Longhi: «La Juve può arrivare quarta, Allegri è come Ancelotti» - ESCLUSIVA
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Longhi: «La Juve può arrivare quarta, Allegri è come Ancelotti» – ESCLUSIVA

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Longhi: «La Juve può arrivare quarta, Allegri è come Ancelotti». Il giornalista analizza la stagione dei bianconeri – ESCLUSIVA

Bruno Longhi, noto giornalista e telecronista, parla in esclusiva ai microfoni di Juventusnews24 per analizzare la stagione della Juve di Allegri fino a questo momento e molti altri temi sui bianconeri verso il caldo mese di aprile che attende la Vecchia Signora.

Che giudizio dà alla stagione della Juventus fino a questo momento?

«E’ una stagione dalle due facce. La prima arriva fino alla sconfitta col Monza, condizionata dagli infortuni e dove giocava veramente male. Era la “sorellastra” di quella che stiamo vedendo adesso perché in quella prima parte le sono mancati tutti i grandi acquisti. Adesso la Juve è una squadra molto molto solida ed è terza nella classifica dei gol subiti. La solidità della difesa, nonostante i 5 gol di Napoli, è un dato ricorrente della gestione Allegri. Prima c’era ben poco, anche se un po’ tutte hanno avuto i loro disastri. Penso all’Inter che si è fatta un po’ harakiri da sola e il Milan che non sta ripetendo quanto fatto lo scorso anno».

In questa Juve quanto vede la mano di Allegri?

«Allegri non ha bisogno di essere scoperto adesso. Aveva fatto bene a Cagliari, aveva vinto il campionato a Milan, ha sempre vinto prendendo il posto di Conte. Ma perché ci sono queste critiche nei suoi confronti? Il motivo è che si pensa ad Allegri come un allenatore alla Zidane o Guardiola, cioè quelli che inventano un calcio nuovo e propositivo a prescindere dagli uomini che hanno. Allegri è un gestore di uomini e giocatori come Ancelotti che è andato al Real Madrid senza inventare l’acqua calda…Ancelotti è lo stesso che non ha fatto bene all’Everton e al Napoli e ha fatto benissimo al Milan. Lui e Allegri sanno dove collocare i giocatori e non mettono il progetto tattico davanti ai giocatori, ma sono loro che si adeguano alle caratteristiche dei giocatori. Non so se sia giusto o sbagliato, ma su Allegri si dimentica questo fatto importante».

E le critiche al gioco?

«La Juve non ha un gioco standard. Noi vediamo alcune squadre e le identifichiamo con l’allenatore, ma la Juve no perché cambia di continuo. Una volta c’è Di Maria, un’altra c’è Soulé, un’altra ancora Miretti, Alex Sandro che è stato messo a fare il terzo centrale… Allegri ha tre giocatori adi cui non farebbe mai in meno e che sono le pietre miliari della sua Juve: Danilo, Rabiot e Kostic. Intorno a loro costruisce il resto. La Juve non ha un marchio di fabbrica, può vincere schiacciando l’avversario o di ripartenza. E’ una squadra che si può definire camaleontica in base alle caratteristiche dei giocatori e alle assenze. Allegri non ha uno schema nel quale inserisce i giocatori, ma adatta il vestito della squadra in base ai giocatori che ha, alla partita e all’avversario da affrontare».

Questa Juve può arrivare al quarto posto se il -15 dovesse essere confermato?

«Il tempo a disposizione per rientrare tra le prime 4 c’è. E’ chiaro che ha davanti a sé un mese durissimo tra Inter, Lazio seconda in classifica, Napoli, Sporting. La prima col Verona è abbordabile, l’altra abbordabile è col Sassuolo anche se viene da 4 vittorie di fila. Il ciclo della Juve è duro e probabilmente decisivo su quello che sarà l’approdo alla zona Champions. Alla luce della solidità mostrata nelle ultime partite io credo che la Juve possa farcela».

