Vulpis (vicepres. Lega Pro): «Juventus U23 un modello. Le altre società...»
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Vulpis (vicepres. Lega Pro): «Juventus U23? Prima o poi ci sarà un momento di emulazione» – ESCLUSIVA

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Marcel Vulpis, vicepresidente della Lega Pro ed esperto di sport business, parla in esclusiva del progetto Juventus Under 23

Da qualche mese ai vertici della Lega Pro, Marcel Vulpis conosce bene la realtà della terza serie italiana. Il vicepresidente della Serie C, allo stesso tempo esperto di sport business, ha parlato del progetto Juventus Under 23 e di alcuni temi economici in casa bianconera. Le sue parole in esclusiva a Juventusnews24.com.

Ad un anno dall’inizio dalla pandemia, nonostante vari casi di positività e qualche rinvio, la Lega Pro è riuscita ad andare avanti. Quanto è stato difficile far sì che questa stagione potesse proseguire?

«È stato sicuramente difficile, ci sono stati diversi rinvii legati anche a cluster in squadre. Gli strumenti messi a disposizione dei club da parte della Lega, in termini di rinvii, stanno permettendo al campionato di terminare regolarmente. Dal 9 maggio partono i playoff. Chiaro che ha aiutato anche l’esperienza maturata durante il lockdown. Avendo la fortuna di avere un presidente come Ghirelli, siamo stati nella condizione di governare i diversi casi di Covid».

I problemi economici dei vari club sono aumentati con l’avvento della pandemia. Pochi giorni fa la Lega Pro ha sottoscritto un accordo per l’istituzione del Fondo Sostegno Calcio, per aiutare i club di Serie C. Quanto sarà importante questa misura per risanare i conti delle varie società?

«È una boccata d’ossigeno per i presidenti e per le proprietà perché consente di chiudere la stagione e riprogrammare la prossima. Il giorno della riunione con Abodi, Mazzolin e con varie società, si è capito che realtalmente questa era un’esigenza sentita e attesa. Credo che ci sarà un grosso supporto da parte del Credito Sportivo».

In Italia il progetto seconde squadre fatica a decollare. Al momento, infatti, solo la Juve ha una formazione Under 23 in Serie C. Quanto potrebbe crescere la Lega Pro se anche altri club avviassero progetti del genere?

«Ci sono state anche diverse dichiarazioni di Ghirelli nella direzione della bontà del progetto seconde squadre, che nasce nel 2018 con una delibera Figc. Al momento vi ha aderito solo la Juventus ma il contributo che sta dando questa squadra anche alle diverse selezioni giovanili, fanno capire che quando il progetto è serio, i risultati arrivano. Se vediamo i risultati della Juventus Under 23, è una stagione positiva. Ha il secondo migliore attacco del Girone A. L’unico neo è che il numero di gol subiti non è basso. Magari il prossimo anno devono puntellare la difesa ma il contributo che sta dando alle diverse selezioni giovanili è importante e fa capire la bontà del progetto. Speriamo che si arrivi ad altre adesioni. La Juventus sta mettendo le basi anche per potenziare il settore giovanile in un campionato importante come quello della Lega Pro».

Parlando nello specifico del progetto Juventus Under 23, nonostante qualche stop nelle ultime gare, resta un anno positivo per i ragazzi di Zauli. È il culmine di un percorso di crescita?

«È un percorso di crescita inserito in un contesto aziendale di altissimo livello. Il fatto che in questo momento sia soltanto la Juventus deve aprire una riflessione e un dibattito, sempre nella logica costruttiva. Speriamo che prendendo ad esempio il modello della Juventus Under 23, ci siano altre seconde squadre. La Juve sta investendo e ha capito che avere una seconda squadra in Lega Pro è una piattaforma di valorizzazione dei propri giovani, sia internamente, sia nelle formazioni giovanili. Gli esordi in Prima Squadra dimostrano che è un progetto importante. La Juve lo ha fatto convintamente e il modello della gestione sportiva e aziendale viene comunque replicato attraverso il progetto».

