti. So bene che alcuni lo ritengono diseducativo. Se c’è un aspetto che non mi ha mai convinto del risultatismo – filone culturale al quale peraltro mi iscrivo – è l’idea che gli 1-0 servono a forgiare una mentalità utile nei momenti di sofferenza. Preferisco pensare che un 2-0, fosse anche all’ultimo secondo, dimostri la capacità di estrarre il massimo dal minimo. E se lo fa grazie a Milik e a un Miretti di questa personalità lo trovo ancora più positivo e rafforzante.
2) Il fattore Vlahovic. «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova»: credo che Agatha Christie aspetti come me il momento della terza punizione calciata da Dusan. Per adesso due gol così bastano per farmi pensare che un centravanti così bravo su punizione non lo abbiamo mai avuto.
3) La gestione del turnover. L’insidia di Juve-Spezia era chiara: da questo turno è iniziato un altro campionato, un’altra stagione. Allegri è preparato alla necessità delle rotazioni, le ha fatte sempre, potrebbe avere qualcosa in più in termini di conoscenza. É vero, i 3 di centrocampo erano gli stessi della gara con la Roma e non meritano i complimenti ricevuti in quella occasione. Ma dietro e davanti c’era qualcosa di diverso ed è sensato che si perda qualcosa in termini di gioco con altri interpreti (Kean ala fa veramente fatica) se questo serve per risparmiare forze riuscendo comunque a vincere.

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