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LAVAGNA TATTICA – Perché Pirlo si è lamentato della fase difensiva

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Nonostante la vittoria, Pirlo ha parlato delle difficoltà difensive della Juve in Ungheria. I bianconeri hanno sofferto in fascia

Le critiche di Pirlo

Nonostante la vittoria, sia Chiellini che Pirlo sono stati, in modo molto onesto, abbastanza critici sulla partita della Juve, sottolineando cosa non ha funzionato. Il capitano si è soffermato sulla scarsa intensità mantenuta dalla squadra (che si è spesso abbassata troppo), mentre l’allenatore ha detto che che i bianconeri soffrono troppo quando gli avversari allargano il gioco: “Dobbiamo essere più aggressivi con i nostri esterni e soprattutto con i nostri centrocampisti dobbiamo seguire gli inserimenti. E’ successa la stessa cosa con lo Spezia, quando la palla si allarga bisogna essere veloci a scivolare con la difesa e i centrocampisti che si devono buttare dentro nell’area. Se non seguiamo l’inserimento dei centrocampisti  è difficile poi per la difesa sopperire a questi giocatori“.

Il pressing funziona male

In effetti, la fase di non possesso bianconera è il principale tasto dolente di queste partite. Anche contro avversari fragili, la Juve dà sensazione di fragilità e di poter soffrire su ogni ribaltamento di campo. L’aspetto preoccupante è che non ci sono singoli disastrosi: è l’intera squadra che tatticamente si muove male, arriva sempre in ritardo a causa di una scarsa intensità. In tal modo, la Juve è spesso costretta a rincorrere, con la linea difensiva che viene puntata troppo facilmente.

Prima di tutto, nel pressing offensivo c’è poca coralità a livello globale. La distanza tra i reparti è ampia, non c’è un unico blocco che accorcia in avanti: c’è anzi scarsa sincronia tra i giocatori, con molti che restano piantati dietro. Si formano quindi buchi, con gli avversari che riescono facilmente a risalire.

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Un esempio nelle slide sopra, che mostrano la lunghezza dei bianconeri. Il mediano del Ferencvaros riceve indisturbato nei pressi della propria area di rigore e corre verso il cerchio di centrocampo: verticalizza poi alle spalle della mediana bianconera, colma di giocatori ungheresi che hanno tanto spazio tra le linee. Oltre alla mollezza del pressing, la Juve è lunga dietro, con tanta distanza tra centrocampo e difesa. Il Ferencvaros può così aggredire la profondità in una situazione pericolosa.

Nella seconda slide, invece, Chiesa si lamenta perché nessuno accorcia sull’esterno avversario, con Danilo che resta basso. Anche qui, il pressing della Juve viene superato con grande facilità a causa di poca sincronia nei movimenti.

La sofferenza in fascia

Come ha ben detto Pirlo in conferenza, i bianconeri soffrono molto quando gli avversari allargano il campo. Il pressing non funziona, ma anche la difesa posizionale è ben lungi dall’essere efficace. Quando la Juve si abbassa nella propria trequarti, è lenta e poco reattiva: non riesce a coprire la palla, con i rivali che creano pericoli su ogni cambio di gioco. C’è tanta passività nell’accorciare e contrastare il cross.

In Ungheria, i bianconeri hanno sofferto soprattutto a sinistra: Chiesa era troppo dentro al campo, di conseguenza Danilo veniva spesso puntato in velocità poiché mancava il raddoppio. Su ogni cambio di campo, i bianconeri davano l’idea di poter subire un tiro.

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L’azione più pericolosa del Ferencvaros è proprio arrivata dalla fascia sinistra della Juve. Palleggiando dal basso, gli ungheresi (senza alcuna pressione addosso) allargano il gioco a destra. La Juve è messa male: è troppo stretta, non riesce a scivolare in fascia e c’è troppa distanza tra difesa e mediana. L’esterno ungherese effettua un cross basso per l’uomo a rimorchio, libero di ricevere a causa del ritardo di Arthur Melo e Rabiot: come detto da Pirlo, la Juve fatica a leggere gli inserimenti dei centrocampisti. Per fortuna di Szczesny, il Ferencvaros si divora il gol del pareggio.

Un’altra cosa che gli ungheresi facevano bene era andare in fascia per poi tornare al centro: la Juve, come detto, era molto lenta a scivolare in zona palla, con gli ungheresi che quindi potevano trovare spazi per vie centrali. Così, nel primo tempo, è arrivato un tiro pericoloso dal limite.

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Si vede nella slide sopra. Chiesa esce in ritardo sull’esterno, con quest’ultimo che serve poi il trequartista tra le linee (Danilo è uscito male). Anche qui, da notare l‘ampia distanza tra difesa e centrocampo, con Rabiot e Arthur troppo lontani da Bonucci e Chiellini.

Se è vero che il primo pressing ha funzionato male, va anche detto che la linea difensiva continua a essere troppo bassa. Pirlo vuole applicare un calcio di riconquista e riaggressione immediata, ma diventa difficile effettuarlo se i difensori restano bassi. Proprio per questo la Juve soffre a palla persa, poiché c’è una distanza troppo ampia tra i reparti.

Nonostante le vittorie, queste due partite mostrano come Pirlo abbia molto lavoro da fare per rendere più efficace la fase difensiva. Nelle interviste, l’allenatore è parso ben conscio di questo problema.

 

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