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Lippi: «La Juve si è espressa al 60-70%, nessuna in Europa ha la sua rosa»
Marcello Lippi, ex allenatore della Juve, ha rilasciato alcune dichiarazioni legate alla squadra bianconera
Ai microfoni di Radio Radio, è intervenuto Marcello Lippi. Di seguito riportate le dichiarazioni dell’ex allenatore della Juve.
TOTTI E DEL PIERO – «Due numeri 10 straordinari. Chi è più forte? Non lo dirò mai. E’ come dire Pelè-Maradona, Cristiano Ronaldo-Messi. Però avendo bisogno anche di altri attaccanti con altre caratteristiche difficilmente giocavano insieme».
JUVE INTER – «Io credo che l’Inter possa durare e possa anche crescere. Credo però che molti non abbiano fatto una considerazione sulla Juventus e cioè che la Juventus è l’unica squadra imbattuta. Questa squadra è destinata a crescere, a giocare sempre di più il calcio che gli vuol far fare questo allenatore, è destinata a far crescere i suoi campioni, a recuperare giocatori. Ha una rosa che non credo abbia nessuno in Europa e fino adesso si è espressa al 60-70%. Questa è una considerazione che chi ha intenzione di vincere il campionato deve fare. Per quanto riguarda la Champions League io credo che la Juve fino a tre o quattro anni fa era subito dietro a Barcellona, Real Madrid, Manchester, ecc… Adesso è insieme a quel gruppetto di tre quattro squadre e ha le stesse possibilità. Ci può entrare anche il Paris Saint-Germain quest’anno probabilmente. Poi dipende da come arrivi. La Champions si decide a marzo. Se arrivi ai quarti di finale e vai a giocare che ti mancano giocatori importanti o che non sono in forma, o hai qualche squalificato… Devi arrivare in condizione e con tutti i tuoi migliori giocatori».
GRANDE ALLENATORE – «Io penso da sempre che se alleni la Juve, il Milan, l’Inter, la Roma, queste squadre qua, un minimo di competenza tecnica ci sarà. Poi c’è chi fa 3-4-3, 3-4-1-2, 5-3-2, non è quella la cosa importante. Non è per quello che si vince. Non è perché si fa meglio il pressing o i raddoppi di marcatura. Vince chi riesce a entrare maggiormente nella testa dei propri giocatori. Vince chi riesce a convincere i propri giocatori, le proprie eccellenze, perché in certe squadre ci sono delle eccellenze, a mettersi a disposizione l’uno dell’altro, a diventare una squadra, a cooperare. E’ la cosa più difficile, ma si vince per quello. Non perché si è più preparati tatticamente».