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Le convinzioni della Juventus portano a vincere in maniera più larga

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La Juventus trova sempre più convinzioni e adesso vince anche in maniera più larga: un’analisi del successo col Sassuolo

Da Sassuolo-Juventus a Juventus-Sassuolo sono successe due cose importanti, quelle che più raccontano questa stagione: la Juve da allora ha fatto più punti dell’Inter, senza riuscire mai ad agganciarla e, però, restando sempre in scia; ci sono state 9 vittorie, tutte di stretta misura. Ora, che finalmente si chiude sul 3-0 una partita dopo che in Coppa Italia sono stati segnati 10 gol in 180 minuti, è legittimo chiedersi se tutta quella doppia coerenza, insistita nel tempo, abbia prodotto un nuovo status. Che lo svolgimento della gara di ieri si incarica di mostrare.
All’inizio, Juve-Sassuolo sembra una partita di studio. Sono pochi minuti, ma già da qui si evince un punto di forza della Juve di oggi che non va assolutamente trascurato: la serenità. In quell’attendismo, nel cercare di capire la situazione da parte di una squadra che è chiamata a rispondere per l’ennesima volta al gioco dell’inseguimento dell’Inter, non c’è minimamente ansia. Nelle squadre di Allegri non ce n’è mai stata, ma quelle erano abituate a vincere, avevano gli uomini che ne erano fondamento e garanzia, questa no, non è paragonabile. Eppure, c’è la stessa fiducia nella ricerca di una soluzione tecnica invece che di un atteggiamento rabbioso, motivante, non sembra davvero un gruppo impegnato a raggiungere un’impresa difficile.


Ed in questo quadro, anche il nostro giocatore probabilmente più umorale, quello che tante volte ci ha fatto dubitare perché mosso da un’energia nervosa improduttiva invece che dalla sicurezza nelle proprie capacità, trova la rete del vantaggio facendo una cosa semplicissima: mettendosi faccia davanti alla porta e calciando da fuori come sa.
Ricordate quel dibattito estenuante, nel quale tutti ci siamo avventurati, sull’incapacità strutturale della Juve nel servire Vlahovic o sulla sua inadeguatezza? Al di là dei limiti degli avversari – né lo seguono, né Consigli è irreprensibile su una conclusione non irresistibile in quanto centrale – viene risolta con un’azione che sembra la più semplice del mondo: con Miretti che fa un passaggio razionale dopo un buon recupero palla dei compagni e Dusan che si è preparato in posizione con un movimento. Sembra incredibile, ma non tantissimo tempo fa ci sembrava impossibile che accadesse. Oggi, invece, accade pure che la fiducia (o chiamatela come volete, resta il fatto che fa sostanza, decide la gara indirizzandola su binari sicuri) porti Miretti a osare e conquistare un calcio di punizione che il nostro centravanti va a trasformare in modo splendido. Lasciandoci così intendere che l’idea di avere giocatori risolutivi iniziamo ad averla pure noi, del resto nell’ultimo periodo Vlahovic è stato impeccabile: adesso sì, possiamo anche discutere delle imperfezioni, ma questo è l’attaccante di cui si ha bisogno per regalare a tutti una nuova forma di consapevolezza.


Sono convinto che all’interno della Juve ci si misuri esattamente lungo tre direttrici:
1) La crescita della solidità. E su questo il percorso ha deviato giusto a Reggio Emilia; per il resto anche stavolta Szczesny ha fatto capire una volta di più quanto sia importante avere un portiere che neutralizza l’insidia di precipitare improvvisamente in una gara imprevista.
2) Lo spirito di chi ci crede. Ormai si respira, non tanto per gli umori, ma per la serietà dell’applicazione che ci si mette in partita).
3) Il miglioramento del giocatore più del gioco. Un mantra Allegriano, peraltro lui è il nostro allenatore, non altri: inutile fantasticare alchimie diverse ed estetica più affascinante, meglio essere molto soddisfatti del diritto a sognare che ci siamo presi lentamente, ma con un fondamento reale.
Della Juve mi convince anche e moltissimo proprio la lucidità nella gestione della ripresa. Quel sapere correggere in continuazione tutti i difetti che ci sono – pigrizia, approssimazione tecnica, abitudine anche a essere passivi – fino a crescere, proporre un finale di possesso più sicuro, vedere l’incidenza dei cambi e chiudere sul 3-0 con un altro pressing, episodico ed efficace insieme.
Fa bene Allegri a sostenere che si deve stare zitti: è così che la squadra ha trovato un’identità forte, il suo modo di essere competitiva.

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