Come vede la doppia sfida con lo Sporting Lisbona in Europa League?

«E’ dura perché i portoghesi giocano meglio delle italiane – lasciando da parte il Napoli – e palleggiano molto. La Juve ha la possibilità di farcela, però anche col Friburgo ha sofferto nonostante fosse in dieci. I bianconeri vince anche attraverso il calcio di sofferenza».

Tra i giovani che si stanno mettendo in evidenza quale è quello che l’ha colpita di più?

«Soulé a me piace tantissimo. Io sono da sempre un innamorato di Dybala per come gioca, per la sua faccia da bambino, per come si muove. Lo adoro e quando vedo dei “Dybalini” mancini come Soulé ne resto incantato. Poi mi era piaciuto molto Iling-Junior in quello spezzone col Benfica. Fagioli? Ormai lo considero un titolare, non è quasi più nemmeno una sorpresa perché era stato già decisivo con la Cremonese».

Vede Rabiot ancora alla Juve?

«In Inghilterra il manager ha la possibilità di gestire il budget. Se fosse lì Allegri lo terrebbe a vita. Qui dipende da quello che chiede la mamma di Rabiot e da quello che offrono dall’estero. Il caso è spinoso e contano i soldi. La Juve deve stare attenta e ricordo le dichiarazioni di John Elkann in cui diceva voleva smagrire gli stipendi. Non so quello che avverrà, ma è chiaro che perdere Rabiot vuol dire perdere un giocatore che il mondo Juve ha quasi sempre criticato per poi accorgersi, alla fine, che ha un’importanza fondamentale».

Come si spiega le difficoltà di Vlahovic in bianconero?

«Quello della Fiorentina era un toro scatenato e alla Juve è arrivato con la stessa foga, ma pure con certi condizionamenti per il fatto di essere giovane, di vestire una maglia pesante e di essere costato quel che è costato. Vlahovic a volte gioca senza certezza in sé stesso, ma secondo me c’è un errore di base da parte di molti osservatori e tifosi. Io divento pazzo quando sento dire che il gioco di Allegri non va bene per Vlahovic. La Juve non gioca sempre alla stessa maniera. Lui fa difficoltà quando la squadra gioca tutta nell’area avversaria perché ha bisogno di spazi e di andare in velocità. Se ci fosse un gioco standardizzato allora la colpa sarebbe di Allegri, siccome questo non c’è è Vlahovic che ha bisogno di ritrovarsi. La questione è psicologica, deve tornare ad essere un cecchino infallibile. Potenzialmente è fortissimo, ma non è un fuoriclasse».

E’ Kostic il vero colpo della Juve?

«E’ stato sicuramente un grande acquisto. Io non ero fiducioso dopo averlo visto giocare con l’Eintracht Francoforte. L’anno scorso ho seguito alcune partite e mi piaceva, ma non mi sembrava il grande acquisto. Ora dico che ha una caratteristica che non ha nessuno: riesce a crossare la palla anche se ha due avversari che gli chiudono la visuale, quasi sfidando le leggi della fisica. Tra l’altro è uno che lavora molto, lotta, corre. E ha un sinistro incredibile che gli permette di infilarla dove vuole».

Vede possibile un ritorno di Conte in Italia alla Juve o all’Inter?

«Io con Conte sono amico e ogni tanto ci sentiamo, ma non so cosa succederà adesso. Al Tottenham non si sentiva la pressione di vincere e di conseguenza non la sentivano i giocatori. Lui ha bisogno della bava alla bocca e di sentirsi pressato per vincere. So che i contatti con l’Inter e la Juve ci sono stati, ma per Allegri e Inzaghi la loro permanenza è molto condizionata dal finale di stagione. Ci sono altre ipotesi. A Roma hanno voglia di vincere e potrebbe esserci anche l’estero, visto che prima del Tottenham era stato contattato dal Real Madrid».

Si ringrazia Bruno Longhi per la cortesia e la disponibilità mostrate in occasione di questa intervista

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