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Il senso di Juve Sporting è l’1-0

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Il senso di Juve Sporting è l’1-0: ennesima vittoria di misura della squadra di Allegri grazie a Gatti

Perdonate la banalità dell’assunto da cui voglio partire. Il senso di JuventusSporting è molto semplice ed è tutto riassunto in una sola cosa: il risultato di 1-0. E non perché vincere è l’unica cosa che conta, visto che in una doppia sfida può anche non bastare.
Lo propongo perché mi rendo conto che lo stiamo dimenticando da un po’ di tempo a questa parte. Me ne accorgo nel dibattito tra i tifosi. E non mi riferisco a quelli contrassegnati dagli #AllegriOut comunque vada. Quelli sono trascurabili, francamente, troppo monotematici per essere credibili interlocutori. Mi verrebbe da dargli torto anche quando potrebbero avere ragione. Sono così insistenti che si sentono nel giusto sempre, che si vinca o si perda o che – come nel caso di ieri sera – si vinca rischiando di perdere. E magari meritandolo pure se non che, da che mondo e mondo, c’è una antica legge: il calcio può essere il luogo dei verdetti incoerenti. Soprattutto le coppe.
Voglio invece sottoporre la mia banalità ai tanti che pensano al calcio e ai suoi responsi come atti di una verità assoluta. Quelli che programmaticamente spiegano che se tu non pratichi un certo tipo di gioco, non puoi minimamente sperare di arrivare alla meta finale. Sarà che se proprio mi devo cercare delle certezze forti le vado a cercare in altri campi – non trovandole, peraltro -, ma io a questa cosa non credo. Ne penso un’altra. Che una partita di un quarto di finale d’andata non è nient’altro che un primo atto. Il cui significato, per l’appunto, lo capiremo tra 7 giorni con il responso definitivo.

Se si passerà il turno, ci diremo tutte le belle cose che ci hanno permesso stasera di portare in Portogallo il vantaggio di un gol. La più grande delle quali è lo status dei nostri due portieri, Szczesny e Perin, eroi di una sera come tante volte lo sono stati quelli come loro. Altrimenti non si direbbe che “salvano il risultato”. Se non ci fosse bisogno dei Tek e dei Mattia la storia del calcio non sarebbe piena di momenti come quelli che abbiamo vissuto in piccolo all’Allianz. E neanche l’Argentina dell’incommensurabile Lionel Messi sarebbe campione del mondo senza il Dibu Martinez a chiudere lo specchio all’ultimo minuto a Kolo Muani.
Ecco quel che contesto: che ogni risultato sia necessariamente frutto del raggiungimento di una identità forte di squadra. E pure il suo corollario: che se non ce l’hai secondo certi canoni, non si possa arrivare fino in fondo. E poi quella concezione che finisce per esprimersi per formule, ovviamente tutte basate su un senso di superiorità che sta tra la storia e il dna: la Juve aggressiva; la Juve superiore; la Juve che fa la Juve, eccetera eccetera. Perciò: o lo Sporting lo domini, o non sei più tu. Una descrizione di un mondo ideale, che non tiene conto anche solo dell’ultimo anno. Dove siamo usciti malissimamente dalla Champions League, E dove, tendenzialmente, negli scontri diretti di campionato spesso siamo stati pesantemente inferiori, talvolta subendo (Milan e Napoli su tutti), senza neanche dare la sensazione di una minima possibilità di tenuta dalla valanga che ci stava travolgendo.
Non è questa la partita – o meglio, non solo questa – per esprimere un giudizio sul nostro allenatore. Che non ha difettato di coraggio iniziale (vedi le “4 punte” annunciate in conferenza). E neanche di capacità di correzione in corsa, nel momento in cui è apparso evidente che la serata difficile di non pochi giocatori stava rendendo problematico tenere lo 0-0. É stato anche giusto tentare una strada diversa, ancor di più lasciarla quando ci si è accorti che si finiva nel burrone.
L’1-0 è un ottimo risultato, in una competizione nella quale solo il Feyenoord ha sconfitto la Roma con lo stesso punteggio e lo spauracchio Manchester United ha impattato 2-2 col “modesto” Siviglia. Guardare gli altri è un esercizio utile per capire qualcosa di più di se stessi.

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