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Agente Chibozo: «Un privilegio poter imparare da Ronaldo e Dybala» – ESCLUSIVA
L’agente del giovane Chibozo, Mathieu Gomes, in esclusiva su Juventus News 24: «Tra Primavera e Under 23 avrà l’opportunità di migliorare»
Tra i giovani che lavorano alla Continassa, agli ordini di Maurizio Sarri, c’è anche il giovanissimo Josue Chibozo. Classe 2003, protagonista di una stagione esaltante in Under 17: la stellina della Juventus apprende dai campioni della prima squadra, con la voglia e l’umiltà che lo hanno sempre contraddistinto durante la sua avventura in bianconero. Abbiamo parlato di Chibozo e di molto altro con il suo agente Mathieu Gomes, ex attaccante di Pomigliano e Juve Stabia tra gli altri. Di seguito la sua intervista in esclusiva per JuventusNews24.
Un bel segnale la convocazione di Chibozo agli allenamenti della prima squadra, come sta vivendo questa esperienza?
«E’ sempre bello per un ragazzo giovane come lui poter imparare da Ronaldo, Dybala, Bonucci e compagnia. Sta vivendo questo momento con tranquillità, non è la prima volta che si allena con la prima squadra e dunque è molto contento ma consapevole che la strada è ancora lunga per arrivare a certi livelli».
Per lui è stata un’annata straordinaria, quali sono le prossime tappe per una completa maturazione?
«Josue ha tantissima voglia di confrontarsi con ragazzi più grandi e di dimostrare il suo valore. Nelle apparizioni fatte quest’anno in Primavera non si è fatto prendere dall’emozione e dunque credo sia pronto per il passaggio di categoria. Tra Juve Primavera e Under 23 in futuro avrà l’opportunità di continuare a migliorare con la maglia della Juventus».
Quanto è cresciuto in questi anni alla Juve?
«Io lavoro con Chibozo dall’anno scorso e penso che lui sia maturato molto. Adesso sa bene di non poter fare la differenza da solo quando è in possesso della palla. Piano piano migliora anche sulla scelta dei tempi, su quando rischiare la giocata e quando no. La sua voglia e il suo cuore lo porteranno lontano: è davvero una favola lavorare con lui. Ci sentiamo tutti i giorni, lui ascolta e si migliora quotidianamente. La Juve sta facendo un gran lavoro con lui, lo trattano come un figlio: davvero una grande società».
Il club lo ha già blindato, qual è l’idea complessiva sul suo percorso futuro?
«Il percorso dipenderà da lui, io cerco sempre di trovare l’intesa migliore con una società per quello che ritengo più giusto per ogni mio giocatore. Penso che nel calcio a volte ci siano troppi soldi, ma penso anche che un giocatore che dimostra il suo valore vada trattato diversamente a livello contrattuale, sia che provenga dal vivaio dello stesso club o che giunga da fuori».
Dalla tua visione più europea del calcio, quanto torna utile una Seconda Squadra per la valorizzazione dei giovani?
«Avendo giocato in Francia, Spagna, Italia e Grecia riesco più o meno a capire i pro e i contro di ogni tipo di campionato. La Francia, come la Spagna, ha sempre avuto le Seconde Squadre che giocano nei campionati di serie B o C normali, e per tantissimi giocatori è un gran bene poter e dover lottare con gente più grande, con più esperienza. Così cresci velocemente e ti avvicini sicuramente a un livello di prima squadra. Poi c’è chi come il PSG ha cambiato dall’anno scorso questa cosa: hanno tolto la loro seconda squadra perché per loro i giovani top possono andare dall’Under 19 alla prima squadra senza problemi, gli altri vanno alla ricerca di un’altra squadra».
Di talenti nel tuo percorso di calciatore ne hai incontrati diversi, da compagni di squadra o avversari: da cosa si percepisce, lontano dai riflettori, che un giovane ha qualcosa di più rispetto ad altri?
