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LAVAGNA TATTICA – Allegri sentenzia su Bentancur: ma conta il contesto

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Allegri sentenzia su Bentancur: ma conta il contesto. Non è esclusivamente una questione di ruolo

I difetti di Bentancur

La partecipazione di Allegri su Sky Sport è arrivata con un timing perfetto. La disastrosa sconfitta di Benevento ha ulteriormente aumentato l’interesse per le parole dell’ex tecnico bianconero, che ha discusso a lungo occupandosi di tanti temi. Tra le molte cose che ha detto, ha fatto clamore la sua affermazione su Bentancur, il quale sta vivendo un’annata deludente e complicata: “ Mio modesto parere, non può giocare davanti alla difesa. Ci può giocare una partita. È come una riserva che gioca 1-2 partite ma non può farne 5. Lui anche con me giocava davanti la difesa, ma poi tornava a far la mezz’ala. Ha un tempo di gioco non adatto”.

D’altronde, in tutti questi anni abbiamo visto il sudamericano disimpegnarsi in tante posizioni diverse, quindi possiamo farci un’idea sui suoi pregi e difetti. Prima di tutto, va specificato che – a prescindere dal ruolo – in assoluto Bentancur non ha avuto l’evoluzione che tutti si aspettavano. In 4 anni non ha limato i suoi difetti, anzi: ha difficoltà a smarcarsi e a leggere lo spazio alle sue spalle, così come nel distribuire il gioco in continuità. Diventa un fattore soprattutto a squadre lunghe, in cui può lavorare sulle letture, contrastare e portare palla.

Differenza tra ruolo e compito

Detto ciò, è a mio avviso limitante e tranchant sintetizzare tutti i suoi problemi con il ruolo, come se in una posizione giocasse bene e in altre facesse fatica. D’altronde, abbiamo visto Bentancur fare pessime gare da mezzala ed eccellente da play. Più che focalizzarci sul ruolo, secondo me è più una questione di compiti e contesto. Come viene spesso sottolineato dagli addetti ai lavori, nel calcio moderno il ruolo non è più una posizione, bensì una funzione all’interno dei principi della propria squadra. Lo spiega bene Fabio Barcellona su Ultimo Uomo: “La progressiva disgregazione del reticolo cristallino che in tempi passati disegnava un modulo di gioco sottende, come ha intuito con largo anticipo sugli altri Antonio Gagliardi (analista della Nazionale italiana) al cambiamento di significato della parola “ruolo”. Il ruolo non è più legato strettamente a una posizione, ma è più connesso alla “funzione” che quel determinato giocatore deve svolgere in campo, inserita ovviamente all’intero del complesso dei principi di gioco su cui è costruita la propria squadra.”

Non è quindi tanto una questione di dove metti metti Bentancur, bensì in concreto di cosa gli chiedi e chi gli metti vicino. Come abbiamo visto in questa stagione, probabilmente l’uruguagio avrà sempre grossi limiti tecnici si gli si chiede di guidare l’uscita palleggiata della squadra come se fosse un Busquets. E’ poco preciso nel giocare sotto pressione, si smarca male (è spesso fermo) e usa in modo pessimo il corpo per proteggersi.

L’importanza del contesto giusto

Tuttavia, in un sistema in cui ha un palleggiatore Arthur vicino, che si abbassa per aiutarlo nell’uscita, De Ligt e Bonucci dietro e Cuadrado e Danilo ai lati, diventa un po’ perentorio sostenere che l’ex Boca non possa giocare davanti alla difesa. D’altronde, nel calcio di oggi, non è che tutti i vertici bassi siano “registi” in senso classico: vediamo, anche ad alti livelli (si pensi a Fabinho nel Liverpool) metodisti senza qualità tecniche forse da playmaker, ma con importanti qualità da equilibratori. In quelle squadre, i veri registi sono altri: a volte le mezzali (vedasi il Madrid con Kroos e Modric), oppure i terzini (Alexander-Arnold nel Liverpool).

Anche in questa stagione, nel contesto giusto in cui non lo si responsabilizzava troppo con il pallone, Bentancur ha fatto prove eccellenti. Giusto l’altro giorno scrivevamo che, in coppia con Arthur, la Juve aveva finalmente trovato un proprio equilibrio, con una coppia di mediani molto complementari. Uno sa mascherare i difetti dell’altro ed esaltarne i pregi: vedevamo tanto movimento senza palla e continui dialoghi sul breve, con i bianconeri che trovavano sempre l’uomo libero. In quelle partite, Bentancur ha toccato (bene) tantissimi palloni e si è distinto anche per giocate più impegnative, come verticalizzazioni e cambi di campo. Su possesso consolidato, il brasiliano era solito alzarsi leggermente di più, mentre Rodrigo rimaneva più bloccato: un qualcosa che consentiva di coprire meglio la retroguardia nelle transizioni difensive.

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Una bella uscita della Juve, Arthur porta via l’uomo e Danilo trova Bentancur libero.

Insomma, secondo il mio modesto parere, non bisogna interrogarsi sul ruolo di Bentancur, bensì sul contesto. Un discorso che varrebbe anche se ci interrogassimo su di lui come mezzala: anche lì, se utilizzato come incursore, il sudamericano avrebbe tanti limiti, visto che fatica a giocare nei mezzi spazi ed è piuttosto limitato come tiratore e rifinitore. Anche lì, per esaltarsi, ci sarebbe bisogno di un interno più incisivo offensivamente sul lato opposto.

Più che dalla posizione, bisogna quindi partire dalle caratteristiche del giocatore e creare attorno a lui un sistema che lo possa aiutare. Questo è indipendente dal ruolo, possiamo vedere un Bentancur incisivo sia da vertice basso che da mezzala.

 

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