Calciomercato Juve
Lazio, Tare sbatte la porta: «De Vrij non andrà alla Juve, ve lo assicuro»
Il ds biancoceleste chiude a un possibile approdo di De Vrij in bianconero. Tare tra mercato, rapporti Juve-Lazio, Buffon e Inzaghi
Un ceffone a Marotta e Paratici. Stefan De Vrij ha deciso di non rinnovare il proprio contratto con la Lazio ma, stando alle parole del ds biancoceleste Tare, non vestirà la maglia della Juventus. Il forte centrale olandese della Lazio, che era uno dei nomi più gettonati in casa Juve in vista del mercato estivo: in quanto colpo di assoluto spessore e occasionissima a parametro zero (insieme al non sottovalutabile aspetto “sgarbo a Lotito”). Ancora una volta giocano un ruolo fondamentale i pessimi rapporti tra le due dirigenze. Queste le parole dell’ex attaccante albanese a La Gazzetta dello Sport: «Il contrasto politico Lotito-Agnelli è lampante, ma con Paratici zero problemi: neanche per Keita, Milinkovic o De Vrji, che non andrà alla Juve anche se il suo nome è passato sul loro tavolo».
Finite qui le bordate? Neanche per idea. Igli Tare si è voluto inerpicare in un volo pindarico sul presunto “potere Juve”: «Contro la Juve ho segnato e vinto una volta sola: 2-0 Brescia nel 2002, 7’ di recupero, mai visto. Mazzone urlò: “Che è ‘sta roba?” e il quarto uomo: “Mi vergogno, ma scrivo i minuti che mi dicono”. Il potere Juve lo avvertivi, come oggi avverti che hanno i mezzi per controllare il mercato italiano, la loro politica aggressiva sui giovani di prospettiva». Anche se, a onor del vero, il braccio destro di Claudio Lotito non nasconde una certa ammirazione per i bianconeri: «Li considero un esempio per mentalità, metodi di lavoro: il meglio del calcio italiano, sì».
Quindi, peché non parlarne è praticamente impossibile, un’opinione sulla vicenda Buffon: «Non vuole ritirarsi? Io ho smesso 10 anni fa e Buffon è sempre lì, ma non mi fa effetto: se arrivi a quell’età con certi obiettivi e ambizioni è perché li vivi meglio, e ogni giorno te lo godi più di vent’anni fa perché te lo sei meritato. Da suo dirigente non gli darei consigli: sa da solo che è meglio lasciare in un momento ancora alto della carriera, ricordato come un campione, ma anche che i propri desideri devono essere compatibili con la programmazione di un club. Secondo me un altro annetto ce l’ha dentro, ma molto dipenderà dalla Champions: provare a vincerla con la Juve dev’essere una specie di ossessione…».
Per concludere una battuta su Simone Inzaghi, a detta di tutti il profilo più papabile sulla panchina bianconera per il dopo Allegri: «Non mi dà fastidio sentirlo: si cresce, ma devono ancora succedere cose e passare un paio di anni».