«Giocatori forti ce ne sono ma di sicuro non ho mai incontrato un ragazzo veramente forte senza un carattere altrettanto forte. Questa è la cosa più importante perché a mio avviso nel calcio, diversamente da altri sport, c’è posto per quasi tutti. Faccio qualche esempio: c’è chi ha la statura di Messi e chi quella di Halland, chi non ha una grandissima tecnica come Inzaghi, che però segnava sempre e non può essere un caso, o chi come Gattuso ha fatto della grinta la sua arma migliore. Credo la testa faccia davvero la differenza in un calciatore».
Significativa la tua scelta di intraprendere la carriera da agente. Ci racconti quando e com’è scaturita?
«Da giocatore sono andato in Spagna quando avevo 15 anni, al Real Sociedad, e sono rimasto lì 9 anni. Poi ho avuto la possibilità di andare in Italia e dunque in Grecia. Ho sempre incrociato gente molto brutta in questo settore. Sarà che non ero un gran giocatore, e quindi non potevo avere neanche grandi agenti, però mi è successo davvero di incontrare persone interessate solo ai soldi e senza alcun rispetto per la vita delle persone. Quando giocavo in Serie A in Grecia, e avevo ancora due anni di contratto, mi sono fatto male al ginocchio. Mia moglie era incinta e abbiamo deciso insieme che bastava così con il calcio giocato. A quel punto è arrivata la voglia di fare l’agente comportandomi bene, diventando il riferimento che avrei voluto io negli anni decisivi della mia carriera. Parlo cinque lingue perfettamente, conosco tante persone in diversi Paesi e so esattamente quello che cercano i giocatori e le loro famiglie. Faccio l’agente da tre anni, sono pienamente convinto che si possa esercitare questa professione comportandosi bene, senza bugie o tradimenti per i miei ragazzi».
Hai tanti altri talenti in giro per l’Europa, ce n’è qualcuno che ha avuto già qualche attenzione dall’Italia?
«Mi sono messo come regola di non avere più di quindici giocatori. Non voglio diventare come quelle agenzie che hanno duecentocinquanta giocatori e magari finiscono per trascurare qualcuno. Io sento i miei ragazzi quasi tutti i giorni, sono presente e questo viene apprezzato molto. I miei ragazzi sono al PSG, alla Juve, all’Atletico Madrid, al Marsiglia. Sono tutti profili internazionali spagnoli o francesi, come il portiere Lavallee del Lille (classe 2003), Serrano dell’Atletico Madrid (classe 2003), Caprice (Under 16) del Marsiglia. Senza dimenticare Corentin Louakima del PSG, terzino destro 2003 nazionale francese che magari vedremo presto in Italia».
Quali sono i campionati più interessanti per la crescita dei giovani?
«Ogni campionato ha le sue caratteristiche e i suoi metodi. La Spagna è tanto pallone. In Francia trovi tantissimi talenti, sicuramente è il Paese con più talenti in questo momento e con un campionato fisico. Invece in ltalia siete i più forti a livello tattico. Vorrei fare un mix di questi tre campionati, sarebbe perfetto».
Quattro nomi, uno per ruolo, di giovani che tra qualche anno saranno protagonisti a livello europeo secondo la tua visione?
«Dovrei dire i miei… (sorride, ndr) So che lavorando bene Chibozo può diventare un giocatore speciale. Lihadji, ex Marsiglia classe 2002, l’ho avuto a casa mia due anni fa: è un esterno, anche lui molto forte, meno tecnico di Chibozo ma pronto mentalmente a qualsiasi cosa spero che la gente intorno a lui riuscirà a proteggerlo. Lucas Lavallee, che seguo personalmente, credo possa diventare il futuro portiere della Francia, non a caso è già blindatissimo dal Lille. E infine una mia scommessa, Ioannis Lonstantelias, classe 2003 del PAOK in Grecia: secondo me è un fenomeno. Ovviamente parlo di ragazzi che non sono famosi ma parliamone fra tre anni!».
Si ringrazia Mathieu Gomes per l’intervista esclusiva concessa.