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La nuova Juve del dopo Cristiano Ronaldo
Come sono i cambiati i bianconeri da quando CR7 è tornato a Manchester?
Ad agosto sembrava essere un fulmine a ciel sereno, destinato a portare pioggia a non finire sul mondo bianconero, mentre a ottobre si è scoperto essere solo una fastidiosa nuvoletta passeggera, che di fatto ha oscurato il sole bianconero della vittoria, ma solo per poco tempo. Se non l’avete ancora capito, considerando che fin qui siamo stati effettivamente un po’ troppo criptici, sappiate che stiamo parlando per metafore dell’addio di CR7, che due mesi fa sarebbe dovuto coincidere con l’inizio della fine di qualsiasi sogno di gloria juventino e che invece così non è stato, anzi…La partenza del portoghese è stata una liberazione per tutto l’ambiente, inutile affermare il contrario. Ma come è possibile che la partenza di un fenomeno da oltre 30 goal a stagione come CR7 sia stata una liberazione? Perché CR7 accentrava troppo su di sé il gioco, e questo era un bel guaio per i bianconeri che dipendevano dalla sua vena creativa. Se per qualche motivo non era in forma, oppure non aveva voglia di darsi da fare, ecco che i 3 punti erano una chimera. Insomma, Cristiano Ronaldo non era uno degli 11 titolarissimi che scendevano in campo, ma era l’unico titolare della squadra che invece di chiamarsi Juventus avrebbe dovuto chiamarsi come lui, ovvero CR7! Per fortuna per la Vecchia Signora, questo campionissimo ha sempre fatto la differenza almeno in campionato, tranne l’anno scorso quando lo scudetto è andato all’Inter, ma non in Champions League dove non ha brillato. Per “brillato” intendiamo dire che non è riuscito a trascinare i suoi compagni fino alla fase finale della manifestazione europea per club più bella e prestigiosa che ci sia. Cristiano Ronaldo alla Juventus è stato come un sole freddo, che ha sì illuminato la via del goal con le sue giocate ma che non ha scaldato in nessun modo l’ambiente, perché il fenomenale ragazzo – purtroppo per lui – è un “egocentrico fenomeno” di cui nessuna squadra può fare a meno. Paradosso dei paradossi questo, di cui hanno fatto le spese i bianconeri, che senza i raggi solari del loro sole più splendente (e più freddo) hanno rischiato la “morte sportiva”. Oggi questa affermazione appare non solo esagerata ma anche fuori luogo, ma fino a circa 60 giorni fa forse così non era, visto che la Juventus in campionato era terz’ultima in classifica. E questo perché mancava CR7, non un punto di riferimento ma l’unico punto di riferimento di Chiellini e compagni da più di 3 anni. Poi però, come vedremo tra poco, le cose sono completamente cambiate.
Che la metamorfosi abbia inizio
Ci sono voluti gli stop contro Empoli e Napoli alla Juventus per poter finalmente metabolizzare l’addio di CR7, che ha scioccato l’ambiente per le dinamiche con cui è avvenuto; fino a pochi giorni dalla gara pareggiata contro l’Udinese ormai tutti, dirigenti bianconeri compresi, erano quasi certi che il portoghese alla fine sarebbe rimasto, e con la sua presenza in campo le quote per scommettere sulla Serie A avrebbero dato ancora una volta per favoritissima la Vecchia Signora. Così invece non è stato, e dopo l’iniziale shock la Vecchia Signora si è rialzata con le sue gambe, e ora è tornata a fare paura sia in Italia sia in Europa. Ma come ha fatto a risorgere dalle ceneri come Araba Fenice? Merito di Allegri che, orfano del portoghese, ha responsabilizzato il suo pupillo Dybala, oscurato fino all’altro ieri dall’ingombrante presenza di Cristiano Ronaldo, ma anche il giovane Chiesa, calciatore sempre più decisivo in campo dopo la sua maturazione avvenuta durante Euro 2020. Sono loro oggi a trascinare la Juventus alla vittoria, Juventus che finalmente gioca da squadra e non lancia più il pallone in avanti nell’attesa che il campionissimo levi letteralmente “le castagne dal fuoco”. Anche perché il campionissimo non c’è più, CR7 non c’è più ora che è tornato nella sua Manchester. Chiellini in una recente intervista ha ammesso candidamente come la formazione bianconera per ritrovarsi prima a livello sportivo avrebbe dovuto lasciare andare il portoghese tempo fa. Considerando la “remuntada” vista sin qui, pazienza, pazienza perché in campionato nulla è ancora pregiudicato. È vero, il Napoli oggi sembra irraggiungibile, ma prima o poi rallenterà, e in quel caso la Juventus ne approfitterà. E lo farà attraverso la sua nuova arma segreta che si chiama compattezza.
Compattezza tra reparti
Ricapitolando, la nuova Juve del dopo Cristiano Ronaldo gioca finalmente di squadra, ha in Dybala e in Chiesa i suoi punti di riferimento, e, in aggiunta, scende in campo compatta. Compatta? In che senso? Nel senso che i tre reparti sono ben vicini tra loro e non si sfilacciano. Questa “novità”, possibile solo con l’addio di Cristiano Ronaldo, si è vista ad esempio in occasione della gara vinta contro il Chelsea. La squadra di Lukaku ha sbattuto davanti al muro bianconero, non trovando alcuno spazio utile per imbastire una manovra corale decente. Contro la Roma stessa cosa: la Juventus ha aspettato l’avversario, lo ha fatto giocare, e poi ha colpito durante una delle poche occasioni create. Lo stesso Allegri ha ammesso a fine gara che la Roma avrebbe meritato ampiamente il pareggio, pareggio che oggi è difficile ottenere per qualsiasi formazione che deve vedersela contro questi bianconeri più ermetici che mai. E che dire infine della partita pareggiata contro l’Inter? La Vecchia Signora, seppur non brillante, ha concesso ai rivali nerazzurri poco e niente a livello di occasioni. Più che nuova Juve del dopo Cristiano Ronaldo in questo caso specifico dovremmo parlare di “vecchia Juve di Allegri”. Sì perché l’allenatore toscano è un esperto quando si tratta di offrire un calcio concreto, efficace e che badi al sodo, ossia al risultato. Un calcio non certo spettacolare, e la Juve lo sa benissimo perché durante il primo ciclo di Allegri giocava proprio così. E ora che è tornata a giocare nuovamente così i risultati (positivi) si vedono! Con CR7 ancora in campo probabilmente i bianconeri non avrebbero fatto male, ma sarebbero stati comunque “ostaggio” dei suoi malumori, delle sue bizze, e della sua emotività in campo. Meglio dunque per la Juve ripartire senza il portoghese. C’è voluto in po’ di tempo, ma ora senza l’ingombrante presenza del portoghese in quel di Torino si è tornati a giocare a un calcio di squadra vincente e convincente.