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LAVAGNA TATTICA – Chiesa poco nel vivo del gioco: Pirlo lo deve aiutare di più
Contro il Benevento, la Juve non è riuscita a innescare Chiesa nel migliore dei modi. Pirlo lo deve esaltare di più
Manovra bloccata
Ieri abbiamo scritto dei (soliti) problemi tecnici che la Juve di Pirlo ha avuto nell’attaccare una difesa schierata. La palla girava con una lentezza esasperante da una fascia all’altra, di conseguenza il Benevento aveva tutto il tempo di chiudersi e compattarsi in fascia. Per i campani, era troppo semplice bloccare la manovra offensiva bianconera. Anche perch , come al solito, i giocatori della Juve erano fermi e statici, troppo lontani tra di loro. Nessuno dava una soluzione di passaggio al portatore, che spesso si trovava in inferiorità numerica e circondato da maglie rivali. Di conseguenza, la manovra si arenava, si era quindi costretti a tornare indietro, con l’azione che non riusciva a progredire.
Un esempio qui. Il resto della squadra è lontanissimo da Danilo, i giocatori sono fermi.
Nonostante la settimana di allenamento avuta da Pirlo (spesso il tecnico bresciano si è giustificato appellandosi al poco tempo avuto a disposizione), abbiamo visto i soliti identici problemi. Aspetto non certo incoraggiante per questo finale di stagione.
Le difficoltà di Bernardeschi
In ogni caso, anche alcune scelte tattiche specifiche dell’allenatore non hanno convinto. Come abbiamo scritto, la Juve ha adottato una disposizione leggermente diversa da quella che tutti si aspettavano. Contrariamente alle attese, Kulusevski ha agito largo a destra mentre Chiesa dava ampiezza a sinistra. Nelle previsioni, Bernardeschi sembrava che dovesse ricoprire una posizione larga a sinistra (con Kulusevski che si stringeva): invece, l’ex Fiorentina ha giocato molto stretto e dentro al campo, quasi da terzino “guardiolista”. Solo nel secondo tempo si è sovrapposto con più continuità in fascia.
Bernardeschi ha avuto alcune responsabilità tattiche che sono parse discutibili. Quando, su possesso consolidato, la Juve attaccava con tanti uomini, lui rimaneva più stretto e bloccato per proteggere la squadra in caso di ripartenza rivale. Dopo un lungo periodo difficile, l’ex Fiorentina stava trovando un senso come esterno a tutta fascia, mentre contro il Bologna ha dovuto fare qualcosa di diverso e più difficile per uno come lui. Non a caso, ha sofferto molto sia tecnicamente (sembrava un po’ spaesato così stretto e bloccato) che nelle ripartenze del Bologna.
Un esempio qui.
Chiesa poco nel vivo del gioco
Suscita anche tanti dubbi la gestione di Chiesa, che per troppo tempo è stato fuori dalla partita. L’italiano, in una stagione difficile per la squadra, si sta confermando come un continuo generatore di situazioni: anche nei momenti più negativi, Chiesa rimane sempre sul pezzo, c’è sempre la sensazione che – anche solo di inerzia – possa inventare qualcosa. Proprio per questo, scegliere di metterlo largo a sinistra non è parsa la scelta più adeguata. Con i pochi spazi concessi dal Benevento, la palla arrivava troppo lentamente sul suo lato: quando Chiesa riceveva, era sempre circondato da maglie rivali, in spazi intasati dove non riusciva a incidere. La Juve, nel primo tempo, ha scelto di rifinire quasi esclusivamente a destra, appoggiandosi molto a Kulusevski.
La manovra a sinistra è bloccatissima, Chiesa non può incidere.
Nella ripresa, l’ex Fiorentina è stato poi – tardivamente – spostato a destra, lo abbiamo visto di più su quel lato. Proprio da Chiesa sono arrivate alcune delle situazioni più interessanti, tra cui il rigore incredibilmente non richiamato dal Var. Abbiamo visto gare in cui, senza spazi al centro, per creare qualcosa i bianconeri allargavano il gioco in fascia nella speranza che uno tra Chiesa e Cuadrado inventasse qualcosa, visto che sono tra i pochi in grado di generare superiorità numerica.
Insomma, alla luce dei molti problemi di cui parliamo spesso (sia tattici che di intensità), il grosso demerito della Juve è stato quello di non riuscire a innescare Chiesa nel migliore dei modi. In queste gare così difficili, va assolutamente sfruttato il dinamismo dell’italiano, Pirlo deve trovare il modo di esaltarlo.