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Juventus Women, parla Aurora Galli: «Ecco quando è cominciata la nostra stagione»

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Bilancio di fine campionato, con una finale di Coppa Italia ancora da giocare, della centrocampista della Juventus Women Aurora Galli

Fresche del secondo Scudetto consecutivo, le Juventus Women lavorano con la massima concentrazione in quel di Vinovo per affrontare domenica la finale di Coppa Italia Femminile. Contro la Fiorentina, una sfida dalle tante insidie, che va approcciata nel migliore dei modi. Di questo, e di molto altro, ha parlato Aurora Galli, in un incontro esclusivo per le testate giornalistiche online. Di seguito le sue parole. 

Partiamo da quello che avete già ottenuto: con l’Hellas Verona non vi siete fatti scappare il secondo Scudetto consecutivo…

«Era una finale, l’abbiamo preparata molto bene. Anche se c’era molta stanchezza da parte di giocatrice e staff perché le pressioni sono tante. Riesci ad andare avanti solo perché hai una mentalità forte. Poi nel momento in cui ti ritrovi in campo non pensi più a niente e cerchi di fare del tuo meglio. La coach ci ha chiesto l’approccio giusto, cosa che si è vista a tratti (devo dire la verità…), poi ci siamo riprese nell’immediato e quindi da una situazione di palla ferma che avevamo provato durante le settimana siamo riuscite a sbloccare la partita e da lì è andata in discesa».

Avete la consapevolezza che vincendo la finale di Coppa Italia potreste migliorare la stagione passata?

«Questo è l’obiettivo. La stagione scorsa era un po’ tutto campato in aria tra virgolette: società nuova, si aspettano tutti grandi risultati e siamo riuscite a portare a casa Champions e lo Scudetto. quest’anno abbiamo fatto la Champions, siamo in finale di Coppa Italia, abbiamo fatto la Supercoppa, abbiamo vinto lo Scudetto… come l’anno scorso dobbiamo fare bene in Coppa Italia. E quindi l’avvicinamento a questa partita è sentito, consapevoli del percorso che abbiamo fatto. Penso che il migliorarsi in testa ci sia da parte di tutti».

Quest’anno avete avuto due assenze pesanti: prima Martina Rosucci, poi Cecilia Salvai. Come avete reagito?

«Martina si è fatta male all’inizio dell’anno e devo dire che è stata comunque importantissima per il gruppo. Perché ha una personalità tale per tirarti sù di morale anche quando lei è in difficoltà. Si è sempre sentita la sua presenza, c’è sempre stata durante gli allenamenti e durante le partite. Adesso, con la perdita di Cecilia, siamo noi che la sosteniamo. Anche perché dobbiamo pensare a un Mondiale futuro e la persona che non si doveva far male si è fatta male… è stato il pensiero un po’ di tutti. Queste ultime partita, recuperando Martina e senza Cecilia, la squadra è stata comunque solida. Siamo riuscite a compensare bene queste perdite».

Quando hai colpito il palo contro il Milan, hai pensato “questa non è la stagione giusta”?

«Non ho pensato che non fosse l’anno giusto. Ho pensato: questa partita sarà difficile. Anche perché, secondo me, abbiamo fatto un primo tempo al pari e poi sono entrata io e ho preso il palo (sorride, ndr). La partita era molto in equilibrio, prendendo quel palo ho detto: miseriaccia, sarà dura! L’azione dopo hanno fatto gol loro e lì stata una fatica tirarsi sù. Ma credo anche sia stato per noi il punto da dove ripartire: la squadra ha capito che doveva fare altro, che non poteva fermarsi lì. E’ stato quasi il punto di inizio della stagione».

