Le chiavi di Napoli-Juve: perché McKennie può fare la differenza
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LAVAGNA TATTICA – Le chiavi di Napoli-Juve: perché McKennie può fare la differenza

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In Napoli-Juve i movimenti di McKennie possono fare la differenza. Il match contro l’Atalanta ha lasciato indizi

I problemi del Napoli

Napoli e Juve si trovano in situazioni totalmente agli antipodi (si parla addirittura di ultima chiamata per Gattuso). Se per larghe fasi della stagioni i partenopei si sono distinti per una difesa solida ma per un fase di possesso un po’ sterile, nelle ultime gare i campani hanno mostrato una fragilità inquietante. Oltre che nel crollo di Genova, il doppio confronto contro l’Atalanta ha manifestato molti dei problemi tattici di Gattuso: in entrambe le gare, lo scaglionamento degli orobici ha continuamente generato spazi e bucato la struttura difensiva rivale.

Nonostante i partenopei non pressino in avanti, ma anzi si distinguano per un baricentro basso, hanno concesso tante ricezioni tra le linee. L’Atalanta, nel 3-4-1-2 con cui è scesa in campo, ha schierato Pessina alle spalle di Muriel e Zapata. Nella pratica, però, le due punte colombiane hanno agito piuttosto larghe e aperte, lontane tra di loro. Il centro dell’attacco era riempito da Pessina e Gosens (che spesso si stringeva)

 

L’Atalanta ha trovato continuamente ricezioni interne, con le punte trovate tantissime volte tra le linee. I centrocampisti partenopei si facevano infilare alle spalle, mentre i difensori non accorciavano.  Di conseguenza, la Dea – squadra che di solito rifinisce per corsie esterne – ha banchettato negli spazi tra mediana e retroguardia partenopea.

Con i difensori spesso attratti da un Muriel che si apriva, si formavano tanti spazi centrali che l’Atalanta aggrediva bene. C’erano spesso buchi al centro della difesa, attaccati con efficacia da Pessina e Gosens. Per tutta la partita, i partenopei hanno faticato a proteggere gli inserimenti dei calciatori che arrivavano da dietro.

Cosa può dare McKennie

Fino a qualche mese fa (basti pensare alla finale di Coppa Italia), il Napoli era una squadra che copriva benissimo il centro e costringeva gli avversari ad andare in fascia. Oggi, invece, concede tanti spazi sia in mezzo che sulle corsie esterne. La Juve avrà quindi tanti modi per mettere in crisi le linee avversarie.

Pensando alle difficoltà che i difensori e i centrocampisti partenopei hanno avuto nel leggere i movimenti di Pessina (che ha sempre attaccato bene gli spazi), la Juve dovrà sfruttare ancora una volta gli inserimenti offensivi di McKennie. Con Ronaldo e Morata che attraggono i difensori, l’americano può fare la differenza arrivando da dietro. D’altronde, l’ex Schalke – come abbiamo scritto molte volte – sta incidendo soprattutto per la presenza offensiva e per la capacità di attaccare gli spazi.

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Una delle molte situazioni in cui McKennie riempie l’area di rigore.

Ovviamente, anche il contributo di Chiesa e Cuadrado sarà importante: i bianconeri dovranno fare girare velocemente il pallone, isolandoli in modo efficace sul lato debole.

Occhio a Insigne

Nelle ultime gare costellate da problemi, il Napoli si è aggrappato quasi esclusivamente alle ricezioni di Insigne per generare pericoli. Nel secondo tempo del match di Bergamo, Gattuso ha stretto la posizione del numero 24, che ha agito tra le linee nel 4-2-3-1. Questa mossa ha notevolmente aumentato la pericolosità partenopea, con Insigne che è stato trovato tante volte in situazioni pericolose. Ha consentito alla squadra di risalire più facilmente e ha supportato molto bene Osimhen, raccogliendo parecchie sue sponde.

La mediana della Juve dovrà quindi essere brava a leggere la sua posizione, perché dal fantasista campano passa molto della pericolosità del Napoli. Bentancur e Rabiot dovranno essere bravi a non farsi infilare alle spalle, confermando la solidità vista nelle ultime gare, dove la Juve ha protetto benissimo il centro del campo.

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