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Lecce Juve e l’importanza dei 3 (e 9) punti
Lecce Juve e l’importanza dei 3 (e 9) punti: i bianconeri conquistano un’altra vittoria, la terza consecutiva in Serie A
Può darsi che Lecce-Juventus verrà inquadrata nel futuro come nient’altro che una tappa di passaggio di un anno complicato, difficile e probabilmente deludente. E non si può neanche escludere che tutto questo periodo – prescindendo dalla Champions League – verrà derubricato a una situazione di normalità (come è giusto che sia), che non cambia il senso di un campionato nel quale prima del trittico del derby-Empoli-Lecce la distanza dal vertice era di 10 punti e dopo 3 vittorie è rimasta immutata. Vince la Juve, fa altrettanto il Napoli o viceversa, a seconda di chi scende in campo prima. Quanto ad altre distanze più vicine – il quarto posto, che molti ritengono il massimo delle aspirazioni e neanche così facilmente raggiungibili – la Juve qualcosa sta erodendo, ma c’è talmente affollamento di candidati che ogni valutazione è per forza provvisoria. Sarebbe però sbagliato non sottolineare tre significati dei 9 punti in 3 partite.
1) L’averli fatti nel contesto di un’umiliazione europea, per l’appunto, che avrebbe potuto far naufragare definitivamente la squadra, che invece sembra attaccata a una ciambella di salvataggio in attesa di tempi migliori (che traduciamo un po’ tutti in Pogba e Chiesa, il cui ritorno però si allontana ogni volta, fino a farci pensare che arriverà solo con il nuovo anno).
2) L’aver sfangato una situazione di reale emergenza. Non c’è quasi giorno della settimana dove non arriva la notizia di qualcuno non più abile e arruolato. Una situazione oggettivamente condizionante, quanto meno per sedimentare una qualche consapevolezza di gioco.
3) L’avere chiuso la porta di Szczesny. Non dovrebbe fare notizia non far segnare Torino, Empoli e Lecce che sono tra gli attacchi più sterili del campionato. Ma vedendo i disastri precedenti con squadre di non maggiore valore è una notizia che in qualche maniera si sta conquistando una certa tranquillità. Se poi i pali ci aiutano, situazione piuttosto frequente quest’anno, tanto meglio. La fortuna non sempre aiuta gli audaci, ci sono momenti che va in soccorso di chi ne ha bisogno.
Cosa portarci da Lecce-Juventus che possa valere per il nostro immediato futuro? É una domanda quasi impossibile, tenendo conto di Psg e Inter che rappresentano due ostacoli rilevanti per entrare in Europa League e tenere accesa la fiammella della competitività in campionato. Anche su questo tema, propongo tre temi
1) W la gioventù. Quasi a ricordarci il prossimo compleanno della Juventus il 1° novembre, Fagioli ha spento le 19 candeline con un gol che – sottovoce, ma si è sentito benissimo – in tv ha connesso la sua prodezza con quelle di Alessandro Del Piero. Che la strada iniziò a tracciarla in una Juve che viveva grandi difficoltà. Buon segno se l’ex cremonese coglie l’attimo (su assist di Iling-Junior, che siccome si è ripetuto dopo Lisbona viene quasi da scrivere: “il solito Iling-Junior”).
2) Il precampionato. Difficile essere soddisfatti del 4-4-1-1 con Miretti a rimorchio di Milik e Soulé a vagare per tracce interne senza incidere, con McKennie in costruzione a sbagliare lo sbagliabile. Ma se Allegri è alla ricerca di qualche soluzione – lontanissimo da un assetto definitivo – come se fossimo in precampionato è perché davvero il campionato della Juve deve ancora iniziare. Della Juve come la intendiamo da sempre.
3) «La partita era quella che dovevamo fare»: dichiarazione di Allegri a fine gara. Fino a quando ci sarà lui (ognuno si faccia gli auspici che vuole), se la squadra lo soddisfa è già una traccia di percorso. Che Allegrianamente non potrà che essere brutta, sporca e (si spera) positiva. L’avverbio da utilizzare correttamente sarebbe allegramente, ma dubito che questo sia il sentimento della gente della Juve in questo momento, a meno che la prossima settimana ci restituisca due sorrisi che costituirebbero il primo motivo d’orgoglio della stagione.