Che differenza c’è stata, a livello di sensazioni, tra lo scudetto dell’anno scorso e quello di quest’anno?
«La sensazione dell’anno scorso era semplice: siamo nuove e dobbiamo farci vedere. Quest’anno invece era: abbiamo vinto l’anno scorso, quando tutti si aspettavano che vincessimo ma non era scontato, e quest’anno era come avere tutti contro, perché chi vince il campionato è la squadra da battere alla fine. Quindi tutti davano quel qualcosa in più e noi dal canto nostro mettevamo quello che dovevamo mettere. Eravamo più forti perché sapevamo chi eravamo come squadra».

Considerando che dall’anno scorso a quest’anno sono cambiate tante individualità, che gruppo è cresciuto e che gruppo è oggi se ti guardi alle spalle?
«L’anno scorso la società ha fatto gli acquisti per iniziare un percorso che non doveva per forza dare frutti nell’immediato. Juventus è un’azienda che punta al futuro, quindi sa organizzare le cose nel migliore dei modi. L’abbiamo visto anche nel maschile, dato che otto scudetti non piovono dal cielo. Il percorso che ha voluto fare è stato uguale a quello del maschile: creare una squadra e delle individualità tali da metterli insieme e creare un gruppo forte che può durare nel tempo. Possono cambiare degli individui, ma la base rimane sempre quella. Anche se arriva il Cristiano Ronaldo, dietro c’è una squadra che gioca per lui e lui gioca per la squadra. È proprio un fatto di sintonia tra le ragazze».

Questo è anche il vostro segreto?

«Assolutamente sì, è questo (sorride, ndr)».

Spesso con il direttore Braghin sappiamo che parlate della tua fase realizzativa. È contento che tu sia migliorata in questo aspetto?

«(ride, ndr). Lui mi ha sempre detto di tirare di più da qualsiasi parte del campo. Io lo ascolto, ci provo anche, nelle ultime partite si è visto, contro il Milan in Coppa ho sfiorato il gol. Di sicuro è una cosa dove devo migliorare, perché un centrocampista, se la partita non si sblocca con gli attaccanti, deve prendere in mano la situazione e provare da fuori. Senza arrivare per forza con l’ultimo tocco in area di rigore. Questo è un punto in cui devo migliorare, mi dice che le qualità che ho, di farle vedere».

In Nazionale sei stata provata come centrale difensiva, ti intriga quel ruolo per il futuro?

«Io mi ritengo un centrocampista puro. Poi ho parlato con Milena (Bertolini, ct della Nazionale, ndr) con cui c’è un bellissimo rapporto di dialogo e lei mi ha detto che la problematica Salvai in qualche modo bisogna risolverla. E una cosa che vorrebbe provare, dato che ho le qualità anche di un difensore centrale, è insegnarmi anche questo ruolo. Io a 22 anni dico assolutamente sì, se posso imparare cose nuove lo faccio. Inizialmente mi ha visto un po’ titubante, perché non era nei miei pensieri, però se posso aiutare la squadra e questo vuol dire cambiare ruolo, o essere il cambio perché c’è necessità, tanto di cappello al mister che si fida di me. Lo vedo come un atto di fiducia, io sono a disposizione, se mi dicono di fare il portiere faccio il portiere».

Che aspettative avete per il mondiale? Vi siete poste un obiettivo minimo?
«Se partiamo da una cosa minima non andiamo da nessuna parte, dobbiamo puntare in alto. Non dico vincere ma fare molto bene e arrivare quasi in finale sì. Il pensiero è quello. Serve a noi giocatrici, al movimento che si sta sviluppando e alla realtà del futuro. Dobbiamo pensare alle bambine piccole che avranno un esempio davanti. Siamo arrivate al mondiale e dobbiamo lasciare la nostra impronta positiva, non negativa. Vogliamo fare bene e di sicuro superare il primo turno».

