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Moggi si racconta: «Vi svelo tutto su Calciopoli, Ibrahimovic e gli anni alla Juve»

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Luciano Moggi, ex dirigente della Juve, si è raccontato al podcast One More Time di Luca Casadei. Le sue parole

Luciano Moggi si è raccontato al podcast One More Time di Luca Casadei. Le parole dell’ex dirigente della Juventus.

OSSERVATORE JUVE – «È stata un po’ un’avventura. Quando si va a fare questo lavoro non si va a reclutare, si va a girare. Non è giusto l’appellativo ‘Scopritore di talenti’, i talenti si scoprono da soli. Si tratta di fare considerazioni su quello che vedi girando. Alla Juve ho portato Scirea, Causio, Gentile, ce ne son tanti. Ho portato anche un ragazzino, che ora non c’è più, Paolo Rossi. Ero alle prime armi. Vado a Torino, prima di iniziare questa attività volevo vedere quello che c’era di buono alla Juventus. Il selezionato dell’Under 21 di allora mi dice che alla Cattolica di Firenze c’era un ragazzino formidabile, con il fratello che giocava già alla Juventus. Io allora mi informo, il fratello non mi piaceva, era lento. Poi vado a vedere Paolino Rossi e mi aveva entusiasmato. Parlo con il capo del settore giovanile, che allora ero un principiante, e gli dico che volevo portare in prova un ragazzino di quell’età, aveva 18 anni. Il dramma è venuto fuori quando dovevo portare a Torino Paolino e riportare a casa il fratello. La mamma non voleva, poi alla fine mi han dato ragione».

PALLADINO – «Lasciatemelo stare, che è stato un giocatore mio ed è uno che vale. È un giovane che vale molto. Guarda caso, dei miei giocatori, trovi quelli che han giocato con me che sono i migliori allenatori. Deschamps, Zidane, Antonio Conte, Gasperini. Son cresciuti tutti con me, qualcosa di buono gli abbiamo insegnato alla Juventus».

ALLENATORI ALLA JUVE «Ho avuto tre allenatori alla Juve. Lippi e Capello, due simboli, e Carlo Ancelotti. Ancelotti era un po’ diverso dagli altri due. Doveva essere aiutato in modo particolare. Se Ancelotti deve a me una parte della gloria, sono contento di averlo fatto. Carlo ha fatto dei buoni campionati: una volta 72 e una 73. Poi dopo si è trovato il disastro del Curi, la tempesta su quel campo e ha perso immeritatamente. Io ho continuato a sostenerlo perché era giovane. Poi quando ho deciso di riprendere Lippi ho fatto un contratto di un anno ad Ancelotti. Ho trovato il Galatasaray, che poteva prenderlo e li ho incontrati a Parma. Nel frattempo mi ha chiamato Berlusconi che lo voleva al Milan. Mi disse ‘Fallo venire a Milano da me che gli faccio firmare il contratto’. È un bravo ragazzo, dà soddisfazione poterlo aiutare».

LUKAKU – «Giocatore fenomenale perché con Conte aveva delle caratteristiche coerenti con il suo gioco: un contesto eccezionale dove aveva Hakimi dietro e la squadra giocava di rimessa. Oggi fa fatica visto che è in una situazione tattica dove deve fare gioco».

RAIOLA E IBRAHIMOVIC «L’ho conosciuto bene. Quando ho preso Ibrahimovic, devi stare attento quando prendi uno straniero perché devi sapere se è mentalmente pronto per fare il calciatore o ti dà fastidi per dichiarazioni e gossip. Per 3 mesi, prima di fare un discorso con Ibrahimovic, sono andato ad Amsterdam. Tutti dicevano che non sapeva tirare in porta, io per 3 mesi una volta a settimana andavo ad Amsterdam a vederlo. È una persona eccezionale, non avete mai sentito gossip su di lui. Era anche un giocoliere, ma dai 30 metri fa secco il portiere. Di testa era insuperabile, era il contrario di quello che tutti dicevano».

CALCIOPOLI – «Ho sentito qualcosa dentro. L’attività mia era fondata sul far giocare bene le squadre, non c’era bisogno di comprare arbitri. A Berlino nel 2006, nel Mondiale, c’erano 6 giocatori. Nell’altra squadra che competeva con noi c’era Thuram, Deschamps, Zidane. Sembrava Juve A Juve B a Villar Perosa. Durante la mia attività alla Juventus ho ricevuto una lettera da Palermo, non ho dato tanta importanza. Era una donna, c’erano anche quelle che cercavano pubblicità. Poi dopo 2/3 anni mi è venuta voglia di sapere cosa voleva dirmi. È arrivata una signora di 80 anni, mi disse che qualche tempo fa aveva sognato un gregge di pecore. C’era un pastore e mi ha apparso la figura di Padre Pio, che disse ‘Dì a Moggi che gli voglio bene’. Questa cosa mi ha talmente emozionato che non hai idea. Suicidio? Ho pensato di tutto. Ho passato i primi tempi molto brutti ma la fede mi ha aiutato».

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