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LAVAGNA TATTICA – Bisogna ripartire dal talento di Chiesa
Contro il Porto, Chiesa ha dimostrato come abbia tutte le carte in regola per essere un pilastro della Juve del futuro. Bisogna ripartire da lui
I cambi di Conceicao
Nell’ennesima notte buia della storia europea della Juve, che sembra ormai certificare la fine di un ciclo, Federico Chiesa rappresenta una delle poche note liete e incoraggianti per il futuro. Oltre ad aver (momentaneamente) raddrizzato la partita con una meravigliosa doppietta, l’italiano ha parlato con grande leadership e mentalità ai microfoni nel post match, dimostrando quindi personalità.
Come abbiamo scritto nell’analisi di ieri, era dagli esterni che contro il Porto dipendeva buona parte della rifinitura della squadra. I lusitani, come loro solito, hanno impostato una partita prevalentemente difensiva che mirava a coprire gli spazi centrali, costringendo gli avversari ad andare in fascia. Come nella partita di andata, la Juve non è mai riuscita a sfondare per vie interne: Ramsey non è mai entrato in partita mentre Ronaldo ha sbagliato parecchio dal punto di vista tecnico. Come si è soliti fare contro squadre che difendono basse e fanno densità in mezzo, la Juve cercava di appoggiarsi sugli esterni per sfruttare l’ampiezza: lo scopo era quello di isolarli sul lato debole per consentire loro di puntare l’uomo.
Conceicao si aspettava questa soluzione e infatti ha schierato i suoi giocatori in modo diverso rispetto al solito. Senza palla, il Porto si difendeva infatti a 6, proprio per prevenire i cambi di gioco su Cuadrado e Chiesa, in modo da avere costanti raddoppi.
Chiesa e Cuadrado soffrono
Di conseguenza, con la palla che oltretutto girava in maniera troppo prevedibile, la Juve era sempre in inferiorità numerica in fascia. La squadra era statica e ferma, c’erano poche idee su come manipolare la struttura difensiva rivale. Chiesa e Cuadrado erano costretti a forzare spesso la giocata, perché i compagni non riuscivano a imbeccarli in situazioni pericolose. Come nel match di andata, gli esterni ricevevano fermi e circondati da maglie rivali. Il resto della squadra era statico e le punte lontane: nessuno attaccava lo spazio alle spalle del terzino, di conseguenza la manovra si bloccava.
Nelle slide sopra, vediamo due esempi: in entrambi i casi, la palla arriva troppo lentamente a Chiesa, che riceve da fermo e circondato da maglie avversarie. Il Porto fa densità in fascia, con i bianconeri che non hanno spazi. Per i lusitani era troppo semplice bloccare la Juve.
Cresce Chiesa
Nel secondo tempo, la Juve è però riuscita ad attaccare meglio la profondità, con il Porto che è calato leggermente nell’attenzione. Se è vero che l’espulsione di Taremi ha facilitato i piani ai bianconeri, va detto che già in occasione del primo gol di Chiesa la Juve aveva finalmente trovato l’uomo libero alle spalle della linea del Porto. Con un bellissimo passaggio, Bonucci aveva imbeccato molto bene il portoghese (sulla cui sponda Chiesa trova poi il gol).
L’azione del gol. Decisivo il passaggio di Bonucci che premia il movimento di Ronaldo.
Con la superiorità numerica dei bianconeri, il Porto è stato costretto a difendersi più spesso con 5 uomini che non con 6. Chiesa ha quindi avuto più spazio. A seconda della situazione, l’italiano sapeva se rimanere più aperto o se invece stringere la propria posizione (come per esempio in occasione del secondo gol).
Insomma, finalmente la Juve ha iniziato a puntare con più decisione la linea difensiva avversaria. Soprattutto grazie a Chiesa, i cui tagli davano soluzioni di passaggio ai compagni e minacciavano costantemente i marcatori rivali. Ne è un esempio l’occasionissima del palo, in cui l’ex Fiorentina viene trovato bene alle spalle della retroguardia. Nel primo tempo, queste giocate erano mancate.
Il grande inserimento di Chiesa alle spalle di Corona.
La Juve è però calata proprio nel momento in cui sembrava a un passo dal completare la rimonta. L’uscita di Bonucci ha poi reso meno qualitativo il palleggio, visto che il difensore era l’unico dietro in grado di metterla alle spalle dei loro esterni, il loro punto debole.
Insomma, Chiesa è stata una minaccia costante per la difesa del Porto. Non è bastato per passare il turno, ma l’ex Fiorentina ha dimostrato come sia uno dei pilastri da cui ripartire.