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Juve dalle stelle alle stalle in 3 partite: è “colpa” di Allegri o dei giocatori?
Juve dalle stelle alle stalle in 3 partite: è “colpa” di Allegri o dei giocatori?. L’approfondimento sulla mini crisi dei bianconeri
Il fischio finale dell’arbitro Abisso contro l’Udinese ha sancito la mini crisi della Juve che, in 3 partite, ha portato a casa la miseria di 1 punto, vedendo l’Inter volare a +7 in classifica. Un tracollo, quello dei bianconeri torinesi, davvero inaspettato.
La squadra di Allegri sembrava volare sulle ali dell’entusiasmo tra i gol di Vlahovic, le giocate di Yildiz e i risultati abbondanti maturati a gennaio. L’espulsione di Milik con l’Empoli e il conseguente pareggio sembrano quasi aver creato una spaccatura nelle certezze che avevano raggiunto, fino a quel momento, Danilo e compagni. I risultati con Inter e Udinese sono stati il frutto di questa rottura tanto improvvisa quanto dolorosa. Oltre alle sconfitte di misura, infatti, sono arrivate due prestazioni pessime sotto ogni di punto di vista. Se contro la capolista di Inzaghi le difficoltà erano oggettive, non ci sono scusanti per lo spettacolo indecoroso offerto dalla Juve allo Stadium contro la formazione di Cioffi.
I tifosi, giustamente, hanno fischiato una prova a tratti imbarazzante che ha catapultato la Vecchia Signora dalle stelle alle stalle nello spazio di 3 partite. Ora la Juve ha (quasi del tutto) abbandonato il sogno scudetto. E le resta “solo”di lottare per quell’obiettivo sempre dichiarato da Allegri e Giuntoli, cioè il quarto posto per la qualificazione in Champions League. Ad onor del vero, quindi, non si può parlare di ridimensionamento delle speranza di gloria cullate per diverse settimane dai tifosi e anche dallo spogliatoio. Ma il crollo, per le modalità con cui è arrivato, è stato davvero fragoroso.
E’ vero che la Juve, per quanto espresso in campo, raramente ha dato quella convinzione tale da poterla ritenere davvero capace di contendere il tricolore all’Inter. Ma è vero anche che nessuno si aspettava un trittico di risultati del genere proprio nel momento più propizio, visto il calendario. Al netto di quello che succederà ai nerazzurri nel loro cammino Champions League, c’è comunque la sensazione che la Juve abbia sprecato un’occasione per provare a lottarsi fino alla fine lo scudetto. Quando ricapiterà che i bianconeri giochino un’intera stagione senza coppe europee?
In questi giorni è tornato in voga l’hashtag #Allegriout, ma allo stesso tempo in tanti hanno preso le difese dell’allenatore. Dove è la giusta valutazione sul lavoro Max? Probabilmente nel mezzo. Da una parte l’allenatore ha commesso diversi errori nella scelte delle formazioni. Contro l’Empoli con Milik titolare al posto di un Yildiz in gran forma e con l’Udinese con Alex Sandro titolare al posto di Danilo. Con l’Inter la squadra è apparsa troppo timorosa, come se non avesse la forza e la volontà di provare davvero il colpaccio che (probabilmente) avrebbe cambiato le sorti della Serie A.
Allegri, restando alle questioni di campo, viene accusato anche di non aver provato il tridente, di aver sbagliato le sostituzioni a gara in corso e in generale di offrire un gioco senza idee e qualità. C’è anche chi gli imputa di non essere riuscito a migliorare il valore dei giocatori con il lavoro e di non infondere le giuste motivazioni ai calciatori.
Tra i difensori di Allegri ci sono quelli che ricordano i fasti della sua prima era bianconera fatta di 5 scudetti, 2 Champions League sfiorate e svariate coppe. Il calcio, però, non vive di passato e ogni stagione è diversa dall’altra. Il merito innegabile del livornese è quello di aver puntato e fatto crescere i giovani (un po’ per necessità, un po’ per intuizione) che saranno lo zoccolo duro della Juve del domani. Così come il fatto di aver riportato nello spogliatoio una mentalità che si era persa nel tempo. In ultimo, ha il merito di aver gestito (da solo) la delicatissima e complicatissima situazione vissuta dallo spogliatoio nella stagione scorsa, facendo leva sulle ingiustizie patite per risvegliare l’orgoglio della squadra.
Una valutazione, però, non può non essere fatta sui giocatori, visto che sono loro i principali attori e protagonisti, visto che sono loro a scendere in campo. Con l’Empoli l’errore grave è stato commesso da Milik, da tutti giustamente considerato come giocatore esperto e di spessore. Con l’Inter è stato Vlahovic a non stoppare quel pallone da ottima posizione in area di rigore. E con l’Udinese il goffo intervento di Alex Sandro è costato caro, ma tutta la squadra ha giocato ampiamente al di sotto delle aspettative. Tre errori dei singoli che sono costati carissimo a tutta la Juve.
Diversi elementi di spicco, poi, in questo momento stanno deludendo. Kostic sembra un lontano parente della saetta ammirata l’anno scorso. Locatelli è in calo. Rabiot non sta ripetendo l’exploit dell’anno scorso, Miretti è un oggetto misterioso. Weah ha mostrato più ombre che luci. Chiesa è appena rientrato dall’infortunio ma non dà garanzie fisiche ed è lontano dalla migliore condizione. Kean è scomparso dai radar causa infortunio. Milik si sta facendo vedere poco e male. Alex Sandro sembra ormai un ex giocatore. A salvarsi, almeno nell’ultimissimo periodo, sono i soliti Szczesny, Bremer, Cambiaso e Vlahovic insieme a Yildiz. Ma una squadra, per vincere, ha bisogno di 11 giocatori al top della forma fisica e mentale. Una flessione fisiologica, dopo 6 mesi a mille all’ora, ci può stare. Domani, col Verona, serve però una reazione vera da parte di tutti.