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I DIALOGOBBI – Massimo Zampini «È il tempo di avere più certezze»
Massimo Zampini ha rilasciato queste dichiarazioni in esclusiva a Juventusnews24 nel format I Dialogobbi. Le sue parole
Prima puntata de I Dialogobbi con Massimo Zampini, uno dei motori rombanti di Juventibus (e di tante altre cose riguardanti la Juve). A discutere più di sentimenti che di tecnica a proposito di questo momento iniziale della nostra squadra del cuore.
Paolo: «Ciao Massimo, io vorrei partire con una domanda che mi sembra la più urgente. Qual è il tuo orizzonte ideale da tifoso quest’anno? Lo raffiguri con una vittoria, con un concetto, con un giocatore? E ancora: dopo 4 giornate è cambiato qualcosa nei tuoi sentimenti? Parlo di sentimenti perché sono convinto che molto del malessere di gran parte dei tifosi bianconeri (soprattutto i “militanti”, quelli che partecipano nel dibattito) sia un contrasto nella sfera emotiva tra sentire che si deve vincere (un anno di digiuno è ormai considerato inaccettabile dopo aver banchettato per un decennio) e l’insicurezza o addirittura la certezza che non accadrà. Ci siamo abituati a essere sicuri, tanto più con Allegri: si diceva ok, magari non è il calcio che si vorrebbe ma lui è una garanzia. Saltata questa idea l’anno scorso, c’è un diffuso smarrimento. Dammi tu le coordinate, perciò, per ritrovare la via…».
Massimo: «Ciao Paolo, il mio orizzonte da tifoso non posso che raffigurarlo con una vittoria, ma sono perfettamente conscio che sia complicato. Siamo in quella fase, che esiste da sempre nello sport, in cui dopo un ciclo infinito, in cui tutto sembra perfetto, ne segue un altro in cui nulla pare funzionare a dovere: alcune scelte societarie, l’allenatore, i giocatori, gli infortuni, cominciamo a guardare perfino gli arbitri, che per noi non saranno mai un tema predominante. Queste quattro giornate spiegano bene cosa stiamo vivendo: alterniamo momenti di classe e intensità (il Di Maria contro il Sassuolo, quell’ora e passa con la Roma) a partite che paiono la trentanovesima e la quarantesima dello scorso campionato: lenti, lunghi, senza nerbo, tecnicamente imprecisi. Siamo tutte là in classifica ma ora sarebbe tempo di avere più certezze, almeno di sapere cosa aspettarci dalla squadra: poi si può vincere e perdere, tanto più in questa fase di transizione tra un ciclo e l’altro, ma non possiamo passare da prestazioni gagliarde ad altre preoccupanti nel giro di 72 ore. Quanto ad Allegri, la mia visione è come sempre laica, quando si parla di nostri tesserati: se la squadra è efficace e ottiene risultati, come nei suoi primi straordinari 5 anni, per me non si discute e mi ci affido senza esitazioni, con entusiasmo. Se non si lotta mai per lo scudetto e facciamo fatica a ingranare, non gode di immunità da critiche e diffidenze. Quello che rimane invariato, e ci mancherebbe pure, è il mio più totale sostegno».
Paolo: «Ti racconto il mio di orizzonte ideale: i quarti di finale di Champions League. Sono profondamente convinto che se arrivassimo lì significherebbe essere in lotta per lo scudetto. Posso anche considerarlo di perdere un campionato. Mi risulta invece difficilissimo, ai limiti dell’impossibile, non partecipare alla corsa come negli ultimi 2 anni. E praticamente da subito. Considero il più madornale degli errori di Pirlo l’avere detto per buona parte del torneo che “dipendeva solo da noi”, salvo poi scoprire improvvisamente che non era più così. E penso che il non avere mai acceso speranze di rimonta anche quando era minimamente possibile – la vigilia di Juve-Inter – mi ha fatto pensare che il primo a non crederci fosse Allegri (io non ci credevo, neanche con una vittoria penso che l’avremmo fatta. Ma passare un intero anno senza speranze è un peso che poi ti porti dentro). Per arrivare ai quarti bisogna fare tante cose e spero che se ne possa parlare. Adesso registro che – con tante ragioni – molti pensano che il primo posto nel girone sia impossibile e che con il Benfica sarà durissimo. Ecco il primo compito di Allegri: restituirci quella fiducia di far parte dei 16 d’Europa che ci ha dato lui al primo anno. Ho l’impressione che solo quello ricreerà l’entusiasmo necessario per crescere ulteriormente. Un cambio di paradigma: non chiederci più dove stiamo andando semplicemente scoprendo che in un territorio che non frequentiamo da un po’ ci siamo arrivati. Premessa doverosa: è un pensiero che non mi scalfirà neanche un’eventuale brutta sconfitta a Parigi».
Massimo: «Giusto. Per lo scudetto dobbiamo quantomeno esserci, non possiamo rinunciare subito come negli ultimi due anni: vuol dire ricominciare a fare 80 punti e più. Ti aggiungo un microtema: anche quando si è senza obiettivi, non vorrei più vedere partite finali senza nerbo, regalando punti qua e là. È anche così che si ritrova una mentalità da Juve. La Champions è complicata, il girone non è affatto facile: il Psg è favorito e il Benfica molto tosto. Che non si parta battuti in vista di questa prima trasferta apparentemente proibitiva, allora, perché ogni punto può risultare d’oro!».