Vedere giocatori come Frabotta, Fagioli, Di Pardo, esordire in Serie A, che soddisfazione è per voi?

«La soddisfazione è appunto quella di dare concretezza ai nostri tre pilastri. Noi parliamo di Lega Pro come porta al professionismo, piattaforma di valorizzazione dei giovani e legame con i diversi territori. È una vetrina per chiunque vi giochi, un impegno costante sul tema del prodotto giovanile – con la Juventus U23 che risponde a questo obiettivo. Siamo sulla strada giusta, dobbiamo solo replicarlo su larga scala. È vero che al momento è una, ma è anche vero che quando un progetto è bello e vincente, prima o poi c’è un momento di emulazione. Dall’U23 della Juventus nasceranno progetti di altre squadre».

A proposito di prima squadra… Non è stata una stagione semplice per la Juve e si è parlato molto di Cristiano Ronaldo e dell’operazione che lo ha portato in bianconero. Economicamente parlando, è stato un investimento corretto da parte della Juve?

«La Juventus ha investito su un top player di altissimo profilo che ha permesso una crescita importante dei ricavi da merchandising. C’è stata una crescita anche nei contratti di sponsorizzazione, come Jeep e Adidas. L’ultimo contratto che è stato firmato è legato anche alla presenza in squadra di CR7, nonostante lui personalmente abbia un altro sponsor. Non ci dimentichiamo che l’ultima stagione e mezza è stata condizionata dalla pandemia. Nessuno ha potuto sfruttare la presenza dei top player. Da 322 milioni di ricavi siamo passati a 258. I costi da 260.9 a 263.4, quindi sono cresciuti. È stato registrato un rosso di 113 milioni di euro nel primo semestre. È possibile che si possa andare ad una sommatoria superiore ai 220. Chiaramente è un problema che ha toccato tutti i grandi club, soprattutto quello che avevano lo stadio di proprietà. Da un punto di vista sportivo, i tifosi si aspettavano la conquista della Champions League che purtroppo è una partita per pochissimi club e probabilmente non basta avere solo Cristiano Ronaldo. Devi avere un top player e altri giocatori che si avvicinano a questo».

Il futuro di Dybala è in bilico: la domanda e l’offerta sono troppo distanti tra loro. Cosa dovrebbe fare la Juve con l’attaccante argentino? Fino a che cifra sarebbe giusto spingersi, viste le attuali condizioni?

«La Juventus ha sempre investito sui giocatori di talento, però ha sempre fatto capire ai giocatori che se volevano restare a Torino, dovevano dimostrarlo. Quando questo non avviene, la Juventus ti lascia libero di fare le tue scelte. È più Dybala che deve capire se vuole stare alla Juve, in un progetto nuovo, che nascerà la prossima stagione. Questa ormai sta andando in una direzione che immaginiamo. Dopo 9 anni ci può stare assolutamente perdere lo scudetto, qualsiasi tifoso firmerebbe per un risultato simile. I trofei che ha vinto negli ultimi 10 anni sono tanti e tali che qualsiasi tifoso penso possa dirsi soddisfatto».

Quando è importante finire tra le prime quattro e andare in Champions?

«Vuol dire dare continuità ad un progetto, stare nell’elite del calcio europeo, riaprire lo stadio e tornare a fare i sold out che ha sempre fatto anche grazie a Cristiano Ronaldo. Vuol dire continuare a confrontarsi con le migliori squadre d’Europa».

Un occhio a Euro 2020. La Uefa e il Governo hanno aperto alla presenza di una percentuale di pubblico, ma il CTS ha frenato. Che perdita economica sarebbe se non si riuscisse a garantire neanche quel 25%?

«Gravina sta lavorando per aprire all’ipotesi di una percentuale dignitosa e giusta di tifosi. Avrebbe una doppia valenza: vorrebbe dire che stiamo andando verso la normalità, sarebbe un messaggio di speranza incredibile. Nella magia del calcio, poi, non esiste spettacolo senza tifosi».

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