La Fiorentina avrà voglia di rovinarvi la festa in Coppa Italia…
«Di sicuro saranno agguerrite come tutte le squadre contro la Juve, daranno qualcosa in più. Dipenderà molto da noi. La calamita che abbiamo noi Juve è sempre questa. Siamo le campionesse d’Italia in carica da due anni, loro hanno la Champions ed arriveranno a Parma per vincerla perché ricordo che ci hanno già alzato una Supercoppa in faccia. Non voglio assolutamente rivedere quella scena, vorrei vedere il contrario».

Di fronte ai 39.000 dello Stadium invece, cosa hai pensato?
«Mi sono emozionata di più entrando in campo prima della partita. Lo stadio non era ancora tanto pieno. C’erano quelle persone che ti seguono per tutto l’anno e le vedi anche lì. Quando esci per il riscaldamento, senti tutte le persone che urlano ed incitano. Sei un attimo paralizzata ma è quello che ti spinge a dare di più. Quando si dice che sono il dodicesimo giocatore in campo è vero, è più che vero».

Tu sei arrivata su Instagram a gennaio, non sei appassionata di questo mondo o lo ritieni pericoloso?
«Può diventare pericoloso quando si utilizza in modo sbagliato. Non ho mai sentito la necessità di utilizzare l’immagine come prima cosa. Secondo me i valori si vedono nella vita reale. Per quanto mi riguarda è il mio lavoro, cioè il campo ed il calcio. Quindi come mi comporto durante la partita e gli allenamenti. I social sono una cosa in più che oggi è importante se viene utilizzata in modo giusto. C’è chi lo utilizza come la vita reale e secondo me è sbagliato».

Come valuti un eventuale passaggio all’estero? Avete la sensazione che la Juve sia al top o un passaggio all’estero può essere ancora un passo avanti?
«Secondo me la Juve è nata da poco, però ha fatto già grandi passi avanti rispetto a tutto il movimento italiano. Tutto quello che la Juve ci mette a disposizione, a partire dalle strutture, in Italia ce l’hanno in poche. Rispetto all’estero siamo un passetto indietro ma – non voglio strafare – nel giro di due anni ce la giochiamo molto alla pari. Loro sono partiti prima di noi, possono essere più informati su alcune cose o aver sviluppato aspetti che li hanno fatti arrivare fino a lì, noi però siamo sulla strada giusta».

Anche per questo non hai ascoltato offerte di squadre come Atletico e Inter?
«Esatto, prima di venire qua ho avuto l’opportunità di andare all’Atletico. So che stanno andando benissimo, sono prime a +3. Lì gioca Linari che è in nazionale con me. Mi ha detto che come realtà è fantastica però io rispondo che anche la Juve è fantastica e che mi trovo benissimo anche qua. Magari fare più amichevoli internazionali per confrontarsi con altre realtà è un qualcosa che sarà fatto dalla società».

Futuro prossimo alla Juve quindi?
«Bianconero, sì».

A livello di movimento, concretamente cosa c’è da fare per colmare il gap con l’estero?
«Sul campo ci sono differenze. Abbiamo giocato contro la Germania, siamo andate sotto e l’abbiamo ripresa ma credo sia soprattutto l’aspetto fisico. Hanno più energie. A livello di movimento ci sono ancora certe cose che devono migliorare. Ad esempio, il raduno in nazionale andrebbe fatto una volta al mese e in parte sta già accadendo. Fino a due anni fa, ci si trovava solo una volta ogni tre mesi. La continuità può aiutare a crescere».

Quando è arrivata Pedersen vi siete un po’ alternate, è stato difficile o l’adattamento è stato naturale?
«È venuto tutto naturale. È una professionista ed è arrivata a testa bassa per capire le dinamiche ed adeguarsi anche alle nostre dinamiche che già c’erano. Noi siamo state brave a farle capire come stare in campo, magari le straniere tatticamente non sono come noi, non hanno la stessa cosa. Secondo me l’estero può imparare tanto da noi e noi trovare altro in loro. Lei però si è adeguata ed è entrata bene in squadra. Menomale, ha dato forza in più ed energie che sinceramente servivano».

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