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Juve, due anni fa eri così: quanti rimpianti e quante certezze?
Esattamente due anni fa la Juventus si presentava all’appuntamento più importante della sua stagione, il match scudetto contro il Napoli. Da allora l’undici bianconero è stato stravolto: tra rimpianti e certezze
13 febbraio 2016, Juventus-Napoli: è i match che deciderà la stagione. Fa tutto Simone Zaza che all’88’, da subentrato, fulmina Reina con un sinistro terrificante da fuori area regalando, di fatto, lo scudetto alla Juventus. Esattamente due anni dopo i bianconeri si presentano a un altro crocevia fondamentale della stagione, gli ottavi di Champions contro il Tottenham. Ma la squadra che affronterà questa sera gli Spurs non è troppo simile a quella del 2016. Non lo è nel bene ma anche nel male. La Juve di oggi ha una maturità europea diversa, è una squadra esperta. Ma è anche una squadra per media età molto più vecchia e, forse, meno straripante fisicamente. Quel che è certo è che, almeno negli interpreti, la formazione titolare sarà rivoluzionata: tra acquisti, cessioni e infortuni.
Juve 13 febbraio 2006, (4-3-3): Buffon, Lichtsteiner, Bonucci, Barzagli, Era; Khedira, Marchisio, Pogba; Dybala, Morata. All. Allegri.
Juve 13 febbraio 2018 (probabile), (4-3-3): Buffon, De Sciglio, Benatia, Chiellini, Alex Sandro; Khedira, Pjanic, Sturaro; Douglas Costa, Higuain, Mandzukic. All. Allegri.
DIFESA – È un po’ il gioco: “Trova le differenze“. La difesa, eccezion fatta per l’infinito Buffon, è completamente stravolta. Da segnalare l’addio chiacchierato di Bonucci e quello più fluido di Evra, gli infortuni dell’ultima ora di Lichtsteiner e Barzagli (che comunque non sarebbero partiti titolari). E quindi spazio a un nuovo quartetto con il sorprendente De Sciglio, il ritrovato Benatia, la sicurezza Chiellini e l’incognita Alex Sandro (troppo balbettante in stagione). Meglio o peggio? La sensazione è quella che la terza linea di due anni fa sia inferiore a quella attuale.
CENTROCAMPO – Il centrocampo, invece, è tutta un’altra questione. Non c’è più lo straripante Pogba, il “Lebron James del calcio” come ama definirlo Chiellini. Al suo posto questa sera ci dovrebbe essere Sturaro e sì, c’è un po’ di mismatch. Confermato Khedira, Marchisio invece slitterà dal campo alla panchina per fare spazio a Pjanic. Il rendimento di Claudio di due stagioni or sono è più o meno paragonabile a quello attuale del bosniaco. Ma pesa come un macigno l’assenza di Paul che rende il centrocampo bianconero meno competitivo di quello del 2016.
ATTACCO – Qui cambia tutto quanto. Fuori, tra mille rimpianti Dybala e Cuadrado (infortunati di lungo corso) e l’amore perduto Alvaro Morata. Al loro posto dentro gente del calibro di Douglas Costa, Mandzukic e Higuain (allora avversario della Juve nel Napoli). È un bel cambiare. Se si esclude la pesantissima assenza della Joya, nel pacchetto offensivo della nuova Juve ci sono più gol, più fisicità e maggiore esperienza internazionale. Vince quindi il reparto del 2018.
Poi c’è l’allenatore, quel Massimiliano Allegri che, proprio come due anni, dovrebbe affidarsi al collaudato 4-3-3. E chissà che, ancora una volta, il tecnico livornese non riesca a pescare il jolly dalla panchina. Cambiano i giocatori ma la Juve resta. L’unica cosa che conta già la conoscete: vincere.